Se il cielo, per un giorno, fosse vuoto

Se il cielo, per un giorno, fosse vuoto Revocato il primo sciopero mondiale dei piloti dell'aviazione civile Se il cielo, per un giorno, fosse vuoto Sono intervenute all'ultimo momento decisioni contrarie, domani il cielo non sarà vuoto. Credo che uno sciopero a livello mondiale non sia mai avvenuto prima d'oggi, e la notizia aveva qualcosa di esaltante. Slamo abituati alle agitazioni di settore, alle rivendicazioni corporative (e anche questa dei piloti civili certamente lo è) ma eseguita su scala mondiale la protesta mi sembrava in qualche modo grandiosa. I motivi sono noti. Dopo l'ucclslo.ie del comandante Schumann, che ha pagato con la vita un gesto di ribellione al terroristi, non soltanto i suoi collnghi tedeschi ma tutti i piloti del rr-ndo avevano deciso di incrociare le braccia fin quando non saranno prese misure più drastiche contro il pericolo dei dirottamenti. Dunque, questa non era un'altra - aquila selvaggia », destinata come in passato a gettare lo scompiglio negli aeroporti, ma un arto esemplare, con conseguenze da dibattere all'Onu. Abbiamo sempre visto i piloti di linea (cosi aitanti, abbronzati, irreprensibili nell'uniforme) come una categoria privilegiata, i loro scioperi erano impopolari. Da qualche tempo invece, e Mogadiscio è solo l'ultimo episodio, sappiamo che la loro professione è diventata tra le più rischiose. Non solo piloti di linea, ma combattenti in prima linea contro l'invisibile nemico del terrorismo. Un tempo il fascino dell'arma azzurra era riserva di caccia dei militari. Nei suoi celebri romanzi-rosa Liala Immortalava questi eroi alati che sapevano, nell'abbraccio, « di colonia e cuoio grasso ». Ricordo persino un titolo: ■ Fiaccanuvole ». Sarebbe stato impensabile assumere come protagonista un pilota civile, come farà trent'anni dopo l'autore di » Airport ». Non c'era rischio, non c'era emozione. Per l'equipaggio di un Boeing, invece, il nemico non è più solamente lo stress o la nebbia, ma un passeggero qualunque che ti punta la pistola alla tempia. L'esperienza di un dirottamento credo equivalga, per un comandante, a quelle finte fucilazioni che sono spesso l'anticamera dell'esecuzione vera e propria. Anzi è straordinario notare, come succede in questi casi, che la perizia di un pilota si raddoppia e si triplica nelle varie fasi del sequestro. Aerei che non decollerebbero in condizioni normali compiono balzi incredibili, attcrraggi d'emergenza (come ad Aden nell'ultimo tragico episodio) grazie a un istinto di conservazione miracoloso. Bimane misterioso per II profano come si possa fare scalo in aeroporti mai visti prima, improvvisare rotte sconosciute e piani di volo, a volte con scarso combustibile o con un carrello in avaria. Infine oilotare tranquillamente sotto la minaccia di una Marinimi dietro la nuca. Cose ormai di tutti i giorni. Insomma, scavalcare un oceano è diventato avventuroso come al tempi di Lindbergh, ma per altre ragioni. Del resto il cliché del barbuto ufficiale in blu, lupo del cieli e sterminatore di hostess, è un po' cambiato dagli Anni Cinquanta. Quando il mestiere di hostess (non ancora divenute cameriere d'alta quota) era il più ambito dalle signorine di buona famiglia. Quando si mostrava al passeggeri di un Milano-Roma come indossare II lifevest (che ancora oggi si trova ■ under your seat ») In caso di ammaraggio nel Tirreno. Quando, infine, si p-.ssava la domenica sullo terrazze degli aeroporti a veder scendere la gente dagli autobus, gente che, si dicova, pasteggiava a bordo con champagne. Quell'epoca fatua e romantica dell'aviazione civile è tramontata. Uno sbrigativo « benvenuti a bordo dell'aeromobile » è tutto quanto rimane dell' etichetta aeronautica. Abbiamo Imparato ad allacciarci le cinture, a tenere II cucchiaino nella tazza per stabilizzare la bevanda, a stare zitti attraversando I temporali, e persino ad aspettare pazientemente il decollo, Inchiodati per un'ora al sedile, nel caldo soffocante di una pista. Impareremo come si disarma un terrorista? La Federazione internazionale del piloti (che ha sede a Hong Kong come In un film di James Bond, bionde platinate e revolver nella giarrettiera) dice che questo è compito dei governi. In effetti nes¬ suno pretende che un ufficiale (sebbene l'invenzione del pilota-automatico lo abbia trasformato un po' in manovratore di filobus) tralasci lo studio delle correnti per perfezionarsi nel judo. Però qualcuno ha esagerato. Gli inglesi, ad esempio, che nella associazione sindacale (forte di 55 mila aderenti) sono i secondi per numero dopo gli americani, hanno chiesto che la sanzione prevista d'ora in avanti per i dirottatori sia l'impiccagione. A parte il ricorso alla pena di morte, sempre discutibile, non vedo come potrebbe trattenere dei kamikaze decisi a tutto. Altri sostengono invece che per stroncare la piaga dei dirottamenti sarebbe sufficiente adottare lo stesso sistema di controllo scientifico dei passeggeri a terra In uso all'aeroporto di Tel Aviv, visto che I nostri comuni detector lasciano a desiderare in quanto a perfezione. Possiamo però Immaginare le conseguenze, cioè l'obbligo di presentarsi al check-in almeno due ore prima del decollo. Come dire, invitare la gente a prendere II treno. Che siano, i dirottatori, finanziati dalle ferrovie? Dio mio, com'è caduto in basso quel « blu dipinto di blu » che sembrava l'insegna della felicità. Intanto, se fosse avvenuto questo internatlonal strlke anche coi piloti d'oltrecortina, avremmo potuto rallegrarci di un fatto: il ritorno degli uccelli, per un giorno, signori Incontrastati del cielo. Carlo Castellaneta

Persone citate: Carlo Castellaneta, James Bond, Lindbergh, Schumann

Luoghi citati: Aden, Hong Kong, Milano, Mogadiscio, Roma, Tel Aviv