Due coraggiose donne irlandesi combattono partiti e terrorismo

Due coraggiose donne irlandesi combattono partiti e terrorismo Intervista con Betty Williams, premio Nobel per la pace Due coraggiose donne irlandesi combattono partiti e terrorismo (Dal nostro inviato speciale) Belfast, 23 ottobre. Nel quadro di una situazione che viene considerata « relativamente tranquilla », Belfast la scorsa settimana ha registrato l'esplosione dì due bombe in case private (molti danni, qualche ferito, nessun morto), l'uccisione per strada di due poliziotti che sono stati raggiunti alla nuca da colpi, ravvicinati, di pistola per mano di due giovani non identificati, l'assassinio di un taxista ritenuto una spìa della polizia militare, il rinvenimento di tre bombe in altrettanti contenitori metallici per la distribuzione del latte in città. Otto anni di guerra sono lunghi. Ne bastano meno per abituarsi. Belfast è devastata, grigia, lugubre, irriconoscibile per chi, come noi, l'aveva conosciuta dodici anni prima. Più che una guerra, cui è impressa l'etichetta religiosa (ma con chiari sfondi economici), questa sembra una faida mafiosa, i cattolici di qua, i protestanti di là. Una cate¬ na di vendette, di morti, di attentati, di atrocità. C'è chi ha interesse a mantenere attiva quella che viene ritenuta « la polveriera rivoluzionaria dell'Europa ». L'ultima a piangere è stata una donna, Betty Williams, fino a quindici mesi fa massaia di professione. Proprio quindici mesi fa, mentre era in casa, ha avvertito spari e urla nella strada sottostante. E' accorsa in tempo per vedere l'auto di un presunto terrorista dell'Ira, colpito dai fucili della polizia, sbandare e schiacciare davanti ad un negozio tre bambini, uccidendoli. Betty Williams è corsa in strada urlando: «Basta!». E dietro a quel «Basta!» si sono allineati, riuniti, prima in corteo, poi nelle piazze, nelle assemblee altre donne, uomini, cattolici e protestanti, è nato «The Peace Movement», il movimento della pace. Accanto a Betty Williams s'è schierata in prima linea Mairead Corrigan, ex segretaria, cognata della donna cui sono stati uccisi i tre bambini. A loro, è notizia dell'll ottobre scorso, è stato riconosciuto il Premio Nobel per la Pace edizione 1976. Nella sede del Peace Movement, al 224 di Lisburn Road, ho incontrato Mairead Corrigan, 32 anni, nubile. La signora Williams era a Londra, ormai impegnata, come la Corrigan, in riunioni, conferenze incontri, viaggi. «Io parlo anche a nome di Betty Williams — precisa — e le dico che non ce lo aspettavamo, perché forse lo meritano altre donne prima di noi il premio Nobel per la Pace. In India, in Sud America, c'è chi lotta senza il conforto di tanta pubblicità per la stessa causa. Sono missionari che non possiamo, non dobbiamo dimenticare. Lei mi chiede se questo premio servirà alla nostra causa nell'Irlanda del Nord. Io penso di sì, perché più che noi serve ad incoraggiare la gente di Belfast, la gente dell'Ulster. Senza un po' di coraggio non possiamo andare avanti». Chi ci accompagna riferisce che dal giorno in cui hanno fondato «The Peace Movement» Betty e Mairead sono state oggetto di aggressioni, di minacce, per strada, in casa, hanno rischiato di saltare su una bomba, sono sfuggite ad un attentato, ma non hanno voluto che se ne parlasse e miss Corrigan non ne parla neppure a noi. Però quando allude al coraggio è chiaro che il pensiero corre anche al ricordo di questi attentati, queste aggressioni, più o meno recenti. « Il modo con cui vogliamo risolvere i problemi dell'Ulster — continua, dopo aver sorbito una tazza di caffè — deve costituire una piattaforma mondiale per risolvere altri problemi simili nel mondo, che oggi è troppo violento e che non ragiona più. Noi chiediamo di porre fine alla violenza e in questa lotta occorre l'appoggio dei partiti politici. Bisogna cercare un'alternativa al sistema politico. A Belfast i cattolici votano per i cattolici, i protestanti per i protestanti, senza badare agli uomini, al partito che essi rappresentano. Questo noi non vogliamo, perché ciò facilita il caos. Lo so che è molto duro riunire, far convivere al Governo gli uni e gli altri, ma fino a quando i cittadini accetteranno differenze di religione nella scelta, fino a quando non avranno il coraggio di superare questa barriera, non sarà possibile porre fine alla guerra. E' cattolica, come Betty, ma neppure questo le interessa che si sappia, perché è una bandiera che non vogliono idealmente esporre dalla finestra di Lisburn Road, altrimenti attirerebbero troppi cattolici e allontanerebbero protestanti. Di protestanti nelle fila del movimento ce ne sono molti, perfettamente d'accordo con i cattolici sulla strategia politica da seguire per arrivare alla pace nell'Ulster. Mairead dice: « Non è sufficiente, rispondo a quanto mi chiedeva all'inizio, la parola "Basta!" per porre fine ad una guerra, ma è un inizio. Londra a Dublino possono aiutarci, però sia Londra che Dublino non possono imporre le loro soluzioni per l'Irlanda del Nord». Franco Costa

Persone citate: Betty Williams, Franco Costa, Peace