Dalla scomunica al nuovo dialogo di Giuseppe Galasso

Dalla scomunica al nuovo dialogo I rapporti difficili tra Chiesa e pei Dalla scomunica al nuovo dialogo \ All'indomani della liberazione di Roma, il 6 giugno 1944, ricorda Jemolo, comunisti e socialisti erano accorsi in massa in piazza San Pietro per una manifestazione di gratitudine a Pio XII e allora « forse per la prima ed ultima volta si erano viste le bandiere rosse con la falce ed il martello agitarsi in segno di saluto verso la finestra del Papa». Proprio quel Papa doveva diventare, anzi, negli anI ni seguenti l'antesignano di una vera e propria crociata anticomunista e, a sua volta, il bersaglio preferito e il simbolo più frequente dell'oggetto dell'opposta azione di sinistra. ★ * Il pei, in quanto partito, fu per la verità assai più cauto di quanto non lo fossero molti dei suoi comizianti, dei suoi pubblicisti e, in particolare, dei suoi simpatizzanti I intellettuali. I lavori della Costituente furono marcati da un grande sforzo comunista di tenere in piedi il discorso col mondo cattolico, a costo di accendere nell'ambito laico discussioni e timori, che sono pressappoco gli stessi sentiti negli ultimi anni quando si è parlato di «compromesso storico». I comunisti votarono perciò l'art. 7 della Costituzione, che inseriva in essa il peso dei Patti Lateranensi nel 1929; e votarono anche altre disposizioni, meno ricordate, ma non meno significative, come quelle dell'art. 33 sull'ordinamento scolastico, che rispondevano alle posizioni e agli interessi graditi alla Chiesa. Ciò non tolse che nel luglio 1949 Pio XII procedesse addirittura alla scomunica dei comunisti, sancendo l'esistenza di un fossato, le cui ultime conseguenze possibili si videro quando dal Vaticano uscì ,la P™150!1*' fa"a Portare avanti da Sturzo, di una grande alleanza dei partiti non comunisti, compresi msi e monarchici, che nelle elezioni amministrative del 1952 allontanasse ogni pericolo di un sindaco comunista a Roma, vista non tanto come capitale dello Stato italiano quanto come città del Papa. ★ * Gli anni seguenti furono di grande gelo, acuito dalle pre- se di posizione vaticane e comuniste sui fatti di Polonia, di Ungheria e di Germania e sulla parte da attribuirsi in essi alla Chiesa. Un disgelo si profilò solo con Giovanni XXIII. Il Papa del Concilio distingueva tra l'errore (la teoria comunista) e l'errante (i militanti comunisti). Inoltre, non esitò a ricevere in Vaticano il genero di Kruscev. Lo scandalo dei benpensanti e dei tradizionalisti fu forte. Il linguaggio non solo del pei, ma anche quello dei suoi vari livelli collaterali o dei suoi amici, ebbe una svolta brusca, per quanto sapientemente dissimulata e abilmente diluita nel tempo. L'episodio del vescovo di Prato, mons. Fiordelli, che nel 1956 aveva attaccato pubblicamente come concubini i coniugi Bellandi, sposatisi soltanto in municipio fu, con i suoi strascichi giudiziari, l'ultimo a vedere le fiammate delle vecchie polemiche sul clericalismo. * ★ Il pontificato di Paolo VI doveva ben presto spegnere le impressioni di una rapida, totale e inarrestabile intesa tra Vaticano e Botteghe Oscure; ma doveva anche avviare su basi più realistiche, concrete e durature la realizzazione di quanto di più nuovo c'era stato nella svolta giovannea. Così è potuto accadere che, tra momenti di grande scontro e altri di grande dialogo (la consultazione parallela di «Civiltà Cattolica» e di «Rinascita» li documenta in maniera evidente), il dialogo Chiesa-pci si facesse sempre più fitto. Perfino gli scontri sul divorzio e sull'aborto non lo hanno incrinato più del minimo inevitabile. Ma, forse, una prova del fuoco ancor più difficile è stata rappresentata dall'avvento al potere delle numerose giunte di sinistra dopo il 15 giugno 1975: la politica di queste giunte in materia di assistenza e di scuola ha costituito una risposta altrettanto rassicurante per la controparte cattolica di quanto lo è stata per i laici la disponibilità ripetutamente manifestata dal Vaticano, con Paolo VI, ad accettare una revisione negoziata del Concordato. Anche in questi anni il commento ai fatti dell'Europa Orientale, nell'assenza dei grandi scontri di allora, e nel frequente parallelismo della riprovazione espressa dall'uno e dall'altro interlocutore, attestava la temperatura effettiva del discorso in atto tra Vaticano e Botteghe Oscure. ★ + Da ultimo, la lettera di Berlinguer a monsignor Bettazzi e il seguito che se ne è avuto. Inizio di una fase nuova? Forse, piuttosto epilogo chiarificatore di sviluppi che negli ultimi anni si sono intensificati. Uno dei loro significati potrebbe essere ravvisato nella dimostrazione che il canale democristiano è ben lontano dall'esaurire in sé la volontà, le forme e le possibilità di presenza vaticana in Italia. Sarebbe, dunque, dimostrazione di qualcosa che si è sempre saputo. Giuseppe Galasso

Luoghi citati: Europa Orientale, Germania, Italia, Polonia, Roma, Ungheria, Vaticano