Benelli: no a Berlinguer
Benelli: no a Berlinguer Benelli: no a Berlinguer (Segue dalla 1' pagina) esattamente sta dietro la legge 382. C'è un'idea collettivista totalitaria ». E lamenta che, malgrado « inviti autorevoli, molto autorevoli a rimanere calmi » perché per le istituzioni cattoliche « tutto si sarebbe aggiustato... ora veniamo a sapere da voci molto autorevoli (evidentemente il documento Berlinguer n.d.r.) che le Misericordie con oltre un milione di soci devono rassegnarsi a scomparire, perché 10 Stato non può rinunciare a compiere le proprie funzioni » (è la motivazione addotta da Berlinguer). « Quale Stato? » domanda Benelli. E risponde: « Non certo quello che emerge dalla Costituzione che ammette in pieno il vero pluralismo, 11 ruolo degli organi intermedi, l'iniziativa privata. Ma uno Stato che si ritiene in dovere di soffocare qualsiasi intervento dell'iniziativa privata come in opposizione alle proprie funzioni: è lo Stato collettivo, è lo Stato totalitario, marxista. Stato la cui instaurazione si arriva addirittura a dare per scontata », postilla il porporato, riferendosi alla lettera di Berlinguer. La legge 382 contiene, secondo Benelli « un'idea collettivista, totalitaria ». Perciò: « Come si può pretendere che i cristiani possano dare il loro consenso libero a un provvedimento espressione di un piano che va direttamente contro i princìpi cristiani? ». Questa frase riguarda solo in parte il « piano », attribuito dal cardinale a Berlinguer; ma riguarda soprattutto una legge approvata dal Parlamento italiano, con l'apporto decisivo della stessa de che, ora, deve fare i conti con la richiesta esplicita di irrigidimento da parte della Chiesa. Benelli ha testualmente concluso: « Una cosa è il dovere di collaborare per il be¬ ne comune e altra è il dove-re di collaborare per l'instau razione di uno Stato socialista totalitario. Per il primo tipo di collaborazione c'è l'assicurazione formale, categorica della più grande lealtà dei cristiani. Ma non ci può essere assolutamente per il secondo tipo di collaborazione». A parte le accennate complicazioni politiche che si possono prevedere, il pesante intervento del card. Benelli sembra preannunciare un rifiuto da parte dell'episcopato italiano di valutare le novità innegabili — e riconosciute dalla stessa de e da esperti ecclesiastici e cattolici — introdotte dalla lettera di Berlinguer che nega un « credo ideologico » e ateo per il pei come partito e interpreta il marxismo come « grande, vivente lezione » da utilizzare in modo critico e non dogmatico. Con questa formula dà un'interpretazione riduttiva dell'art. 5 dello statuto del pei, sulla cui base ogni militante deve approfondire «il marxismo-leninismo» (dice la norma statutaria, ma Berlinguer non parla mai di leninismo) e applicarne l'insegnamento nella soluzione dei problemi concreti. Il Consiglio permanente dell'episcopato formato da trenta cardinali e arcivescovi, dovrebbe occuparsi del documento Berlinguer il 21 novembre, se la riunione non sarà anticipata, come appare possibile. La risposta fondamentale dei vescovi riguarda non tanto la 382, quanto l'inconciliabilità o meno per un cristiano di iscriversi al pei o di votarlo, inconciliabilità sinora motivata con la filosofia atea del pei a sostegno dell'unità politica dei cattolici attorno alla de. Ora che questo partito respinge l'ateismo come proprio « credo ideologico », che cosa risponderà l'episcopato oltre la frase generica del card. Benelli: « J princìpi cristiani non si ac- 1 cordano né mai potranno ac¬ cordarsi con i princìpi marxisti »? Anche nella Chiesa, nel Sinodo e, in parte, fra i vescovi italiani emergono divergenze in questa decisiva materia. Lamberto Fumo
Persone citate: Berlinguer, Lamberto Fumo
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