I tecnici: Tutto come prima!

I tecnici: Tutto come prima! I tecnici: Tutto come prima! Il parere è pressoché generale: non cambierà nulla. Le strade italiane saranno percorse a velocità meno «sfrenate» (a sfrenarsi era tuttavia una minoranza e non obbligatoriamente al volante di «super-potenti»), il traffico subirà un rallentamento, però l'aspetto disciplinare resterà più o meno lo stesso. Cioè continuerà a regnare l'indisciplina soprattutto nei centri urbani dove le statistiche degli incidenti individuano la maggiore pericolosità. Non spariranno con un colpo di bacchetta magica gli ansiosi del sorpasso, i menefreghisti della precedenza, gli ignoranti (reali o ad arte) della segnaletica stradale. Un fatto è accertato: se i guidatori italiani alzano il piede dall'acceleratore non è per convinzione propria o perché costretti dal divieto; i loro slanci velocistici sono frenati soprattutto dalla paura delle gravose sanzioni pecuniarie, già scattate prima della stessa legge riguardante i limiti. Poiché sono le critiche di fondo alla nuova legislazione, vi sono tuttavia delle osservazioni giuste e non trascurabili. Premesso che la velocità è una delle principali cause del pesante bilancio di vite umane che caratterizzano la circolarazione stradale, e le statistiche lo confermano, la velocità è responsabile di molti incìdenti al pari del sorpasso. Appare perciò eccessiva la differenza di valutazione: le 100 mila e 150 mila lire dì ammenda per colui che va troppo forte sono tante se rapportate alla penalità prevista per chi sorpassa, quando la manovra è espressamente vietata oppure viene effettuata in curva (da 20 mila a 50 mila lire). C'è però da dire che i: sorpasso è punibile anche con l'arresto sino a tre mesi. Poco o nulla cambierà anche nel quadro generale del mercato dell'automobile. I costruttori avevano previsto la legge e in alcuni casi anticipata, perché inevitabile era l'allineamento con altri Paesi europei. La stessa limitazione a novanta orari imposta alle vetture con cilindrata sino a 500 ce è stata varata con l'evidente muto consenso dell'industria. Nonostante la presenza sulle strade italiane di circa due milioni di «cinquecento», la produzione delle super-utilitarie è ormai ristretta a pochi modelli. Né provocano gravi danni commerciali i 100 orari previsti per le macchine da 501 a 800 ce, alle quali l'autostrada concede i 110. Dannosa, oltre che caotica, potrebbe invece rivelarsi una retrocessione in «Serie B» di tutte le vetture sino a 1000 ce. Per dimostrare l'assurdità di questa paventata discriminazione è stato citato il caso della «127» (da anni l'auto più venduta in Europa) che la Fiat offre con due motori, da 903 e 1049 ce. La stessa vettura, con i medesimi dispositivi di sicurezza, con scocca, tenuta di strada ed efficacia frenante identici po¬ trebbe tranquillamente mar ciare a 130 all'ora con il mo- tore maggiore, mentre diver- rebbe improvvisamente insicura, quindi costretta a sottostare ad un limite notevolmente più basso, se dotata del motore di minor cilindrata. Il concetto di valutazione era e resta uno soltanto: l'automobile deve muoversi entro i limiti di sicurezza por i quali è stata costruita.. L'industria ha accentuati i carat- teri di questa filosofia costruttiva; oggi, anziché approfondire le punte di velocità, ha valorizzato altri aspetti dell'automobile: durata, consumo, confort e, naturalmente, ripresa, indispensabile nel sorpasso. E le grandi macchine, i cosiddetti bolidi della strada? Il loro mercato è stato penalizzato da tempo e non sarà certo il limite di velocità a farlo sparire o a ridurlo al lumicino. Il primo colpo glielo ha dato la crisi energetica, il secondo la fiscalità, retaggio cronico dell'automobile, l'ultimo l'inflazione, che ha inciso anche nel portafoglio delle fasce più alte. Alla fine del '75, secondo dati Aci le vetture oltre 3 litri in circolazione in Italia erano circa centomila ed il parco, nel '76 e quest'anno, non dovrebbe essere cresciuto sensibilmente. Nonostante tutto le automobili veloci continueranno ad essere costruite. Ribattendo ad una tesi opposta, un acuto osservatore dei fatti dell'automobile ha detto che esse rappresentano arche un simbolo: «chi le possiede, ha precisato, le usa come un biglietto da visita». Al di là di questa giusta valutazione di costume la macchina super-potente offrirà a particolari clienti quella sicurezza e quella comodità che altre vetture, a loro avvi- i SOi non garantiscono, ' 1 Fulvio Cinti In sostanza, pur essendo costretti ad alzare il piede dall'acceleratore, gli italiani non muteranno sostanzialmente il loro rapporto con l'automobile, né alterata risulterà pertanto la situazione .sulle strade, soprattutto se la tolleranza avrà maniche più larghe del previsto e delle intenzioni dei legislatori.

Persone citate: Fulvio Cinti

Luoghi citati: Europa, Italia