La lunga strategia nera di Silvana Mazzocchi

La lunga strategia nera IL FASCISMO SEMBRAVA ASSOPITO, ORA TORNA AD UCCIDERE La lunga strategia nera Mafia dei sequestri, spaccio della droga: l'estrema destra ha "tessuto" nell'ombra, in questi ultimi anni, una trama di collegamenti con la malavita comune - Ora, fallita la politica del "doppiopetto", è uscita allo scoperto la linea della violenza aperta, delle aggressioni e degli omicidi - Le riunioni dei "duri" del movimento sociale a Sperlonga e a Borgo Bainsizza Roma, 9 ottobre. Il fascismo sembrava assopito, confinato, svilito dai fermenti politici più che mai vivi nel Paese: dal problema della disoccupazione giovanile, dai temi del femminismo, dallo scontro ideologico spesso anche duro in atto tra masse dì studenti e di emarginati, invaghiti dalla nuova teoria dei bisogni e la logica a lunga scadenza della via italiana al comunismo del pei. Invece i fascisti sono tornati ad uccidere, a recitare la parte dei protagonisti vigliacchi nelle piazze, dinanzi alle scuole, nei quartieri e ad occupare il ruolo di manovali compiacenti nel sodalizio tra mafia e criminalità comune. Il loro silenzio era solo una pausa, dedicata all' organizzazione e al complotto. L'assassinio di Walter Rossi è stato la conferma di questo ritorno d'impegno fascista nella strategia della violenza; la prova della saldatura esìstente da sempre all'interno del msi, tra i fautori della linea perbenista del doppiopetto e quella « combattente » dei «falchi ». Il revival dello squadrismo ha dimostrato che non uccidono solo i « commandos » clandestini di estremisti che firmano le bombe o i delitti come quello del giudice Vittorio Oc- corsio, rivendicato da « Ordine nuovo », ma che ammazzano anche i missini ufficiali, quelli che in tasca hanno la tessera di un partito che occupa un posto in Parlamento. E' questo il senso della recrudescenza fascista che stiamo vivendo, il salto di qualità che il disegno eversivo cerca di imporre. I fascisti non uccidevano dal 28 maggio dello scorso anno, quando durante un raid missino a Sezze, un paese dell'Agro Pontino, dopo un comizio tenuto dal deputato Sandro Saccucci, fu assassinato con un colpo di pistola Luigi Di Rosa, giovane militante della Fgci. Il processo per l'omicidio non è stato ancora fissato e l'in- chiesta naviga in alto mare; dell'uccisione di Di Rosa, ri- sponde solo un missino mezzo cieco, grande ammiratore dell'era nazista: Pietro Allatta. In compenso Saccucci, da tempo latitante ottenne alle elezioni successive all'episodio, ben 33 mila preferenze rastrellate nel Lazio tra i sostenitori della linea violenta all'interno del msi, un'anima sempre viva e vincente nelle fila fasciste. Da allora c'erano state le abituali azioni squadristiche, i pestaggi, il ferimento di qualche studente nelle università. Soprattutto però questi mesi sono serviti ai « falchi » per contarsi e organizzarsi intorno alle frange più dure del msi. Un punto di riferimento importante è la corrente di Pino Rauti « Linea futura », da sempre alla destra del partito, ma fuori di esso « Lotta popolare », il gruppo nato lo scorso anno, ha raccolto simpatie in oltre metà delle sezioni missine romane. Le riunioni segretissime che gli aderenti alla linea dura del msi hanno tenuto dal 23 al 25 settembre in due diverse località del Lazio, a Sperlonga e a Borgo Bainsizza, sono state la loro prova generale. Erano i giorni del convegno studentesco di Bologna; il timore di un grave incidente serpeggiava nell'aria e non sembra casuale che alcune centinaia di missini si siano mobilitati proprio contemporaneamente all'incontro di Bologna. Di fatto, il ferimento di Elena Paccinelli e Paola Carmignani furono immediatamente successivi e la violenza omicida culminò con l'uccisione di Walter Rossi. Di salto di qualità nella strategia fascista parla Paolo Bufalini della segreteria del pei in un articolo comparso sul settimanale del partito comunista, « Rinascita ». Bufalini attribuisce al fallimento della politica missina del doppio binario il crescendo di aggressioni che si sono susseguite a Roma e da molti il suo intervento è stato letto come il segno della maggiore elasticità del pei rispetto alla proposta di scioglimento del msi, finora sostenuta solo dai socialisti e da « democrazia proletaria » e al centro di innumerevoli polemiche da parte del partito di Berlinguer. Questa presa di posizione conferma la grande attenzione che il pei sta dedicando ai problemi giovanili, compreso quello dell'« estremismo » e un maggior discernimento riguardo alla definizione di « violenza fascista ». In un colloquio con la giornalista Miriam Mafai, pubblicato su «La Repubblica», Bufalini ha affermato che « è la violenza di destra che innesca una vera e propria spirale, perché alle azioni degli uni fanno da contrappunto le azioni violente di segno opposto ». Per stroncare questa situazione, secondo Bufalini, è necessario innanzi tutto stroncare la violenza fascista. Ma come? Il msi è stato messo ufficialmente sotto acctisa dal ministro dell'Interno Cossiga, che al Senato lo ha indicato come il responsabile di quanto accaduto di recente non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello giuridico. Ciò potrebbe portare la magistratura ad operare radicalmente su due fronti: da una parte nel cercare di individuare le possibili responsabilità dei dirigenti del msi nell'omicidio di Walter Rossi, dall'altra nel mettere realmente nell'impossibilità di agire, ancora, tutti quei fascisti pluridenuncìati dai comitati di quartiere e dalla polizia come gli artefici delle continue aggressioni subite da studenti e militanti comunisti. Lo stesso ufficio politico, finora non sempre super efficiente, è arrivato a presentare alla procura romana un dossier nel quale denuncia quaranta missini per ricostituzione del partito fascista e propone il confino per alcuni di loro. Altri dati servono a provare come certe sezioni del msi di Roma siano da considerarsi più « covi » eversivi che sedi di un partito costituzionale. Polizia e magistratura del resto non s'imbattono nei fascisti solo nel trattare vi- cende politiche. C'è un ca pitolo a parte drammatico e tragico insieme che prova quanto stretti siano i lega- mi tra i neri e la criminalità. Fascisti molto conosciuti a Roma compaiono nelle liste degli spacciatori di eroina, così come è provato che spesso i picchiatori vengono reclutati tra i sottoproletari delle sezioni di periferia che si vendono per ottenere una dose della droga di cui sono vittime. Al di là di questi rapporti casuali però, esiste una stretta connivenza tra fascisti e l'« anonima sequestri » che, pur operando spesso al Nord, si serve di elementi immigrati, usciti dalle file della nuova mafia calabrese. Pierluigi Concutelli, il killer che avrebbe ucciso Occorsio, fu arrestato nel febbraio scorso a Roma, in un appartamento dove furono trovati undici milioni appena riscossi dal bandito Renato Vallanzasca per il rapimento di Emanuela Trapani. A Palmi, la magistratura ha emesso un ordine di cattura per Placido Morgante di Seminara iscritto al Fuan, l'organizzazione missina che opera nell'università. Sarebbe stato il sadico «medico» che ha tagliato l'orecchio a Giuseppe Luppino, il giovane liberato dopo essere stato mutilato, per ottenere al più presto un riscatto più ricco. A Taranto infine, è in corso un processo che è la conferma di quanto già det to. C'è un reo confesso: Luigi Martinesi, ex federale missino di Brindisi ed ex assistente del deputato Clemente Manco — ora nelle file della destra nazionale — che ha raccontato di aver rapito due anni fa il banchiere leccese Luigi Mariano, per finanziare un movimento politico. « Della banda faceva parte Pierluigi Concutelli ed i soldi erano destinati a riempire le casse di "Milizia rivoluzionaria " — ha detto il pubblico ministero, Giuseppe Lamanna, durante la prima udienza del processo — e non c'è dubbio che il sequestro di Mariano sia stato compiuto a questo fine ». Al gruppo appartenevano anche noti esponenti mafiosi calabresi, anche se sul banco degli I imputati sono finiti solo i I manovali. Accanto a loro c'è 1 Antonio Martinesi, « grand [ commis » di provincia, usa| to nelle Puglie per decine di campagne elettorali non ! sempre missine, ma spesso democristiane. Il collegamento con la criminalità frutta ai fascisti un'enorme quantità di soldi sporchi che, riciclati in Svizzera o a Londra (Scotland Yard ha recentemente scoperto l'attività di numerose banche fittizie e le ha chiuse) tornano puntualmente in Italia per finanziare la strategia neofascista. C'è da dire però che, troppo spesso, le azioni squadristiche sono firmate msi, il quale per esistere usufruisce del finanziamento pubblico ai partiti. Silvana Mazzocchi