I partiti di fronte alle cose concrete di Giovanni Trovati

I partiti di fronte alle cose concrete Dopo dibattiti e verifiche I partiti di fronte alle cose concrete I tre maggiori partiti hanno concluso il loro dibattito ed ora li si attende alla prova nell'attività del governo e del Parlamento. I nodi da sciogliere sono tali da mettere subito alla prova la volontà di rivitalizzare l'accordo a sei: equo canone, aborto, riforma della polizia e misure fiscali ed economiche per accrescere produzione e produttività senza ridurre per l'immediato, nell'attesa poi di aumentare, l'occupazione. Argomento dominante del comitato centrale socialista, del consiglio nazionale democristiano, del comitato centrale comunista è stato quello delle alleanze: argomento dichiarato per i socialisti e per i democristiani, mascherata, ma non tanto, per i comunisti dal tema «problemi della politica economica e della lotte sociali nell'attuale momento». Per i socialisti e per i democristiani voleva dire affrontare la questione comunista, vecchia per i primi, nuova per i secondi. I socialisti hanno denunciato un sofferto travaglio, come ha voluto precisare il segretario Craxi, al di là dell'ordine del giorno conclusivo che ha avuto un voto quasi unanime. Il psi dopo il 15 giugno 1975 (elezioni amministrative) ha condizionato la sua politica alla politica del pei ma la verifica lo ha indotto dopo due anni a ricercare un maggior spazio di manovra per non rischiare di essere un semplice «caudatario». La preoccupazione di non rimanere schiacciato è emersa chiara dal comitato centrale, non è emerso a sufficienza invece il modo di sfuggire ai perico- li di un rapporto di forza troppo sfavorevole. Mancini non ha escluso un ripensamento su vecchie alleanze, mentre Craxi (che pure ha un'origine di «autonomista», la corrente una volta considerata di destra, se ha senso una simile traduzione logistica) avverte che il psi non è libero di scegliere l'alleato perchè la sua base indica preferenze per la tradizionale sinistra. Per non perdere altri voti e per allargare l'area del consenso il partito sta attento agli umori del suo elettorato fedele e di quello potenziale. Reduce dall'esperienza del centro sinistra, il psi si lanciò nella prospettiva dell'alternativa a sinistra con il pei e senza la de: oggi vuole ancora privilegiare, nelle alleanze, il pei, ma preferisce parlare di «alternativa socialista». In questa ultima c'è una insistenza per un apporto proprio. I socialisti continuano a voler camminare insieme con i comunisti ma intanto si guardano attorno con attenzione. Il consiglio nazionale democristiano per la prima volta non ha escluso rapporti diversi con il pei. Ha affermato che non è proponibile oggi la domanda del «dopo», perché troppe sono le incognite. Ma l'aver lasciato impregiudicate tutte le ipotesi è un fatto nuovo (dal quale, beninteso, non discende necessariamente una nuova politica) se si ricorda che in precedenza era ferma la premessa di bloccare in ogni caso la strada che conducesse ad una più stretta alleanza con il pei. La democrazia cristiana non vuole apparire me; no attenta ai segni dei tempi di quanto si sta dimostrando, tra mille cautele, il sinodo dei vescovi. Il marxismo è una realtà attraverso un partito (il pei) che diventa sempre più forte e che si dichiara disposto a rivedere le sue posizioni ideologiche: non si può rispondere con un semplice ed ostinato no, perché è una posizione di difesa facilmente perdente. La prudenza ammonisce (e si va a cercare quanto è stato scritto e fatto) di accertare se i cambiamenti sono tattici o definitivi. L'intelligenza, nel senso ampio di conoscere, ricorda che la storia mai s si ripete, che nulla è immutabile nelle dottrine sociali e economiche. Il comitato centrale comunista ha posto il tema delle alleanze come scontato e il dibattito ha cercato di chiarire perché non c'è altra via. E' stato un dibattito «faticoso», per usare un aggettivo di Amendola, dove si è riconosciuto che la base è restìa all'alleanza con la de, anche solo nella forma dell'accordo a sei. Ancora Amendola ha ricordato che il dissenso può non essere esplicito: «La mancata approvazione di una linea» si esprime anche con «la mancata applicazione di questa linea». Affermazione che si completa con la frase di Barca: «La parola d'ordine "partito di governo e partito di lotta" viene troppo spesso intesa come somma di un vertice che partecipa al governo e base che dovrebbe lottare», lina volta fissata, la linea politica (con le conseguenti alleanze) va accettata e portata avanti, In questa proposizione c'è il riconoscimento che, se il programma procede adagio, il pei non può addebitare tutta la colpa alla de. Per i comunisti, attuare la linea di Berlinguer richiede in primo luogo convincere i lavoratori che occorre ridurre la protezione di chi è occupato per dare un'occupazione a chi è senza. La base operaia del nord e le confederazioni sono state accusate sottovoce, o a piena voce come da Amendola di difendere il passato anziché guidare la riconversione « on ciò che questa richiede: mutamenti, mobilità, riduzione dell'assenteismo, eccetera». La politica comunista, che va sotto il nome dell'austerità, è impopolare: il vertice lo sa e si preoccupa di mobilitare, convincendola, la base per realizzarla. E' una sfida che il partito si pone e che segna il passaggio dal ruolo di opposizione, «più facile e comodo» , come ha riconosciuto Longo, a una collocazione di governo, che pone problemi di «identità», come ha ancora detto Longo. Il pei oggi constata come sia dificile governare, perchè comporta scelte e ogni scelta dispiace sempre a qualcuno in quanto significa togliere per dare. Giovanni Trovati

Persone citate: Amendola, Berlinguer, Craxi, Longo, Mancini