A giudizio l'"Anonima sequestri,, romana Sono 38, mafiosi e gangster marsigliesi

A giudizio l'"Anonima sequestri,, romana Sono 38, mafiosi e gangster marsigliesi Due anni e mezzo di indagini in un fascicolo di 502 pagine A giudizio l'"Anonima sequestri,, romana Sono 38, mafiosi e gangster marsigliesi (Dalla redazione romana) Roma, 21 ottobre. Due anni e mezzo di indagini, 61 persone coinvolte, 38 rinviate a giudizio: il giudice istruttore Ferdinando Imposimato, al termine di una lunga istruttoria svolta in collaborazione con il pubblico ministero Domenico Sica, ha depositato, stamane, l'ordinanza di rinvio a giudizio dei responsabili dei rapimenti di Amedeo Ortolani, Alfredo Danesi, Angela Ziaco, Marina D'Alessio, Renato Filippini. Trentun persone, tra cui i principali esponenti della cosiddetta «anonima sequestri» romana, sono state considerate materialmente responsabili dei rapimenti e dovranno rispondere di reati che vanno dal sequestro di persona a scopo di estorsione alla detenzione di armi. Le altre sette sono state invece accusate di favoreggiamento nei riguardi di tutti i componenti della banda. La sentenza di rinvio a giudizio si compone di 502 cartelle dattiloscritte. Si tratta di una vera «panoramica» sull'attività criminale delibanonima sequestri», un'associa- zione per delinquere — come la definisce il magistrato — «sempre in grado di far fronte ad ogni eventualità, strutturata secondo i canoni della più agguerrita malavita internazionale, abilmente diretta da consumati delinquenti». A comparire in giudizio, quali presunti responsabili dei cinque sequestri avvenuti fra il '75 e il '76, saranno — fra gli altri — Albert Bergamelli, Jacques Berenguer, Maffeo Bellicini, Jacques Forcet, Antoine Bruno, Maurizio e Antonio Andreucci, Angela Arc-nica, l'avvocato Gianantonio Minghelli. Fra gli accusati di favoreggiamento, l'awocsto Paolo Vitale, Edda Fermi e Elisa Furciniti, che avrebbero favorito l'attività delittuosa della banda di italo-marsigliesi, aiutando la latitanza di alcuni o fornendo loro, in alcuni casi, le automobili necessarie per i rapimenti. Una parte dell'ordinanza è dedicata alla storia dell'«anonima sequestri», la cui prima apparizione a Roma risale al 1970, allorché nella capitale confluirono criminali francesi, tunisini, sudamericani. «La tecnica adottata dalla nuova associazione per delinquere — è detto nel documento — trasforma profondamente quella in uso presso la malavita locale, si rifa, infatti, ai modelli del gangsterismo francese e mafioso. E' nel '75 che l'attività della banda sfocia nei sequestri con la complicità di esponenti della delinquenza locale. L'anonima si differenzia dalla vecchia malavita perché è strutturata secondo canoni di fluidità, eccezionale mobilità e capacità operativa molto elastica che le consente di non lasciare traccia per un rapido svolgimento delle indagini». Dopo aver sottolineato gli stretti collegamenti esistenti fra gli affiliati, i continui contatti, le riunioni al vertice tenute in Italia, Tunisia, Francia, Svizzera, il magistrato rileva che la sede principale della banda resta sempre Roma. I vari associati, pur residenti in località diverse, sono sempre in contatto. «Dai loro continui viaggi, senza scopi logici; dalle comuni operazioni finanziarie, bancarie e immobiliari; dalle riunioni con partecipazione di autorevoli esponenti della consorteria — afferma il dottor Imposimato —; dal vertiginoso giro di assegni, riciclati; dagli improv- visi ed ingiustificati arricchimenti; dall'ingente quantitativo di armi di grosso calibro, dai collegamenti con i criminali di altri Stati; dal linguaggio a sottintesi usato nelle telefonate emerge la eccezionale pericolosità dell'associazione criminosa che è sfuggita per lungo tempo alle indagini». Il magistrato rifa minuziosamente la storia dei cinque rapimenti, dal sequestro ai contatti con le famiglie, alle indagini per individuare gli autori. Per il sequestro di Amedeo Ortolani, presidente della «Voxson», avvenuto il 10 giugno '75 e che fruttò oltre un miliardo di lire, devono essere giudicati i tre cervelli della banda — Berenguer, Bellicini, Bergamelli — e Andreucci, Bruno, Di Fulvio, Forcet, Furet, Rossi, Lunadei, i fratelli Pellegrinetti. 11 rapimento di Alfredo Danesi, figlio del «re del caffè», nell'ottobre dello stesso armo, fu invece eseguito da Andreucci, Bellicini, Bergamelli, Fausto Pellegrinetti, D'An¬ drea, Ditta, Cuozzo, l'avvocato Min?helli, considerato l'amministratore e il consulente legale della banda. Minghelli attualmente si trova in libertà provvisoria per motivi di salute. Vengono quindi esaminati i «casi» di Angelina Ziaco, la farmacista di Pomezia, aggredita mentre tornava a casa in compagnia della figlia, il 24 novembre '75; di Marina D'Alessio, figlia di un facoltoso edile romano, rapita nell'autorimessa della sua abitazione il 15 febbraio '76 e rilasciata un mese e mezzo dopo; del costruttore Renato Filippini sequestrato nel luglio '76. Come si ricorderà, il Filippini, una volta riacquistata la libertà dietro pagamento di alcune centinaia di milioni, fu accusato dal pubblico ministero, Giancarlo Armati, di simulazione. Di parere diverso fu il giudice istruttore Imposimato che, alla fine delle indagini, lo prosciolse da ogni accusa. Il sequestro di Filippini è stato addebitato all'«anonima». Roma. L'arresto di Bergamelli nel marzo '76 (Ap)

Luoghi citati: Francia, Italia, Pomezia, Roma, Svizzera, Tunisia