Per Donat-Cattin pm esportazioni di Mario Salvatorelli

Per Donat-Cattin pm esportazioni Convegno Cavalieri del Lavoro Per Donat-Cattin pm esportazioni Occorre anche alleggerire gli oneri sociali - Presenziava il presidente Leone Roma, 20 ottobre. Il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, ha partecipato questa mattina al Convegno nazionale per la civiltà del lavoro, consegnando le insegne dell'Ordine ai 25 nuovi cavalieri del lavoro, tra i quali Giovanni Agnelli e Leopoldo Pirelli. Il governo era rappresentato dal ministro dell'Industria, Carlo Donat-Cattin, che ha affermato la necessità di proseguire e ampliare nel 1978 la fiscalizzazione degli oneri sociali per consolidare i risultati già raggiunti nel riequilibrio della bilancia dei pagamenti (che già quest'anno si chiuderà con un attivo «di dimensioni non marginali»), nella lotta contro l'inflazione e nella difesa dei cambi della lira. Il ministro ha precisato che occorre riportare gradualmente il livello degli oneri sociali, rispetto al salario, sulla media europea e proseguire nella strada già imboccata per la contingenza, ma che a questo scopo è necessario «un gesto di fiducia reciproca tra parti sociali e governo» se si vuole incidere in modo concreto sulla spirale prezzi-salari-prezzi. Donat-Cattin ha poi sottolineato la necessità di esportare una quota crescente del prodotto nazionale, puntando soprattutto sulla vendita di prodotti e impianti a pagamento differito, anche con il ricorso a finanziamenti a medio termine sui mercati esteri. In questo modo si potrà raggiungere un triplice risultato: migliorare i conti con l'estero, abbassare all'interno il costo del denaro e aumentare la domanda complessiva, «con effetti positivi sugli stessi livelli occupazionali». Dopo aver indicato nell'elettrico e nelle telecomunicazioni i due settori con maggiori prospettive di crescita e nella chimica e nella siderurgia quelli più critici, il ministro ha osservato che le questioni sul tappeto toccano in modo pressoché identico i grandi gruppi sia pubblici che privati, con pochissime eccezioni, tra le quali la «più vistosa» è la Fiat. E a questo proposito Donat-Cattin ha detto che «vai la pena di chiedersi se molti dei problemi non sarebbero molto meno drammatici, qualora le organiszazioni sindacali avessero riservato alla universalità delle grandi imprese, per quanto concerne i livelli occupazionali, lo stesso trattamento usato nei confronti della Fiat». Un comportamento, ha aggiunto, «che avrebbe dovuto essere la regola a fronte di problemi di stasi di mercato e di riconversione che hanno toccato molte imprese e che, riservato quasi esclusivamente a un'azienda, richiede forse una esegesi più articolata sui rapporti sindacati-impresa nel nostro Paese». Nel pomeriggio i lavori del convegno, dedicato al tema «Istruzione e occupazione», sono stati aperti dal presidente, Guido Carli, che ha messo l'accento sullo «scollamento della scuola dalla realtà produttiva, e forse dalla realtà sociale», sempre più avvertito dall'opinione pubblica, come dimostrano gli avvenimenti della scorsa primavera nelle nostre università. Carli ha osservato che nella scuola italiana il processo di acquisizione culturale e professionale è divenuto secondario, rispetto all'obiettivo della concessione di un titolo di studio e alla distribuzione a pioggia, non programmata, d'informazioni culturali di vario tipo. E' giunto il momento, ha concluso, «di darsi seriamente carico dei problemi della formazione culturale e professionale del Paese», e di demolire le «cittadelle fortificate» delle categorie che difendono i loro privilegi, a danno dei più deboli, soprattutto dei disoccupati e dei giovani in cerca di lavoro. Hanno poi preso la parola i cinque relatori. Alfredo Vinciguerra, direttore di «Tuttoscuola», citando valutazioni di organismi internazionali, ha detto che in Italia la scuola dell'obbligo è all'avanguardia in Europa, mentre la scuola secondaria superiore è agli ultimi posti, nonostante la spesa globale per l'istruzione, con 6016 miliardi di lire nel 1977, pari al 15,1 per cento dell'intera spesa pubblica, sia in perfetta media europea. Il professor Gabriele Giannantoni ha ribadito la diagnosi di «una scissione profonda e lacerante» tra cultura e professionalità, a livello di scuola secondaria superiore e di università, e la contraddizione tra la scolarizzazione di massa e la crescente disoccupazione giovanile. Tra le cause, come ha successivamente osservato il senatore Salvatore Valitutti, è «la mobilità inter-generazionale più elevata esistente nel mondo», che ha fatto seguito alle scelte operate nel dopoguerra dalla società italiana. Secondo il professor Gianni Staterà, la disoccupazione giovanile attuale conferma una caratteristica endemica della società italiana, perché gN«cnlrilmlertnp già settant'anni fa Ernesto Nathan scriveva che siamo «troppo ignoranti e troppo colti, da un lato afflitti dall'analfabetismo, dall'altro dall'universitarismo». Una realtà ribadita dalle cifre fornite dall'ultimo relatore della giornata, Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis, dalle quali risulta che il 58 per cento dei giovani iscritti alle liste speciali per l'occupazione sono diplomati o laureati, con una inevitabile maggiore propensione verso l'impiego pubblico, anche se esiste una disponibilità, variante tra il 60 e il 75 per cento, ad esercitare un'attività non corrispondente al proprio titolo di studio. Mario Salvatorelli

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