Condannati in otto per violenza carnale

Condannati in otto per violenza carnale Per "direttissima" a Milano Condannati in otto per violenza carnale A pene varianti da uno a quattro anni (Nostro servizio particolare) Milano, 20 ottobre. Sono stati condannati per « direttissima » a pene varianti tra quattro e un anno, gli otto malviventi che, per tutta una notte, nella campagna fra Cornaredo e Settimo Milanese, violentarono una diciannovenne, A. R. M„ originaria di Taranto. Arnaldo Bottalico, diciottenne, dovrà scontare quattro anni; tre anni e quattro mesi a Flavio Vanzulli (anch'egli diciottenne), a Eugenio Favini ed Edo Damiotti (ventunenni), a Mario Zucchetti e Aurelio Fierro (ventiduenni); tre anni e due mesi a Domenico Fierro (ventenne), diciotto mesi a Cosimo B„ diciassettenne, che è stato subito scarcerato. Il processo è iniziato, a porte aperte, stamane, e si è concluso a tarda sera. Numerosi gruppi di studentesse aderenti e simpatizzanti di collettivi femministi hanno assistito al dibattimento; durante l'interrogatorio degli imputati, le ragazze hanno vivacemente espresso la loro opinione, ed il presidente ha fatto temporaneamente sgomberare l'aula. Il fatto accadde nella notte tra sabato e domenica 9 ottobre. A. R. M. stava ascoltando musica, insieme con due amici, in un box da tempo usato come ritrovo. Improvvisamente, Arnaldo Bottalico picchiò alla saracinesca, intimando alla ragazza di uscire subito, ed agli amici di « levarsi dai piedi ». I tre si mossero solo quando sentirono, nel box vicino, rientrare un'auto, ma vennero presi a pugni insieme alla coppia appena sopraggiunta (tra l'altro, la donna era incinta) . Arnaldo Bottalico trascinò sull'auto A.R.M., gli altri guardavano. Stamane, in tribunale, ammettono che la ragazza urlava e scalciava, disperatamente cercando di divincolarsi. Come mai si trovavano proprio in quel punto, tutti insieme, nello stesso momento? « Per caso », rispondono. E' la loro linea difensiva. Dopo che il Bottalieo riuscì a chiudere la vittima nella vettura e partì, gli altri lo seguirono sulle rispettive auto. Perché? Le risposte sono del livello di quelle di prima: « Per curiosità »; « Non avevo niente da fare »; « Per tornare a casa dovevo compiere il medesimo tragitto ». Uno solo dice la verità: « Perché volevamo farcela tutti. Tanto era una che ci stava ». Il senso di questo fatto — ciò che lo fa diventare esemplare, al di là della cronaca — sta in due frasi. A. ha detto in aula: «Mi trovo be¬ ne in compagnia dei ragazzi, ma se voglio andare a letto con uno, lo decido io. insieme con lui». I suoi aggressori dicono: « Non l'abbiamo violentata; è una ragazza facile, ha già avuto diverse esperienze. Quindi non poteva che essere consenziente ». Tutto il processo si gioca su quel « quindi », mentre gli imputati prosegjono nella loro linea difensiva. Le duecento ragazze venute a portare ad A. la loro solidarietà, hanno trovato oggi anche il consenso di molti uomini, fra il pubblico dell'aula. La solidarietà maschile non si dimostra un fatto straordinario; anzi, purtroppo le eccezioni vengono da alcune donne. Mentre il presidente legge la particolareggiata deposizione della vitti- \ ma, la sorella di uno degl'imputati esclama: « Per forza hanno fatto tutte quelle cose lì, non sono mica delle checche! ». Poco prima, il racconto di « quelle cose » ha indotto un cronista ad uscire dall'aula per vomitare. Ornella Rota

Luoghi citati: Cornaredo, Milano, Settimo Milanese, Taranto