Le valide ragioni del governo Schmidt di Carlo Casalegno

Le valide ragioni del governo Schmidt Le valide ragioni del governo Schmidt Dopo le dieci giornate forse più difficili che un governo tedesco abbia dovuto affrontare nel dopoguerra, tra l'angoscioso dirottamento del Boeing e la vittoria di Mogadiscio, l'inquietante tragedia nel carcere di Stoccarda e l'assassinio per vendetta di Schleyer, il cancelliere Schmidt ha presentato il suo rapporto al Parlamento. Mentre da Roma ad Amsterdam si ripetono dimostrazioni e attentati di protesta contro la dubbia morte dei terroristi detenuti e la « svolta repressiva » nella Repubblica federale, onestà e ragione impongono di riconoscere che il discorso del primo ministro è la voce di una Germania libera e civile, cui non va negata la simpatia degli europei che rifiutano tanto la resa alla violenza quanto l'involuzione autoritaria. Rievocando il raid di Mogadiscio, Schmidt non ne ha vantato gli aspetti militari. Egli ha riconosciuto invece che la liberazione degli ostaggi è un successo della solidarietà internazionale contro il terrorismo: per la prima volta contro un dirottamento il paese colpito ha trovato consensi e appoggi tra gli amici occidentali, gli Stati del Terzo Mondo, la stessa Unione Sovietica. Ed ha chiarito gli obiettivi legittimi e necessari dell'operazione: salvare passeggeri ed equipaggio; catturare i criminali; dimostrare che la società civile non è inerme di fronte alla pirateria; impedire che i terroristi, ritrovando la libertà, commettessero — come*i rapitori di Lorenz scambiati dopo un altro dirottamento — nuove imprese omicide. Quanto alla tragedia nel carcere, egli non ha attenuato né l'inquietudine né lo scandalo, ma chiesto energicamente ai dirigenti democristiani del Baden, cui spetta il controllo delle prigioni, di fare piena luce. « Il terrorismo non è finito — ha concluso il Cancelliere —. Ma la Repubblica federale ha dimostrato di poter tutelare i cittadini, nel rispetto della Costituzione e dello Stato di diritto ». Questa era la posta in gioco, decisiva per i tedeschi e per gli europei, nella partita mortale tra guerriglieri di una impossibile rivoluzione e il governo socialdemocratico di Bonn, incalzato da tenaci oppositori che da tempo lo accusano di debolezza e invocano leggi speciali. Solo con la ferma resistenza al ricatto terroristico Schmidt poteva fermare l'ondata conservatrice, disposta a sacrificare la democrazia per la sicurezza. Pensare ch'egli abbia voluto macchiare la vittoria di Mogadiscio facendo uccidere i detenuti di Stoccarda, appare assurdo: nell'ipotesi, non dimostrata, che qualcuno abbia voluto una « strage di Stato », i responsabili andrebbero cercati tra i suoi avversari. Ma accusare di « social-fascismo » un governo che, piaccia o no, è il più progressista oggi possibile a Bonn, o denunciare una vocazione neo-nazista nel « regime » della Repubblica federale, non è soltanto un'offesa alla verità; equivale a favorire — come scrive l'Unità — una « mostruosa alleanza » tra fanatici della sinistra e oltranzisti della destra contro la democrazia. Ogni persona civile è turbata dalla tragedia di Stoccarda e chiede rispetto per la vita e la personalità dei detenuti, terroristi o no. Ma si addossano gravi responsabilità quei politici e quegli intellettuali che denunciano come « socialfascista » il governo di Bonn, dimenticando che tali deformazioni faziose contribuirono in modo determinante a distruggere lo Stato liberale in Italia e la Repubblica di Weimar in Germania. Quanto ai fanatici, italiani o stranieri, che organizzano assalti o attentati contro beni e simboli tedeschi, sono alleati di fatto del terrorismo; e terroristi essi stessi, consapevoli o no. Per gli oltranzisti dell'Autonomia, che ieri (isolati nello stesso Movimento) hanno ten¬ talo di scatenare ancora una volta la guerriglia in Roma, e che la polizia ha contrastato con la necessaria e doverosa fermezza, la difesa dei « compagni » detenuti in Germania era un semplice pretesto: da sempre essi coprono i piani di eversione armata con le bandiere dell'antifascismo e del socialismo. Ma colpe politiche non meno gravi ricadono sui gruppi dell'estrema che trascinano i giovani alla solidarietà con il terrorismo, e che inseguendo utopie rivoluzionarie lavorano a « destabilizzare » i governi democratici. Ci fu un tempo negli Anni 30 in cui Stalin preferiva Hitler a Blum; ma la storia non ha insegnato nulla, né ai fanatici disperati della banda Baader-Meinhof, né ai guerriglieri degli altri Paesi e ai loro simpatizzanti. Carlo Casalegno

Persone citate: Baader, Blum, Hitler, Meinhof, Schmidt, Stalin