Taranto: incriminato l'onorevole Manco per il rapimento del banchiere Mariano di Silvana Mazzocchi

Taranto: incriminato l'onorevole Manco per il rapimento del banchiere Mariano Chiesta alla Camera l'autorizzazione a procedere Taranto: incriminato l'onorevole Manco per il rapimento del banchiere Mariano Il parlamentare ex missino si dice vittima dei camerati che vorrebbero "punirlo" per il suo passaggio ai demonazionali - Come membro della Inquirente votò a favore di Rumor (Dal nostro inviato speciale) Taranto, 19 ottobre. Era venuto a testimoniare contro gli imputati, come un grande inquisitore al di sopra delle parti. Invece, questa mattina, Clemente Manco, deputato di « democrazia nazionale», è stato messo sotto accusa per lo stesso reato contestato a tutti gli altri: concorso nel sequestro del banchiere Luigi Mariano. Il colpo di scena è avvenuto in tarda mattinata, quando il pubblico ministero Giuseppe La Manna ha chiesto ed ottenuto che gli atti riguardanti la posizione dell'on. Manco fossero trasmessi al suo ufficio con la riserva di promuovere contro di lui l'azione penale. Domani partirà la richiesta di autorizzazione a procedere diretta alla Camera dei deputati, insieme con quella che dovrebbe consentire l'arresto del parlamentare qualora dovesse diventare imputato, perché il sequestro di persona è un reato che prevede per tutti il mandato di cattura. Contemporaneamente la Procura della Repubblica invierà alla Camera una comunicazione giudiziaria in cui si ipotizza la grave accusa del concorso nel rapimento Mariano per Clemente Manco, alla pari degli altri imputati. Erano passate le due del pomeriggio quando il tribunale, dopo una breve camera di consiglio, ha dichiarato «inopportuno» ascoltare Manco da testimone ed ha disposto la trasmissione degli atti al p.m. Clemente Manco, sino a poco prima circondato da una vera e propria corte ed assediato dai giornalisti, ha lasciato la saletta dei testimoni in compagnia dei suoi fedelissimi; il giudice dei ministri, in forza alla Commissione parlamentare inquirente, non ha reagito alla messa sotto accusa né ha ripetuto le frecciate che aveva lanciato poco prima durante una pausa dell'udienza: «Chi lo ha pagato Martinesi per presentare il memoriale contro di me? — aveva detto aggressivo — Chi c'è dietro questa montatura? Forse via Quattro Foritane», aveva risposto in fretta, alludendo ad una pretesa pressione che il msi (suo vecchio partito) avrebbe fatto a Martinesi per convincere l'ex federale, suo braccio destro sino al '75, a lanciargli l'accusa di correità. «Anche ai tempi dello scandalo Lockheed, Almirante tentò dì costringermi a votare comunque contro Mariano Rumor — aveva raccontato Manco ai giornalisti poco prima —. Voleva che lo facessi a tutti ì costi, ma io lessi gli atti ed agii secondo coscienza». Il processo era ripreso a mezzogiorno e nel bel mezzo delle sue dichiarazioni Manco era stato lasciato solo. In aula, in apertura di udienza, il p.m. aveva chiesto di ascoltare Luigi Martinesi in merito I al memoriale che l'imputato ha presentato lunedì scorso. Per due ore, il presidente del tribunale gli aveva rivolto decine di domande su varie circostanze e Martinesi aveva risposto confermandole tutte. Clemente Manco, aveva ri¬ petuto, era il «capo ideale» del gruppo fascista nato nella primavera del '75 dentro e fuori il msi. L'organizzazione aveva deciso di autofinanziarsi con i sequestri di persona e Manco, pur non avendo preso parte alle riunioni, era sempre stato al corrente di tutto. Del rapimento di Mariano era informato, tanto è vero che il giorno successivo, il 24 luglio di quell'anno, tra di loro c'era stata una telefonata «in codice» che alludeva all'accaduto. Nello studio di Manco, dopo il pagamento del riscatto, furono custoditi 80 milioni dei 280 pagati dalla famiglia Mariano e il 9 settembre del '75 il rapito fu rilasciato proprio in seguito alle pressioni che il deputato gli fece perché fosse liberato subito. Alla luce delle nuo"e affermazioni, il p.m. La Manna aveva chiesto la parola: «Già in istruttoria — ha detto — Martinesi aveva fatto una chiamata di correità nei confronti dell'on. Manco, ma allora era generica. Oggi invece non lo è più: l'imputato fornisce alcuni elementi sui quali indagare». Manco era consapevole della nascita di un gruppo di estrema destra che avrebbe dovuto agire all'interno e all'esterno del msi e che avrebbe dovuto finanziarsi con i rapimenti. Il colloquio telefonico del 24 luglio starebbe a provare che l'on. Manco seppe del sequestro Mariano e non lo impedì. E ancora — continua la pubblica accusa — secondo il memoriale di Martinesi gli 80 milioni depositati nello studio di Manco servirono non solo a pagare le spese dell'organizzazione politica, ma anche ad effettuare pagamenti personali. Sulla base di questi elementi, il p.m. aveva sostenuto l'esistenza di una stretta connessione tra la posizione di Clemente Manco e quella degli altri imputati ed aveva chiesto, insieme alla trasmissione degli atti al suo ufficio, anche la sospensione del dibattimento fino alla conclusione della nuova indagine riguardante il deputato di «democrazia nazionale». Una camera di consiglio di mezz'ora era stata sufficiente per la decisione del tribunale: sì alla ipotesi di apertura dell'azione penale da parte del p.m., ma effettuando uno stralcio del «caso Manco»; non quindi al rinvio del processo che è continuato nel pomeriggio. Silvana Mazzocchi Taranto. L'onorevole Manco in tribunale (Tel. Ap) csab

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