Il Sannio è in attesa di un treno per uscire dalla secolare miseria di Adriaco Luise

Il Sannio è in attesa di un treno per uscire dalla secolare miseria Il potenziamento della rete ferroviaria in Campania Il Sannio è in attesa di un treno per uscire dalla secolare miseria (Nostro servizio particolare) Benevento, 19 ottobre. I collegamenti ferroviari del Sannio e delle zone interne della Campania, caratterizzate da forti squilibri territoriali e da secolari arretratezze, sono stati gli argomenti dibattuti in un convegno organizzato dalla Camera di Commercio e dal Consorzio per l'area industriale sannita. Al centro degli interventi il ruolo di «maglia portante» che il sistema ferroviario deve assumere nei confronti degli altri sistemi di trasporto come elemento di sostegno e di stimolo alle attività produttive. In effetti si è trattato di un'analisi del piano poliennale e di quello integrativo delle Ferrovie dello Stato in rapporto alle esigenze di sviluppo economico di tutte le aree della nostra regione, sia di quelle fortemente urbanizzate che di quelle dell'entroterra non ancora raggiunte da elevati livelli di efficienza economica e benessere sociale. Risponde alle aspettative della Regione Campania il piano poliennale definito «un ulteriore libro dei sogni»? «Così come è stato formulato — ha sostenuto l'assessore regionale ai Trasporti avvocato Mario Del Vecchio, repubblicano — il piano finisce col consolidare anziché superare gli attuali squilìbri territoriali. La stessa azienda ferroviaria ne ha riconosciuti i lìmiti. Esso si limita a prendere in considerazione le esigenze quali si riscontrano oggi e non è inquadrato in una proiezione futura, non è affatto promozionale anche se nelle premesse generali vi è la considerazione di interventi a favore di aree metropolitane, di collegamenti relativi allo sviluppo industriale, della pendolarità. Noi Regione Campania abbiamo proposto un piano alternativo». L'assessore regionale, dopo aver rivendicato la priorità degli interventi nel Mezzogiorno per le note carenze del settore che «può definirsi più arretrato delle arretratezze di cui soffrono le regioni meridionali», ha sottolineato l'urgenza del potenziamento di alcune linee, soprattutto quelle del Sannio, in relazione a nuovi insediamenti industria li e che sono oggetto di esame da parte del piano poliennale delle Ferrovie dello Stato. «Il programma integrativo — dice Del Vecchio — prevede uno stanziamento di circa 70 miliardi per il compartimento di Napoli. Si sa che in esso sono inclusi territori di altre regioni a Nord e a Sud della Campania, fra cui la Regione del Molise. Uno stanziamento esiguo per le nostre necessità. Inoltre nel piano è previsto un finanziamento in lire '75-76 di 15 mila miliardi di cui non si trova traccia alcuna nel bilancio dello Stato. Ecco perché non a torto viene definito il libro dei sogni da cui sono escluse le zone interne della Campania e sono previsti soltanto interventi sull'armamento, sugli impianti di segnalamento e qualche lieve rettifica dell'attuale tracciato della linea Caserta-Benevento-Foggia». L'inadeguatezza del piano di sviluppo della rete ferroviaria dello Stato è emersa soprattutto in considerazione dell'insediamento industriale in corso di realizzazione nella valle dell'Ufita (Fiat). E' stata sottolineata la necessità di un raccordo con la rete principale delle Ferrovie dello Stato fra i comuni di Apice e Grottaminarda per una lunghezza di una ventina di chilometri, poiché il collegamento Ariano Irpino appare impossibile per le condizioni orografiche del territorio. «Se un piano non soccorre questo tipo di esigenze — ha detto Del Vecchio — allora non si tratta di un programma né a breve né a lunga scadenza, ma di voler proseguire nella logica degli errori passati e di interventi particolari. Un esempio: il recente tratto ferroviario inauguratosi in questi giorni tra Nocera e Salerno, un'opera di alta ingegneria progettata 25 anni or sono. Se dovessimo andare con i progetti con di oggi a questo record di attuazione allora non c'è speranza di realizzare un razionale sviluppo territoriale». Il piano alternativo approntato dalla Regione Campania ha invece come finalità l'integrazione del sistema ferroviario statale, principale e secondario, in modo da non emarginare le aree economicamente più deboli. Una serie di proposte di interventi aggiuntivi e prioritari rispetto al programma integrativo delle Ferrovie dello Stato per realizzare una struttura di servizi ferroviari che svolga un ruolo portante nei confronti degli altri sistemi. Improntato a una visione di economicità e realismo, l'intervento del direttore generale dell'azienda delle Ferrovie dello Stato, dottor Ercole Semenza. «Le linee del Beneventano e dell'interno sono nate male in partenza e funzionano male, non assicurano servizi efficienti — ha detto —. A parte le indicazioni che verranno dal Parlamento noi non saremmo favorevoli alla costruzione di nuove linee ma a concentrare gli sforzi e le limitate risorse finanziarie per potenziare le reti esistenti in termini di velocità e fluidità della circolazione». Il dottor Semenza ha sostenuto in realtà la politica della eliminazione pura e semplice dei cosiddetti «rami secchi» e comunque il criterio di non ammodernare quelle linee ferroviarie di in teresse comprensoriale. Tutti gli sforzi sarebbero concentrati a ridurre i termini di percorrenza e a risolvere il problema sotto l'aspetto qualitativo e non quantitativo. Adriaco Luise

Persone citate: Del Vecchio, Ercole Semenza, Mario Del Vecchio, Nocera, Semenza