I giudici torinesi non possono processare il medito perché è stato un toro collega di Claudio Cerasuolo

I giudici torinesi non possono processare il medito perché è stato un toro collega Colpo di scena nell'aula di appello per il professor Giorgio Coda I giudici torinesi non possono processareil medito perché è stato un toro collega Era infatti magistrato onorario al Tribunale dei minorenni - L'eccezione, sollevata dai difensori, rischia di risolversi nella nullità di tutto il procedimento - Gli atti inviati alla Corte di Cassazione perché decida sulla spinosa questione Sarà la corte di Cassazione a decidere se è nullo o no il processo che in primo grado si è concluso con la condanna a cinque anni di carcere dello psichiatra Giorgio Coda. I difensori dell'imputato, avvocati Zaccone e Mussa, hanno sostenuto che ogni atto dell'istruttoria contro Coda, dalla prima mcriminazione del pubblico ministero nel 1970 alla sentenza del tribunale nel 1974, è nullo perché Coda non doveva essere giudicato in questa città. All'epoca dei fatti era [ infatti, tra l'altro, giudice ono- ' rarlo del tribunale dei minorenni. Quindi un magistrato: e come tale non può essere giudicato da altri magistrati della sua stessa città. Secondo i difensori, doveva essere la Cassazione a decidere quale tribunale era competente a processarlo. I giudici della corte d'appello (presidente Pagge, giudice relatore Martinetto, sostituto procuratore Corderò di Vonzo) non hanno accolto la tesi dei difensori ma non l'hanno nemmeno respinta, sospendendo il giudizio e inviando gli atti alla Suprema corte perché si pronunci. «Né vinti, né vincitori», ha commentato l'avvocato Zancan, che assieme all'avvocato Bianca Guidetti-Serra è parte civile per I degenti nel processo. In realtà si può parlare di una [grossa sconfitta della giustizia, se non addirittura di una ingiustificabile dimenticanza. L'eccezione degli avvocati Zaccone e Mussa doveva essere sollevata all'inizio della istruttoria per cautelarsi da qualsiasi possibile successiva nullità. E' veramente un'ironia della sorte che Coda veda rinviato il giu- óizio d'appello perché all'epoca dei fatti era magistrato onorario del tribunale dei minorenni. Fu proprio un'assistente sociale del centro Tutela dei minori a segnalare al presidente del tribunale li caso di un bambino di dieci anni che la burocrazia ave- va internato, a Collegno, dove ga o u l i regnava il terrore di Coda, «l'elettricista della macchinetta», come lo avevano soprannominato 1 malati per la sua sperimentata abitudine di ricorrere all'elettroschock e all'elettromassaggio. Sia il sostituto procuratore generale Corderò di Vonzo, sia gli e 1 avvocati di parte civile Zancan e Guidetti-Serra, hanno sostenuto la perfetta validità del processo di primo grado. «Una decisione di nullità — ha detto Zancan — sarebbe una mostruosità giuridica. I fatti contestati risalgono a dieci anni or sono. Alcuni testimoni, i pazienti che hanno sperimentato le "cure" del professor Coda, sono qui in aula, altri non ci sono più. Il processo dt primo grado, tre anni fa, è stata per loro una prova durissima. Che cosa ricorderanno se passerà dell'altro tempo? L'unica questione seria da porsi, in relazione alla eccezione sollevata, è se sia stata violala la giustizia non nella forma ma nella sostanza. E la risposta non può che essere negativa. Il tribunale dei minorenni è autonomo e quindi i suoi giudici possono essere giudicati da questo tribunale e da questa corte », ha concluso Zancan. « Non contestiamo che all'epoca dei fatti Coda fosse giudice dei minorenni — gli ha fatto eco il rappresentante dell'accusa Corderò di Vonzo — ma contestiamo sìa applicabile nella specie l'art. 60 del codice di procedura penale. Il fatto che un magistrato del tribunale dei minori possa essere giudicato in quest'aula non è questione di incompetenza ma di compatibilità, che deriva da una ragione di convenienza. L'articolo 60 va interpretato nel senso che è incompatibile per un magistrato essere processato da giudici che sono stati seduti al suo stesso banco. Il tribunale dei minori è autonomo, e quindi quei magistrati non siedono su questi banchi e possono benissimo essere giudicati qui», ha concluso il sostituto procuratore generale. Tutt'altra tesi ha sostenuto la difesa. Ha detto tra l'altro l'avvocato Zaccone: « E' fin troppo evidente lo spirito della norma in questione che vuole evitare che un magistrato sia giudicato da persone che ricoprono le sue stesse funzioni nell'ambito dell'ufficio giudiziario. La giurisprudenza in materia è a dir poco costante e ricorderò a questa corte gli ultimi due casi: il pretore dt Saronno, che invece di essere giudicato dal tribunale di Busto Arsizio fu processato proprio qui a Torino, per decisione della Cassazione e il magistrato Graziano dt Genova, anch'eglt processato in quest'aula ». Nei motivi d'appello, oltre all'eccezione di nullità del processo, i difensori hanno controbattuto punto per punto le argomentazioni svolte dai giudici che hanno condannato in primo grado il medico. Zaccone e Mussa hanno messo in dubbio la validità delle deposizioni dei testimoni, «assolutamente inattendibili perché provenienti da soggetti malati ». Hanno sottolineato che l'acquisizione delle cartelle cllniche dei pazienti fu chiesta dalla stessa difesa dell'imputato e predotta al processo soltanto nelle ultime udienze. Nessuno si era mai preoccupato di verificare la consistenza delle accuse sulle cartelle cliniche. Da ultimo 1 difensori hanno sostenuto che gli elettromassaggi venivano fatti pubblicamente proprio perché non si trattava di un maltrattamento ma di una terapia. Ogni decisione sulla sorte di Coda è ormai affidata alla corte di Cassazione. Qualora si assegnasse la competenza ad altro tribunale, oltre alla nullità di tutta l'istruttoria, si avrebbe un'altra conseguenza rilevante. Ceda dovrebbe ricevere gli arretrati di tutti gli stipendi che non ha più percepito da quando è stato sospeso dalla professione: un bel po' di milioni. Claudio Cerasuolo [ ' II prof. Giorgio Coda davanti ai magistrati che sono impossibilitati a giudicarlo

Luoghi citati: Busto Arsizio, Collegno, Genova, Saronno, Torino