"Il processo torni a Trento,, chiede la difesa dei 48 operai di Giuliano Marchesini

"Il processo torni a Trento,, chiede la difesa dei 48 operai I fatti della Ignis rievocati in Tribunale "Il processo torni a Trento,, chiede la difesa dei 48 operai "E' la sede dove gli incidenti avvennero" dopo provocazioni fasciste - Il dibattimento a Venezia per legittima suspicione (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 18 ottobre. Davanti al Palazzo di Giustizia, tra i banchi del mercato, c'è una fiumana di studenti, fronteggiati da una fila dd carabinieri. Con gli slogans antifascisti, si leva la protesta contro il processo ai 48 operai e sindacalisti per i fatti del 30 luglio 1970 alla «Ignis» di Gardolo di Trento: i due esponenti missini messi alla «gogna» dopo ohe due lavoratori erano stati accoltellati durante l'incursione di una squadracela nera. Nessun incidente. La manifestazione, che scuote un poco Venezia dal torpore autunnale, non è meno rumorosa di quelle che si tennero a Trento quando questo processo prese l'avvio, nella sua sede naturale. Eppure, allora si ritenne che i giudici potessero sentirsi intimoriti, distolti dalla serenità del giudizio: si troncò il dibattimento e la Corte di Cassazione decise di rimettere gli atti al tribunale di Venezia, per «legittima suspicione». Se cambia la sede del dibattimento, non muta il clima che avvolge questa vicen- da, riproposta a sette anni di distanza. Gli slogans contro la violenza e le intimidazioni dei fascisti si odono qui come a Trento, come del resto in tutte le altre città d'Italia in circostanze del genere. E l'intervento delle forze sindacali, delle organizzazioni democratiche, non è meno energico di quanto lo fosse tre anni fa, all'inizio del processo. Quello che è diverso, invece, è l'ambiente in cui si intende ricostruire un episodio che certamente fa parte di una catena di provocazioni portate dallo squadrismo: fatti che hanno intaccato la vita di un'altra città, che ora si dovrebbero riassumere attraverso le carte dell'istruttoria nel Veneto anziché nel Trentino. Così il tribunale di Venezia, gravato di questo compito, si accinge a giudicare quarantotto lavoratori, accusati di «sequestro di persona», in un'aula gremita di operai, sindacalisti e studenti. Come si potrà ricomporre, qui in Laguna, il quadro delle vicende in cui rientrano i «fatti della Ignis»? Come sarà possibile addentrarsi in una realtà piuttosto lontana da Venezia, penetrare nell'intrico delle manovre fasciste che scombussolarono Trento e cogliere il senso delle reazioni, anche emotive, da parte di centinaia di lavoratori? Il collegio di difesa, naturalmente, attacca a fondo il provvedimento con il quale la Corte di cassazione ha affidato questo dibattimento alla magistratura veneziana. E subito l'avvocato Elio Zaffalon presenta un'istanza perché lo spostamento del processo venga revocato. Si torna a parlare, necessariamente, dell'atmosfera in cui incominciò, nell'inverno del '74, il dibattimento davanti ai giudici trentini. Si accendevano, attorno a questo processo, le proteste dei sindacati, dei movimenti democratici, contro il rigurgito del fascismo. Manifestazioni di piazza, sono state definite nelle argomentazioni a sostegno della «legittima suspicione»: iniziative, insomma, che avrebbero potuto «turbare il regolare svolgimento del dibattito, mettere il tribunale in precarie condizioni di giudizio ». L'avvocato Zaffalon, nel respingere seccamente questa interpretazione delle vicende che accompagnarono il processo di Trento, ripete che non si trattava d'altro che di un esercizio dei diritti costituzionali. Sul banco degli imputati, s'affollavano una cinquantina di lavoratori, che avevano reagito, nel pieno dell'emozione, all'incursione del manipolo nero e al ferimento di due operai: perché, domanda il difensore, centinaia di antifascisti non avrebbero dovuto levare la voce in occasione del dibattimento? «Quelle erano critiche che non sono vietate — dice l'avvocato Zaffalon — all'impostazione unilaterale del procedimento». La difesa, quindi, chiede che il tribunale di Venezia si dichiari incompetente per territorio per questo giudizio, sospenda il processo e invii gli atti alla Corte Costituzionale, dato che vengono sollevate diverse eccezioni sulla legittimità del provvedimento adottato dalla Cassazione. Gli operai e i sindacalisti sotto accusa vogliono che il processo torni a Trento, che il dibattito sui fatti della Ignis riprenda nella sua sede naturale. Intanto, l'avvocato Vincezo Todesco si propone di chiedere che si «faccia luce» sulla sorte toccata alla denuncia contro personaggi trentini per ricostituzione del partito fascista. «Vogliamo che si sappia chiaramente — dice — che gli operai hanno reagito ad un'aggressione preordinata dai fascisti». Giuliano Marchesini

Persone citate: Elio Zaffalon, Vincezo Todesco, Zaffalon