Critici e cultura in Torino

Critici e cultura in Torino SULLA MOSTRA DI GALANTE E ALTRE INIZIATIVE Critici e cultura in Torino Ieri si è inaugurata nel foyer del Piccolo Regio la mostra dedicata all'opera di Nicola Galante (1883-1969), curata da Lorenzo Guasco con affetto di amico per lunghi anni a contatto con l'artista, ma anche con una precisione storica, senza divagazioni o affrettatezze, che rende limpide (rara virtù) e puntuali le pagine critiche premesse al catalogo; rispondenti quindi al meglio a quel fine di « accurata documentazione » della cultura artistica torinese e piemontese del nostro secolo, per personalità, momenti, aree, che l'assessore per la cultura della città giustamente sottolineava nella premessa al catalogo della prima mostra, di Cino Bozzetti, del ciclo che, per quest'anno, si conclude con quella di Galante. E ciò mentre nel prossimo dicembre tutte le sedi espositive attualmente a piena disposizione dell'amministrazione cittadina — con diverse e ben precise finalità, funzioni, strutture e quindi' oggettive disponibilità — si apprestano ad ospitare una manifestazione di largo impegno storico-critico, superante con piena coscienza e volontà le tradizionali « formule» e i «rituali» delle mostre d'arte: « Torino fra le due guerre ». Dopo di essa e attraverso di essa, sarà possibile e opportuno discutere con serietà e conoscenza di causa l'attività culturale della e nella città: se non altro per il fatto che, grazie ad essa, Torino potrà specchiarsi in se stessa e nella sua storia recente; certamente meglio, e con maggior rigore culturale, di quanto non poterono specchiarsi Torino e l'Italia negli sperperi assurdi e nei miti consumistici, oggi spettrali, di « Italia 61 ». Tornando al ciclo sugli ar¬ tisti torinesi, la mostra di Galante, già prevista per l'inizio del 1978 nell'ambito di una programmazione triennale correttamente impostata sin dall'inizio, è l'unica variazione rispetto alla presentazione del ciclo nel gennaio di quest'anno. Essa prende il posto della mostra della «Pittura a Torino 1900-1918», rimandata per oggettiva e momentanea indisponibilità di un membro dello staff di critici e studiosi preposto all'intero ciclo: ma non è certo qui il caso di accedere ai toni, di polemica personalistica e solo apparentemente disinformata, assunti in un articolo della Gazzetta del Popolo del 6 ottobre, prendendo spunto dalla mostra di Galante. Con tali toni, con tali polemiche municipalistiche non si risolve certo l'annoso e dibattuto problema della dicotomia fra la proiezione reale della comunità torinese e piemontese, nell'economico e nel sociale quanto nel dibattito delle idee, ben al di là dei confini regionali e anche di quelli nazionali e un lamentato — ma troppo spesso più a parole che nei fatti — «ghetto» culturale. Tanto meno fu risolta, tale dicotomia, in armi non lontani, con la illusoria fuga in avanti dell'uso della struttura pubblica della Galleria d'Arte Moderna (della quale la comunità poteva e può giustamente vantare la correlazione fra « qualità » architettonica attuale e funzionalità espositiva, specifica anche per mostre temporanee, pressoché unica in Italia) per « grandi » rassegne, quali quelle del Cavaliere Azzurro e del Simbolismo, costosissime e di pura gratificazione visuale, prive nella sostanza di produttività scientifico-conoscitiva e soprattutto critica, nel bene o nel male, ma comunque cri¬ tica, e non meramente divulgativa di statuite convenzioni metaculturali; non senza legami, coperti o scoperti, con il mercato d'arte contemporanea; e sottraendo il tutto, in quanto di « privata » iniziativa semplicemente ospitata dalla pubblica struttura, al controllo scientifico del comitato preposto agli acquisti e alle iniziative culturali della Galleria, e solo ad esse. Infatti rimane di pertinenza, giusta ed ovvia, dei fun zionari tecnico-scientifici di un museo non nazionale e, in ultima istanza, dell'ente locale, la gestione museale, dai prestiti di opere all'ordinamento e riordinamento del patrimonio artistico, e dunque anche il delicato rapporto « tecnico-politico » con il preposto organo periferico dello Stato, la Soprintendenza ai beni storici e artistici. Ignorare o, per essere precisi, fingere di ignorare questa somma di dati e di competenze, questa complessità e delicatezza di rapporti e di funzioni, significa fomentare confusione e disinformazione; tanto più in un campo, come quello della critica « culturale » in senso lato, dove fin troppo facili sono l'evasione e il gioco verbale al posto della semplice esattezza dei dati informativi. Ma non è questo il punto. Al di là di polemiche intrinsecamente «provinciali» mascherate da internazionalismo culturale, il discorso investe temi di fondo, dalla « politica culturale » dell'ente locale al rapporto, in questo campo, fra l'ente locale fino al livello della Regione (pienamente competente riguardo a musei e biblioteche di interesse locale) e organi periferici dello Stato. E' un rapporto, oggi, e proprio in Piemonte, da favorire e non da sabotare, mentre è finalmente e positivamente avviato l'iter della leg- I ge quadro regionale sui beni e attività culturali con la piena e fattiva collaborazione delle Soprintendenze locali, di cui si vedranno in un futuro non lontano anche frutti in comuni manifestazioni espositive, come già ne ha dati la collaborazione col Comune in occasione della mostra d'arte e storia in Val di Susa. Per quanto riguarda la politica culturale dell'ente loca- | le, è esattamente da ribaltare il concetto che essa debba identificarsi esclusivamente con l'attività espositiva dei musei locali, a Torino o al- | trove. La vera promozione culturale risiede oggi nella ricerca, nella rivalutazione, nell'uso di ogni possibile struttura e luogo di aggregazione sociale, eventualmente anche privato. Nello specifico, a Torino, l'amministrazione pubblica ha pienamente ragione nel non gravare dall'alto sull'autonomia scientifica dei due comitati della Galleria d'Arte Moderna e del Museo di Palazzo Madama, e dunque sulla loro autonoma produttività culturale, senza d'altronde rinunciare — ed è proprio qui la differenza in positivo rispetto a precedenti tempi e climi — ad una propria produttività, che si estrinseca nel migliore dei modi in una rimeditazione e riproposizione, scientificamente corrette, della tradizione artistica e culturale della città. Senza artificiali evasioni verso una «cultura internazionale» di vecchio stampo, e senza compromissioni con il mercato artistico: il che eviterà quanto meno di esporsi a «lapsus» quanto mai freudiani, come quello di attribuire ad una Galleria Civica d'Arte Moderna, accanto a una « struttura scientifica », anche una « merceologica ». Marco Rosei

Persone citate: Cino Bozzetti, Galante, Lorenzo Guasco, Nicola Galante

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Torino