Aumenti per la benzina e le sigarette sono smentiti ma se ne parla troppo

Aumenti per la benzina e le sigarette sono smentiti ma se ne parla troppo Intanto le "voci,, circolano con preoccupante insistenza Aumenti per la benzina e le sigarette sono smentiti ma se ne parla troppo Roma, 15 ottobre. Nel Consiglio dei ministri di ieri non si è parlato né di aumento del prezzo della benzina (50 o addirittura 100 lire il litro), né di quello delle sigarette. Questa l'unica smentita, raccolta oggi in ambienti governativi, alla voce sempre più insistente di un rincaro a breve scadenza dei due prodotti. La voce è legata all'esigenza di trovare mezzi finanziari per ridurre il vistoso deficit pubblico. Come sempre accade in questi frangenti, di fronte alle difficoltà di operare tagli massicci alla spesa, salta fuori il discorso di allargare le entrate attraverso maggiorazioni di prezzo su prodotti di largo consumo, come appunto la benzina e i tabacchi. P3r la benzina, in particolare, l'aumento sarebbe da mettere in relazione o all'alluvione che ha colpito il Nord (il ricavato servirebbe a finanziare gli aiuti governativi alle zone disastrate) o alla necessità di coprire, almeno in parte, il «buco» di 1650 miliardi lasciato aperto dal ritiro del provvedimento anticumulo pensione - stipendio. Altre fonti danno già per scontati gli aumenti della benzina e delle sigarette (rimarrebbe solo da fissare la data del decreto - catenaccio), in quanto il bilancio per il 1978 prevede una crescita troppo vistosa del gettito relativo ai prodotti petroliferi (da 3700 a 5050 miliardi, pari al 35 per cento) ed al tabacco lavorato (da 1260 a 1600 miliardi, pari al 27 per cento). Sostengono le stesse fonti che percentuali così forti possono ottenersi solo inasprendo le imposte. Da parte ministeriale si replica, però, che i calcoli per le entrate del 1978 si basano sulla previsione di incrementi dovuti alla lievitazione naturale dei redditi. Un ulteriore rincaro della benzina potrebbe risultare controproducente per il fatto che il consumo del carburante, dai tempi della crisi petrolifera in poi, fa registrare una diminuzione media del 7 per cento l'anno, con punte del 10-11 per cento. Ora, secondo i calcoli degli esperti, un nuovo aumento di prezzo della benzina comporterebbe un'altra flessione annuale del 5-7 per cento se il ritocco fosse di 50 lire il litro e del 12-15 per cento (sempre in aggiunta alle diminuzioni in atto) se la «super» salisse a 600 lire il litro. A conti fatti le maggiori entrate effettive dello Stato sarebbero pari a 296 miliardi (con l'aumento di 50 lire) e a 665 miliardi (con l'aumento di 100 lire), contro i mille miliardi e passa stimati senza tener conto delle flessioni nei consumi. Analogo il discorso sulle sigarette. La federazione dei tabaccai mette in guardia stasera che «il provvedimento non conseguirebbe lo scopo di aumentare il gettito fiscale, ma otterrebbe il solo risultato di incrementare il già grave fenomeno del contrabbando. Una drastica repressione del contrabbando, possibile anche con le leggi attuali, apporterebbe un maggior gettito all'erario di 400 miliardi di lire annui e, quel che più conta, invece di avvilire i cittadini onesti, fumatori e tabaccai, a favore dei contrabbandieri, renderebbe possibili migliaia di nuovi posti di lavoro "produttivi" nell'agricoltura, nelle manifatture e nella distribuzione primaria per il trasporto dei tabacchi alle rivendite». e. p.

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