Difficile per i giovani il ritorno alla terra

Difficile per i giovani il ritorno alla terra Il convegno a Taccone, in Lucania Difficile per i giovani il ritorno alla terra (Dal nostro inviato speciale) Irsina, 15 ottobre. Dopo l'entusiasmo, la riflessione. La seconda giornata del convegno-manifestazione su Occupazione giovanile e sviluppo dell'agricoltura indetto dalla «Costituente contadina» vede sorgere e dipanarsi un fitto tessuto di interrogativi e perplessità, critiche alle leggi sull'avviamento al lavoro dei giovani, preoccupazione per il futuro delle cooperative di recente istituzione (oltre 140 in un anno) e le altre che altri giovani in tutt'Italia premono per far nascere, proposte per la costituzione di un movimento allargato e unitario, ansia perché si faccia presto e il patrimonio di speranze e aspettative espresse dai giovani nei confronti del «ritorno alla terra» non venga deluso e la mancanza di tempestivi sbocchi concreti non si traduca in ulteriori frustrazioni, rabbia, rassegnazione, esasperazione. Il convegno continua a svolgersi in più di una località della Lucania. Ma il fulcro resta la borgata Taccone, un insediamento creato dall'Ente riforma nel '52 e fin dal '58 abbandonato dagli assegnatari delle magre terre. Sono rimaste quindici persone. A loro si sono mescolati oltre 1500 giovani venuti da tutte le regioni italiane, e accampatisi sotto le tende, nelle case rimaste vuote, nei magazzini che gli abitanti di Irsina hanno ripulito per l'occasione. Ci sono i giovani della Fgci e della Fgsi, quelli dei gruppi dell'estrema sinistra una frangia di autonomi. Ma le ipoteche dei partiti non hanno qui autorità e potere. Le tre giornate dei lavori sono auto- gestite in un clima che ha qualcosa di eccezionale, per chi ha osservato le violenze, le forsennate fratture in cui il movimento dei giovani si è logorato e ferito negli ultimi due anni. Non è l'idillio, ovviamente. Ma su tutte le possibili divisioni sembra prevalere ima certezza comune. «La crisi nel Paese è grave — si dice —. I licenziamenti continuano, gli sbocchi occupazionali si presentano sempre più precari, eppure ai problemi che crescono va contrapposta una sola rispo sta: la volontà di tenere duro, di farcela, di non rimanere un'appendice marginale rispetto alla realtà generale, di passare da soggetti sociali a soggetti politici, di contare nelle scelte che sono ancora fattibili». La terra e la possibilità di avviare attività produttive in questo settore si presentano come uno sbocco concreto. Per questo a Taccone si sono ritrovati larghe fette di disoccupati, gli studenti degli istituti agrari destinati a una sicura disoccupazione stante l'attuale condizione dell'agricoltura in Italia e il rapporto tra la nostra produzione e il Mercato europeo, i giovani che nel settore della cooperazione hanno convogliato energie ed esperienze, i giovani agricoltori che negli organismi istituzionali — sindacati, partiti, lega delle cooperative — vedono un punto di riferimento e una disponibilità positivi ma generici, su cui occorre far pressione perché non sia riservato loro lo stesso destino che tradizionalmente attende chi resta a lavorare nelle campagne, rima nendo in balia di riforme fatte male, terre distribuite a ca- i saccio, lotte per occupazione di appezzamenti spezzettati, finanziamenti finalizzati a una subordinazione della cultura contadina, scuole separate dalle esigenze del territorio, il ricatto dell'emigrazione «Io non mi batto per un reddito elevato, ma per una qualità di vita diversa, per cambiare i rapporti tra ì lavoratori della terra e le istituzioni, perché nasca un nuovo modo di stare insieme e di produrre nelle campagne» diceva un ragazzo di Alessandria. E un altro, uno studente in agraria di Firenze, gli faceva eco: «Noi stiamo lavorando per dare vita a una cooperativa agricola, in Toscana. Essa sarà produttiva se romperà con i metodi di produzione e di mercato esistenti, se come tecnici sapremo rapportarci al movimento contadino in forme del tutto diverse. Non siamo infatti tecnici in senso stretto, anche perché la scuola ci ha insegnato ben poco ad esserlo. Se ci limitas siano a dare un'assistenza nelle campagne, senza portare avanti un discorso di politica culturale alternativa, non cambieremmo niente ». Piovono le critiche: sulle difficoltà di credito e di finanziamento alle nuove aziende cooperative, sulle indicazioni che dovrebbero venire dalle Regioni riguardo alla «285» (ma nessuna Regione ancora le ha fatte), sulle «ridicole» possibilità di finanziamento previste dalla legge, sulla «impressionante riduzione» degli stanziamenti a favore dell'agricoltura, sulle ambiguità relative alla formazione professionale. Si proclamano anche abbozzi di autocritica: sull'inadeguata discussione del ruolo della donna nelle campagne, tradizionalmente supersfruttata e legata alla funzione riproduttiva, alla trasmissione dei valori maschili, alla conservazione della proprietà e alla conduzione della famiglia, soprattutto da quando l'emigrazione ha spopolato le campagne degli uomini. Domani — forse con un documento che raccoglierà i materiali elaborati dalle diverse commissioni di lavoro — si concluderà la manifestazione. Liliana Madeo « La Stampa » di oggi 16 ottobre 1977 è uscita in 521.0"') esemplari LA STAMPA Direttore responsabile Arrigo Levi Vicedirettori Carlo Casalegno Tino Neirorti Editrice LA STAMPA S.p.A. Presidente Giovanni Giovannini Amministratore Delegato e Direttore Generale Umberto Cuttlca Consiglieri Giulio De Benedetti, Vittorino Chlusano, Carlo Masseroni. Cesare Romiti Sindaci Alfonso Ferrerò (presid.), Pierluigi Bertola, Secondino Riolfo © 1977 Editr. LA STAMPA S.p.A. Copie G.E.C. stampate In (ac.limile SpA, via Tlburtlna 1099. Roma CERTIFICATO N. DEL 22-12-1976

Luoghi citati: Alessandria, Firenze, Irsina, Italia, Lucania, Roma, Toscana