Carter e Torrijos unanimi verso l'accordo sul Canale di Panama

Carter e Torrijos unanimi verso l'accordo sul Canale di Panama Test per il Presidente Usa contrastato dal Congresso Carter e Torrijos unanimi verso l'accordo sul Canale di Panama (Dal nostro corrispondente) New York, 15 ottobre. Fra qualche giorno i panamensi saranno chiamati alle urne per approvare o respingere, con un referendum, il nuovo trattato stipulato con gli Stati Uniti che stabilisce la restituzione del Canale, alla fine del secolo, alla piccola Repubblica. Da alcuni giorni sono iniziate le udienze della speciale commissione senatoriale americana che deve avviare i lavori per la ratifica parlamentare del trattato, richiesta dalla Costituzione degli Stati Uniti. Questi due avvenimenti sono lo sfondo e la ragione dell'incontro di ieri ira Omar Torrijos, capo del governo e leader di Panama, e il presidente americano Carter. Entrambi avevano interesse a mostrare accordo, relazioni cordiali, e un'interpretazione chiara e unanime delle clausole più delicate del trattato. Lo hanno fatto con le strette di mano, i gesti confidenziali, le dichiarazioni. Sia il capo del governo di Panama sia il presidente degli Stati Uniti sanno di doversi confrontare nei rispettivi Paesi con forti coalizioni ostili. A Panama Torrijos è criticato da sinistra perché il Canale verrà restituito solo tra 23 anni, e perché, a giudizio di alcuni gruppi di estrema sinistra, l'influenza americana è tutt'altro che eliminata. A Washington il partito repubblicano sta cercando di mettersi alla testa dell'opposizione alla ratifica del trattato, identificando l'intero partito con la sua ala conservatrice, ignorando l'approvazione calorosa che lo schema di trattato ha avuto da parte dell'ex presidente Ford e il sostegno offerto, con qualche condizione, ma con chiarezza, dall'ex segretario di Stato Henry Kissinger. Guida la battaglia anti-Carter e anti-Panama il senatore Dole, l'ex candidato repubblicano alla vicepresidenza che si è in questo modo drammaticamente distaccato da Ford e sta guidando il suo partito verso « l'angolo di destra », com'è stato detto da molti commentatori. A sostegno di Dole, e dei repubblicani conservatori che hanno già cspresso la propria opposizione, c'è la cascata di slogan, non sempre politicamente solidi ma spesso efficaci, dell'ex attore e simbolo del conservatorismo americano Ronald Reagan. E vi sono anche alcuni senatori democratici. Molti dubitano che sia saggia la mossa del partito repubblicano, che ha sempre avuto nelle sue file un ampio schieramento liberale e liberale-democratico (lo dimostra la presa di posizione dell'ex presidente Ford in favore di Carter), che ha deciso di identificarsi del tutto con l'opposizione al trattato e dunque con la parte più chiusa dello schieramento politico americano. Le posizioni estreme sono sempre minoritarie, nella tradizione americana, e il vantaggio politico dell'iniziativa resta certamente discutibile. D'altra parte, anche per i ricercatori di opinione, resta incerto l'orientamento dell'elettorato americano su questa delicata questione e, di riflesso l'orientamento dei senatori, una parte dei quali, a poca distanza dal voto su Panama, dovrà affrontare la prova delle cosiddette « elezioni di mezzo termine ». Com'è noto la ratifica di un trattato internazionale richiede, secondo la Costituzione americana, la maggioranza dei due terzi. Per questo Carter e Torrijos sono comparsi insieme, cercando di confermare, con l'immagine della cordialità, l'impressione che un accordo solido sia stato effettivamente raggiunto, e non solo un insieme di clausole diplomatiche. Ma i due uomini di Stato, ciascuno rivolgendosi all'opinione pubblica del pro¬ prio Paese, hanno voluto fare, insieme e separatamente, alcune precisazioni che significano: non c'è nessun trucco, nessun rischio, nessun accordo segreto o intenzione nascosta. Per Torrijos il problema è di far capire bene ai suoi eventuali avversari che il dìritto americano d'intervenire in difesa del Canale e della sua neutralità, così come è stabilito nel trattato, non potrà mai significare una porta aperta negli affari di Panama. Carter ha dovuto invece rispondere all'insinuazione fatta circolare dal senatore Dole, il quale dichiarandosi in possesso di fonti privilegiate ha detto che gli Stati Uniti avrebbero le mani legate se fosse necessario un intervento d'emergenza nella zona del Canale. Dole afferma infatti di sapere che il trattato, nella stesura concordata fra gli ambasciatori Lìnowitz e Bunker, da parte americana, e la delegazione panamense guidata da Torrijos, è una rete di sicurezza per Panama e una barriera di ostacoli per le truppe americane. Comparendo in televisione accanto a Torrijos, il presidente degli Stati Uniti ha ripetuto, leggendo dal testo dell'accordo, che non vi sono limiti alla responsabilità americana d'intervento se la neutralità del Canale o l'accessibilità ad esso per tutti i Paesi del mondo fosse compromessa per qualsiasi ragione. Carter ha cercato nella presenza del generale panamense l'autenticazione visiva e formale delle sue parole. Torrijos, da parte sua, ha tenuto a rafforzare la presa della sua immagine sul Congresso e sull'opinione americana utilizzando un vantaggio psicologico certamente utile, per un uomo che è stato frequentemente descritto come un amico di Fidel Castro. Torrijos, infatti, è arrivato a Washington da Tel Aviv, dopo alcuni giorni di una visita che le parti interessate hanno definito molto cordiale. E ha tenuto a far sapere agli americani che gli esperti agricoli che lavorano a Panama non sono agenti cubani, come si sente spesso dire in America, ma sono tecnici d'Israele. Il dibattito sulla ratifica del trattato sarà la prova del fuoco per l'amministrazione Carter in politica estera, e darà la misura non solo dell'immagine del prestigio presidenziale nel Paese, ma anche del tipo di relazione che il presidente sarà stato capace di costruire con il Congresso (a maggioranza democratica) e con il suo partito. Gli esperti di questo complesso quadro politico prevedono molti ostacoli, molti problemi, qualche evento imprevisto. Ma, alla fine, una vittoria di Carter e la ratifica del trattato. Furio Colombo Washington. Jimmy Carter con il presidente panamense Torrijos (Telefoto Ansa)