Carter: "mobilitazione,, sul problema energetico di Furio Colombo

Carter: "mobilitazione,, sul problema energetico Appassionato messaggio del presidente Usa Carter: "mobilitazione,, sul problema energetico (Dal nostro corrispondente) New York, 13 ottobre. «La mobilitazione morale che io vi ho chiesto in passato, che io vi chiedo ora sul problema dell'energia, è come la mobilitazione per, una guerra». Con questa frase, che rivela l'emozione del messaggio e l'impegno non solo morale ma anche politico, il presidente Carter ha toccato il punto più importante e anche il più delicato della conferenza stampa di oggi. Carter ha infatti voluto riproporre con forza agli americani la necessità di una nuova politica energetica. «Il sistema nel quale viviamo — ha detto Carter — è quello della libera impresa e della libera concorrenza. Ma nella rete di legami che crea questo tipo di civiltà c'è un anello interrotto, un anello che è stato troncato al tempo dell'embargo petrolifero». L'Opec, ha detto Carter, stabilisce i suoi prezzi e questi prezzi non sono in relazione col mercato, creano situazioni anomale, che richiedono soluzioni di tipo straordinario, «richiedono la mobilitazione (sono di nuovo parole del Presidente) per evitare di essere mai più colti di sorpresa, per orientare la nostra economia non solo verso il risparmio ma anche verso la disponibilità di risorse alternative, e infine per attrarre quanti più. Paesi amici e alleati nello sforzo di questa mobilitazione». Il presidente ha fatto intendere che avere una politica dell'energia in questi anni è ancora più importante, o almeno altrettanto importante, che avere una politica delle armi e della difesa. In questo modo ha implicitamente collegato lo sforzo, ben riuscito, che lo ha visto protagonista di una schiarita nel rapporto con i sovietici e nel problema arabo-israeliano, con la dura sconfitta che proprio negli stessi giorni egli ha subito nel braccio di ferro con il Senato per l'approvazione del cosiddetto «pacchetto delle leggi sull'energia». Infatti, mentre il presidente si guadagnava i titoli nelle prime pagine dei giornali nel mondo per il suo dinamismo in politica estera (incontri con Gromyko, incontri con Dayan, discorso alle Nazioni Unite), Carter ha avuto molto meno fortuna in politica interna. E l'intera vicenda si è svolta in un modo che i commentatori della politica americana considerano mal preparato e mal condotto. Da alcune settimane, infatti, lo staff della Casa Bianca aveva presentato sia alla Camera che al Senato un gruppo di provvedimenti che voleva essere il primo atto della politica sull'energia del presidente. Il punto cruciale di questa fase legislativa avrebbe dovuto essere l'imposizione di un tetto ai prezzi del gas naturale che viene utilizzato, o che si intende utilizzare sempre più negli Stati Uniti come una delle risorse per limitare l'importazione di petrolio. Carter e i suoi collaboratori avrebbero voluto impedire speculazioni sul prezzo di nuove fonti energetiche alternative proprio mentre esse vengono poste al centro dell'attenzione del mercato come strumenti di difesa contro i «prezzi artificiali» (sono parole della Casa Bianca) del petrolio arabo. La Camera nelle scorse settimane ha rapidamente approvato a largo margine le prime proposte governative sulle risorse naturali. Al Senato si è invece fatta sentire con forza quella che viene definita la «lobby del petrolio», che ha interesse a evitare qualunque intervento governativo nella politica dei prezzi. E' iniziata una grande battaglia, proprio nei giorni in cui il presidente era impegnato alle Nazioni Unite, e subito le forze favorevoli al progetto della Casa Bianca si sono trovate in difficoltà. Allora due appassionati sostenitori della limitazione dei prezzi, i senatori Abourezk e Matzenbaum, pensando di smuovere con la tenacia gli ostacoli anti-Carter, hanno dato vita ad un ostinato «filibustering», la tecnica dei discorsi senza fine, introducendo 508 emendamenti al complesso di leggi. Sono trascorsi alcuni giorni duri e confusi, e alcune sedute sono durate anche trentasette ore consecutive. Ma l'iniziativa di prolungare senza fine il dibattito aveva allarmato il leader democratico al Senato Robert Byrd. Byrd è vicino al Presidente sul problema dell'energia. Ma ha temuto di vedere sfidata la sua guida sul partito di maggioranza. A Byrd è sembrata urgente la necessità di un intervento di Carter. «La legge sull'energia, così come è stata presentata, per ora è perduta — ha detto —. Non vedo perché dovrei perdere il controllo sul Senato». C'era una sola possibilità di bloccare il «filibustering» dei volontari sostenitori di Carter che, nell'opinione di Byrd, erano più dannosi che utili. Questa possibilità consisteva nell'intervento personale del vicepresidente Mondale che, secondo la Costituzione, è il presidente del Senato e il solo capace di avviare una procedura che può eliminare mano a mano gli emendamenti che vengono presentati. Il vicepresidente Mondale si è recato al Senato e secondo le istruzioni avute da Byrd ha infatti annullato a uno a uno più di duecento degli oltre cinquecento emendamenti presentati dai senatori alleati di Carter. Questi senatori si sono sentiti traditi e hanno accusato il Presidente di averli isolati. Per questo il Presidente nella conferenza stampa di oggi si è rivolto direttamente al Paese sopra la testa dei legislatori, e qualcuno dubita della utilità di questa politica. Alla Casa Bianca dicono invece che si apre con questa conferenza stampa una nuova stagione in cui le cose saranno fatte con più coordinamento e miglior successo. Furio Colombo Il presidente Carter

Persone citate: Byrd, Dayan, Gromyko, Mondale, Robert Byrd

Luoghi citati: New York, Stati Uniti