Camacho: "Con il patto ci accingiamo a costruire una società migliore,, di Mimmo Candito

Camacho: "Con il patto ci accingiamo a costruire una società migliore,, Positivo giudizio del sindacato all'accordo di Madrid Camacho: "Con il patto ci accingiamo a costruire una società migliore,, (Dal nostro inviato speciale) Madrid, 12 ottobre. Se c'erano dubbi e attese sulla reazione dei sindacati al «patto della Moncloa», stamattina Marcelino Camacho ìia cancellato ogni preoccupazione. «E' un accordo storico — ha detto il leader delle Comisiones Obreras —. La democrazia era in una orisi gravissima, stavamo per perdere il pane e la libertà. Ora abbiamo superato queste due paure e ci accingiamo a costruire una società migliore». Tanto ottimismo apparirebbe fin sorprendente, in un quadro polìtico fluido come è ancora questo spagnolo, se non fosse motivato da esigenze tattiche di partito e se non fosse accompagnato da una serie puntigliosa di precisazioni e dissensi. Vediamo le esigenze tattiche. Comisiones Obreras sono probabilmente la più forte centrale sindacale spagnola: affermano di avere oltre un milione e mezzo di affiliati, contendono ai socialisti dell'Union General de Trabajadores la leadership del movimento operaio organizzato. Le Comisiones, anche se raccolgono al proprio interno quadri e militanti di origine politica composita, esprimono posizioni sindacali le più vicine al partito comunista: tutti gli iscritti del pce sono anche membri delle Comisiones, il segretario generale Camacho è deputato del pce. E' errato parlare qui di «cinghia di trasmissione» del partito comunista, perché la realtà di oggi è più complessa e i rapporti tra sindacato e partito si collegano ad una linea di azione abbastanza elastica, soprattutto come effetto della seria concorrenza che crea ora l'Ugt. Tuttavia, non si dice altro che la verità se si af¬ ferma che l'influenza politica del pce sull'azione sindacale delle Comisiones è quasi sempre determinante: e che pur nella varietà delle tattiche elaborate dai due comitati direttivi, la ricerca di una strategia comune appare obiettivo costante del collegamento che c'è nei fatti tra organizzazione di partito e confederazione dei lavoratori. Il chiarimento del ruolo e della struttura politica delle Comisiones Obreras spiega il giudizio dì Camacho sul «patto della Moncloa». Questo accordo di programma tra governo e opposizione lia segnato una vittoria polìtica del pce: ha superato infatti il dialogo ristretto ai due maggiori partiti — Union di Suarez e psoe di Gonzalez — allargando lo spazio di una responsabilità di decisione politica generale anche ai comunisti. Ha cioè rimesso in gioco il pce, uscito piuttosto male dalle elezioni, aprendo una qualche via a quel «governo di emergenza» che è da sempre l'obiettivo di Carrìllo. Non è dunque un caso se i più soddisfatti dell'accordo di domenica siano apparsi i comunisti, e i più perplessi e a muso lungo i socialisti. E perciò non è nemmeno un caso se le Comisiones sono la prima centrale a esprimere un giudizio sul «Patto». Venendo subito allo scoperto, le CC. OO. finiscono infatti per condizionare la centrale socialista dell'Ugt, che ha convocato i suoi organi direttivi solo per sabato e che ora dovrà tener conto che una corrente tanto forte del movimento operaio appoggia le scelte dei partiti politici. A questo punto, anche se l'Ugt di Nicolas Redondo ripeterà i distinguo e la cautela che ha già espresso Gonzalez, è però assai difficile che si arrischi ad assumere posizioni molto dure o al limite della rottura. Farà magari la voce grossa, per guadagnarsi più simpatie tra i lavoratori, ma dovrà accettare quello che la concorrenza e il partito al quale ideologicamente si richiama (appunto il psoe) hanno già accettato. L'analisi di questo quadro tattico non è elemento secondario del grande confronto politico su cui si sta costruendo l'uscita della Spagna dall'eredità della dittatura. Il governo di Suarez ha scelto, e portato a termine, il dialogo con i partiti dopo che era fai- lito il suo primo tentativo di un dialogo con i sindacati: questo vuol dire che la resistenza che gli ha opposto un fronte diviso e composito come quello politico - parlamentare è stato inferiore a quella che gli stava opponendo un fronte unitario di classe come quello sindacale. Il cambio prodigioso che sta vivendo la Spagna non ignora le contraddizioni ancora drammatiche di un processo politico che trova la sua origine non lontana nella stessa dittatura; e le forze economiche e le resistenze che dominavano durante il franchismo sono oggi largamente presenti dentro la stessa coalizione di governo. Si arriva così alla serie puntigliosa di precisazioni esistenti che stamane hanno espresso le Comisiones. Detto dell'adesione del sindacato alla parte politica deilaccordo (democrazia dentro e fuori della fabbrica, impegno a una distribuzione equitativa del peso dell'austerità), Camacho ha respinto come «insufficienti», «inadeguati», «inammissibili» quasi tutti i punti economici del «patto della Moncloa»: dal tetto salariale, al sussidio di disoccupazione, alle esigenze della piccola e media impresa, alla libertà di licenziamento nei posti di lavoro dove si riesca ad ottenere un aumento superiore al congelamento salariale. Se si vuole, tutta la parte strettamente sindacale è messa in diretta contestazione. Oggi Camacho è stato assai chiaro sui desideri del movimento operaio: «Abbiamo sempre rifiutato, e lo rifiutiamo anche oggi, ogni patto sociale. Noi crediamo che l'accordo concluso domenica tra governo e partiti sia qualcos'altro, qualcosa di più: cioè l'adesione a un principio di trasformazione del modello di sviluppo seguito dal nostro Paese in tutti questi anni, pur restando sempre nell'ambito dell'economia di mercato». Rifiuto dunque della politica dei redditi, e rifiuto d'un controllo salari-prezzi che serva solo ad aggiustare i guai dell'inflazione senza incidere sulle cause che producono la crisi. Ora, non v'è dubbio che i rischi di trasformare il «patto della Moncloa» in un «patto sociale» sono alti: la reazione di Camacho e, certamente, delle altre centrali sindacali tende a preparare già adesso un fronte di opposizione. Le possibilità di manovra e di resistenza debbono però scontare due fattori negativi: la profondità della crisi, i contrasti assai severi tra comunisti e socialisti a livello politico e a livello sindacale. Ci sono d'altronde alcuni segni che la realtà del «patto della Moncloa» abbia già una sua forza persuasiva in alcuni settori: da Francoforte arriva stamane la notizia che un consorzio di banche europee apre alla Spagna un credito di trecento milioni di dollari, a un tasso d'interesse che ha un margine del sette per cento sul livello attuale del mercato interbancario di Londra; un'altra indiscrezione raccolta negli ambienti finanziari di Madrid ci fa sapere che un secondo consorzio internazionale di banche, a maggioranza americana, si appresta a concedere alla Spagna un altro credito, per mille milioni dì dollari, a un interesse del sei per cento ammortizzabile in dieci anni. Forse il «patto della Moncloa» non è un «patto sociale»; certamente sembra operare come se già lo fosse. Mimmo Candito

Luoghi citati: Francoforte, Londra, Madrid, Spagna