«Cavalleria» e «Iris» per le grandi voci

«Cavalleria» e «Iris» per le grandi voci «Cavalleria» e «Iris» per le grandi voci P. MASCAGNI «Iris». Orchestra e coro del Teatro dell'Opera di Roma diretti da G. Gavazzali. Soli: Petrella, Di Stefano, Meletti. Christoff. « Cavalleria rusticana ». Orchestra e coro del teatro « Alla Scala » d Milano diretti da A. Volto. Soli: Simionato, Di Stefano, Carturan, Guelfi. Quattro dischi monaurali Cetra « Opera live» Sigla LO-15/4. (I. v.) Nella seconda serie delJ'« Opera live » della Cetra c'è un interessante accoppiamento discografico: quello di due opere mascagnane, « Cavalleria » ed « Iris », un melodramma quest'ultimo che fin dal suo primo apparire al Teatro Costanzi di Roma nel 1898 diretto dall'autore, fece versare fiumi d'inchiostro a critici, musicologi, esegeti, letterati e che poi scomparve quasi del tutto dalle scene quando l'epoca del verismo ebbe fatto il suo tempo e Mascagni il suo. Nei cataloghi ufficiali non c'era finora traccia dell'* Iris ». Con la registrazione di una celebre serata svoltasi al teatro dell'Opera di Roma (una delle poche con quest'opera negli ultimi 20 anni) diretta da Gianandrea Gavazzeni ed interpretata da Clara Petrella, Giuseppe Di Stefano, Boris Christoff e Saturno Meletti, anche l'« Iris » è alla portata dei melomani. Dell'« Iris », dall'inizio del secolo, fu detto di tutto, in bene ed in male. Nel dramma della piccola musmè giapponese strappata al padre cieco da Kyoto, mezzano del ricco Osaka, durante una recita di « pupi » modello Sol Levante e imprigionata in una casa di piacere nel Joshiwara, verismo e simbolismo sono così allacciati e frammischiati che è difficile venirne a capo. Nel rivestire di note l'incongruente libretto di Luigi Illica, Mascagni, com'era suo costume, ha cantato, sia pur con eccessiva enfasi melodrammatica, l'amore umano, la cupidigia, la voluttà, l'alba e il nascere del sole più che i significati simbolici che esso contiene e cioè la figura dell'arte che sfugge alle contaminazioni, l'innocenza che s'impone agli egoismi, ecc. Ne è venuta fuori un'opera inorganica e frammentaria, dotata di un certo fascino come una donna che ha più vezzi che beltà. Una melodia aperta ed ariosa, un'efficace armonia timbrica, un sinfonismo più ricercato del consueto, hanno formato quest'opera mascagnana di « stile floreale » che racchiude pagine notissime quali il reboante «Inno al sole », il canto di Jor « Apri la tua finestra » e la drammatica « aria della piovra ». Clara Petrella, la protagonista, una delle più acclamate cantanti del repertorio « tardo-verista » è apprezzabile soprattutto nelle qualità interpretative, legate al gusto dell'epoca e per la sua drammaticità. Degli altri artisti, tutti « grandi » bastano i nomi. L'incisione occupa 5 delle 8 facciate. Le altre 3 sono dedicate alla « Cavalleria rusticana » interpretata da una splendida Giulietta Simionato, da Di Stefano e Gian Giacomo Guelfi. Dirige il non dimenticato Antonino Volto. La registrazione fu effettuata nel 1955 al teatro Alla Scala di Milane.

Luoghi citati: Milano, Roma