Serrnvnlle Scrivia: tra macerie e rovine gli sforzi generosi per la ricostruzione

Serrnvnlle Scrivia: tra macerie e rovine gli sforzi generosi per la ricostruzione Serrnvnlle Scrivia: tra macerie e rovine gli sforzi generosi per la ricostruzione Il nostro inviato ci telefona da Serravano: Veniamo qui nell'Alessandrino per portare i primi aiuti dei lettori, sintomo di una solidarietà, che puntualmente si rinnova di fronte alle catastrofi. E veniamo qui per raccogliere testimonianze, frammenti dì storie, racconti della notte dell'apocalisse. C'è un sole splendido, caldo, un cielo senza frange di nubi. 1 segni dell'inondazione sono ancora lì, acquistano via via contorni precisi, tratti definitivi. Dove c'erano distese di campi, ecco paludi, acquitrini; le colline boscose verso la Liguria presentano larghe ferite, con labbra di melma. In più punti il terreno si è sollevato, è scivolato via. Il frutto di pazienti lavori è distrutto. Parecchie case sono sbriciolate, parecchie persone devono la salvezza a un insperato aiuto del caso, che le ha spinte a fermarsi prima di raggiungere una zona dove la terra si apriva o a fuggire da un angolo, che un istante dopo era sommerso dall'acqua o sepolto dalle macerie. Ed ora ci si aggira smarriti tra le rovine, si tentano bilanci, si compiono t primi passi verso la ricostruzione. Ma quanto tempo ci vorrà, quante energie dovranno essere spese per ridare accettabile volto umano a queste terre già perseguitate in altri tempi dalla sfortuna? Ecco Serravalle Serivia, ecco le colline degli Arlmanni, che sovrastano il paese. Sono scarnificate, lacerate da profonde unghiate. Sotto la furia dell'acqua è franata zona Cappellazza, è franata zona Crenna, località Fabbricone si è trasformata in un lago viscido, insidioso. Un centinaio di famiglie sono state costrette a fuggire dalle proprie abitazioni. In comune il sindaco Michelangelo Grosso e gli assessori hanno fatto preparare posti di ristoro, trasformato gli uffici in dormitori, istituito squadre di pronto intervento. Cento famiglie, cento drammi. Ascoltiamo qualche protagonista. Luigi Basso, guarda la sua casa, scuote il capo e ha un amaro sorriso. Ha 55 anni moglie e quat- irò figli. Da'. 1968 abitava in quell'edificio situato alla periferia del paese subito dopo una curva della statale per Genova. Una casa messa sù con amore, cure assidue. Adesso è parzialmente croilata. Tra le macerie sparse per un largo raggio s'intravedono frammenti di mobili, suppellettili, qualche libro. Il resto dell'abitazione è pericolante. Basso scuote il capo e dice: « Ho perso tutto, ma essere salvi è un miracolo certe volte ». / ricordi di quella notte tra giovedì e venerdì scorsi diventano fltlt, nitidi. « Sa, capivo che era una notte diversa. C'era qualcosa di strano. Il bosco, lassù dietro la casa sembrava un torrente, proprio così un torrente in piena. Poi verso le due ecco un colpo e tutto è tremato. La prima frana, ci era venuta addosso. Ho detto al miei di stare calmi, 11 ho riuniti in cucina che mi sembrava un posto tranquillo. Ma 1 colpi si susseguivano. Non c'era da perdere tempo. E così ho spinto tutti fuori, verso il cortile, Maurizio, il più piccolo è caduto, ha battuto 11 capo contro una pietra, mia moglie è svenuta. LI ho trascinati lontano. Appena in tempo, perché un istante dopo la casa è venuta giù ». E c'è Francesco Pallavicini, SI anni. Da sempre lavora un podere all'ingresso del paese. E così, dice, ha fatto suo padre e il padre di suo padre. Sono otto generazioni che si succedono sullo stesso terreno. Otto generazioni vuol dire secoli di lavoro tenace, attenzioni costanti. Ora il podere è un mare di fango, che ha sepolto, triturato duemila piante di viti. E c'è Raffaele Sbigottini che abitava nella parte alta di via Cappellazza. Tonnelalte di terriccio, tronchi d'albero, macigni sono piombati sulla sua casa, che ora sembra sventrata da un'esplosione. E lui, la moglie, il figlio st sono salvati soltanto perché erano usciti qualceh istante prima temendo il peggio. Vicende analoghe a quelle di Basso, Pallavicini e Sbigottini raccontano Carlo Simonacci e Lislndo Conte, Carlo Sancristofaro, Maria Teresa Gemma e Mario Gabella. O il podere distrutto o la casa a pezzi o danni minori, ma sempre la morte guardata in faccia, sfiorata, evitata per una serie di fortuite circostanze. Complessivomente distribuiamo tre milioni a 18 persone. Poco, è vero, di fronte ad un bilancio catastrofico, ma è un primo aiuto che può permettere di guardare all'immediato futuro con un pizzico di serenità. Gavl è sconvolta, sembra In stato d'assedio. I militari sono al lavoro. Via Mazzini, via Manserito sono invase da più di un metro di terriccio. E attorno ci sono case sventrate, case pericolanti. I danni superano i venti miliardi. A Pozzolo Formigaro, dove distribuiamo un milione e ottocentomila lire, la situazione appare migliore, ma, come ci dice il sindaco Bottazzi, parecchie imprese artigiane sono state colpite in modo duro. I campi della «Fraschetta » hanno un aspetto desolante. ci. gr. Fango e lacrime, la disperazione sembra poter prevalere

Luoghi citati: Fabbricone, Genova, Liguria, Pozzolo Formigaro, Serravalle