Cinquemila han detto addio a Chicco di Claudio Giacchino

Cinquemila han detto addio a Chicco I commossi funerali del ragazzo ucciso dalla follìa della madre Cinquemila han detto addio a Chicco Dietro la bara, stretto dalla folla, il padre impietrito - Tra le corone, una di fiori bianchi con la scritta "Papà e mamma" - L'orazione funebre nella chiesa di S. Croce - Istituita una fondazione per bimbi spastici che prenderà il nome del ragazzo - La madre trasferita in carcere ; domani sarà interrogata dal magistrato Mai le navate della piccola chiesa di S. Croce in piazza Fontanesi avevano raccolto tanta commozione, tanto dolore. La gente e venuta da tutta Vanchiglietta, e anche da altri quartieri; fin dalle 14 ha occupato i banchi e si è stretta silenziosa sulla soglia della parrocchia. Quanti sono giunti puntuali con l'inizio del rito funebre si sono dovuti accontentare di seguire l'omelia di don Giovanni Ballesio dagli scalini del sagrato. Oltre cinquemila persone hanno salutato per l'ultima volta il povero Chicco, scortandolo alla tomba. Il mesto corteo, colorato dai labari abbrunati del partito socialista, dal cuscino di garofani rossi sulla bara e cadenzato dalle note della banda musicale dell'Atm si è snodato lento sul lungo Dora e corso Novara, tacitando per alcuni minuti il frastuono del traffico. Così, sotto i raggi di un sole svogliato, si è consumato ieri pomeriggio l'atto finale della tragedia che ha distrutto la famiglia Rigola. Il padre, dott. Teresio, l'ha vissuto con coraggio, la sua volontà di stare fino all'estremo accanto al figlio è stata più forte della disperazione. Soltanto quando il feretro di noce scura è stato inghiottito dal buio del loculo e la pietra tombale è calata a negarlo per sempre alla vista, il dottore ha ceduto per un attimo all'angoscia, dando libero sfogo all'intimo martirio. L'orazione funebre di don Giovanni è durata mezz'ora: l'abitudine al triste ufficio non è comunque valsa ad allontanare dal parroco la commozione, più volte la voce dell'officiante è stata scossa da un singhiozzo faticosamente represso, più volte si è spenta in lunghe pause. Invocando la pietà, mai nominando la madre di Chicco, don Giovanni ha detto: « Siamo qui per piangere il crudele destino di un ragazzo, morto a 12 anni. Ucciso dalla follia, ucciso proprio dalle mani da cui aveva ricevuto le prime carezze, da cui aveva imparato a conoscere la gioia, l'amore ». Poi il sacerdote si è rivolto al dott. Rigola e chiamandolo per nome l'ha invitato a conti- nuare a credere nella vita: toccanti e misurate parole che sono piovute sul volto cerchiato di dolore del medico. Senza staccare gli occhi dalla bara il dottor Rigola si è appoggiato al banco, un amaro sorriso gli ha increspato per un attimo le labbra. Don Giovanni ha lasciato il microfono al prof. Antonio Polesenani, uno dei più cari amici della famiglia Rigola. Vincendo a stento l'emozione, ha annunciato che Chicco sarà ricordato con una fondazione per bimbi handicappati. « Amici e compagni di partito di Teresio abbiamo deciso di fare qualcosa perché Chicco non sia dimenticato. Creeremo un istituto intitolato alla memoria del piccolo Giuseppe Rigola per bambini spastici, suo padre ha accollo il nostro progetto, fin da ora se ne interesserà direttamente. La fondazione sarà, inoltre, un motivo in più perché il nostro sfortunato Teresio torni ad amare la vita. Per realizzare il programma occorreranno molti soldi: gli amici ed i compagni di fede politica si sono già autotassati, molti hanno tradotto in offerte i soldi delle corone ». L'invito era già stato accolto da tutti i conoscenti del dottor Risiila: poche le corone sul carro funebre, inviate dalla Fiat, dall'azienda tramviaria, dalla scuola elementare di Venaria intitolata al padre del medico, valoroso partigiano ucciso nel '42 dai fascisti nel deposito di tram dì via Monginevro, un solo cuscino di garofani rossi, mandato dal psl. Tra tutti, spiccava la raggiera di fiori bianchi annodata da una fascia viola con la scritta: « Papà e mamma ». Una dedica commovente. Malgrado gli abbia rubato l'unico figlio, malgrado in un lampo di follia gli abbia bruciato ogni fonte di felicità, il dottor Rigolo ha perdonato alla moglie. « Non l'abbandonerà al suo destino — affermano alcuni amici —. Si è lacerato il cuore piangendo Chicco e maledicendo Giuseppina, poi, a poco a poco, la coscienza lia avuto la meglio sullo strazio. Teresio stesso ha insistito perché al funerale fosse garantita, anche solo con une scritta, la presenza di Giuseppina. Se potesse, andrebbe a trovarla ». In serata la donna è stata trasferita dal centro di rianimazione delle Mollnette alle Nuove. Domani il sostituto procuratore dottor Savio comincerà, alla presenza del difensore, avvocato Mario Ambrosecchla, gli interrogatori. Nel prossimi giorni il perito psichiatra prof. Fornari inizierà a frugare nei fantasmi che hanno spinto una madre ad avvelenare con barbiturici ed un'iniezione di «Luminal» l'amatissimo figlio Per Giuseppina la degenza è trascorsa nel torpore e nell'Incoscienza, nessuno ha avuto ancora 11 coraggio di dirle che atto tremendo hanno compiuto le sue mani, né la donna ha chiesto notizie del ragazzo o del marito. Gli occhi opachi, le labbra serrate, Giuseppina non ha reagito neppure quando un agente le ha detto: «Su, signora, è giunto il momento di andare via di qui». Tranquilla, con gesti lenti, la donna si è preparata, ha seguito l'uomo in divisa senza nemmeno domandargli dove la conduceva. « Tutti i suoi movimenti — ha raccontato un sanitario — tradiscono indifferenza, forse rassegnazione. Impossibile capire se ricorda qualcosa, se si rende conto di aver ucciso suo figlio». Claudio Giacchino Tra la folla il padre di Chicco, dott. Rigola, e la nonna (che si asciuga gli occhi) stlddsdtgfitlac Tra la folla il padre di Chicco, dott. Rigola, e la nonna (che si asciuga gli occhi)

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