Usa-Urss, eurocomunismo che pensa l'uomo di Carter di Furio Colombo

Usa-Urss, eurocomunismo che pensa l'uomo di Carter Brzezinski analizza la politica estera Usa-Urss, eurocomunismo che pensa l'uomo di Carter (Dal nostro corrispondente) New York, 10 ottobre. In una intervista concessa ieri al giornalista e columnist inglese Jonathan Power e pubblicata sul Washington Post, Zbigniew Brzezinski, capo del National Security Counoil, ha offerto una ampia e meditata riflessione sui problemi internazionali, in uno stile disteso e quasi filosofico, che è un po' insolito per un personaggio politico di cosi alta responsabilità. L'apertura stessa dell'intervista ha incoraggiato Brzezinski ad una serie di riflessioni generali. Come conciliare l'egualitarismo verso il quale sembra muoversi il mondo e il perìcolo di una perdita di qualità nella vita quotidiana e nel confronto tra le Nazioni?, gli è stato domandato. Brzezinski ha risposto che la parola-chiave a lui sembra « equità ». Equità, secondo Brzezinski, sarebbe la somma di libertà ed eguaglianza. In altre parole, intende dire l'ex professore della Columbia University, quello che differenzia una eguaglianza basata sulla irreggimentazione è il concetto di una giustizia che non neghi mai le risorse individuali e lo spazio della libertà personale. Era naturale che questa domanda conducesse immediatamente all'altra, cioè sul rapporto fra gli Stati Uniti e la possibile crescita del comunismo internazionale. Jonathan Power, in particolare, ha chiesto a Brzezinski se gli americani non vedano un pericolo nella progressiva inclinazione verso il comunismo dei Paesi del Terzo Mondo. Brzezinski ha risposto con una domanda: che cosa significa la parola comunismo, oggi? Significa un rapporto privilegiato con l'Unione Sovietica? Significa un ritorno allo stalinismo? Significa l'adozione di una stretta ideologia marxista-leninista? Brzezinski ha detto di non credere che nelle parti del mondo in via di sviluppo si stia assistendo ad un fenomeno di espansione dell'ortodossia comunista. « Nella maggior parte dei casi, il comunismo è una forma di nazionalismo, che ha ben pochi legami con l'Unione Sovietica e rappresenta piuttosto una ricerca di identità e di rottura netta con il passato, che di solito è un passato colonialista ». L'intervistatore, a questo punto, ha posto a Brzezinski la domanda-chiave: che cosa accadrà se gli eurocomunisti arriveranno al potere? Brzezinski ha risposto spezzettando il suo pensiero in una serie di punti. Ha detto: per prima cosa, non lo desideriamo; in secondo luogo, vogliamo avere fiducia nel buon senso e nel tradizionale orientamento democratico dei Paesi europei; in terzo luogo, noi non vogliamo affrontare il problema dell'eurocomunismo con una durezza frontale c'>e potrebbe trasformarlo in simbolo nazionale. Noi ci ren¬ diamo conto che l'eurocomunismo è soprattutto una parola, un simbolo, dietro il quale vi sono situazioni e fenomeni molto diversi, che dovranno essere esaminati e giudicati in modo diverso, secondo le circostanze locali e storiche. L'intervistatore ha voluto sapere, a questo punto, se il capo del National Security Council degli Stati Uniti non pensa che siano necessari tentativi aperti o scoperti di ostacolare una eventuale avanzata dell'eurocomunismo. Brzezinski ha precisato che un uomo politico non fa promesse su problemi di questo genere e che non esistono prese di posizione che non siano in relazione immediata con i fenomeni teorici nei momenti precisi in cui essi si presentano. « I cambiamenti — ha detto Brzezinski — hanno tante facce. Ma noi crediamo fermamente nella non interferenza». Jonathan Power ha incalzato con una domanda ancora più delicata: se i partiti comunisti italiano e francese seguono le regole della democrazia secondo la tradizione di quei Paesi, lei intende assicurare che non ci sarà alcun intervento? La risposta di Brzezinski ha richiamato in questo punto lo spirito di riflessione generale e filosofico su cui il capo del National Security Council ha cercato di mantenere tutta l'intervista. Infatti ha detto testualmente: « Se qualcuno mi chiede di promettere in questo momento che non piechierò mai mia moglie, troverei una simile proposta offensiva ». Brzezinski ha quindi discusso col suo intervistatore del Sudafrica, del problema generale dell'assetto africano, del problema dei rapporti con l'Unione Sovietica e Jet problema delle armi nucleari. Quanto all'Unione Sovietica è stato fatto osservare a Brzezinski di avere scritto in passato che « lo stalinismo ha forse salvato il mondo da un pericolo ancora più grande ». « Volevo dire — ha replicato Brzezinski — che l'imperialismo russo è un pericolo ancora più grande dell'ideologia». Con queste parole Brzezinski ha inteso spiegare che probabilmente lo stalinismo, creando una serie di problemi e di drammi interni di enorme portata, ha deviato possibili disegni di espansionismo sovietico nella politica internazionale. Vuole dire che farebbe comodo mantenere una forma di stalinismo?, è stato chiesto dall'intervistatore. « No — ha risposto Brzezinski —, la storia sì svolge secondo certi cicli che non sono ripetibili, e non è mai desiderabile richiamare in vita ì fantasmi. Oggi le Grandi Potenze sì stanno muovendo, i russi come noi, nel concetto pluralistico d'una comunità globale in cui ciascuno ha verso tutti le proprie responsabilità ». Sul problema della possibilità d'una maggiore democratizzazione della vita sovietica, Brzezinski ha voluto ripetere un concetto che è ormai al centro della politica carteriana: il punto obbligato del momento sono certamente i diritti umani. «Ma noi non siamo crociati ciechi. Noi sappiamo che la storia e le condizioni sociali e ambientali contano molto sulla vita e l'organizzazione interna di ciascun Paese. Quello che cerchiamo di fare è di allargare per tutti gli spazi della libera espressione, senza interferire nella vita interna degli altri». Furio Colombo

Luoghi citati: New York, Stati Uniti, Sudafrica, Unione Sovietica