Baronchelli trionfa nel diluvio

Baronchelli trionfa nel diluvio Il Giro di Lombardia è stato flagellato dal maltempo Baronchelli trionfa nel diluvio Giambattista vincendo per distacco si è preso la rivincita di una stagione assai sfortunata - Francesco Moser (13°) a 3'31" Soltanto 26 corridori (su 114) hanno terminato la corsa (Dal nostro inviato speciale] Como, 8 ottobre. Tempo da lupi, tempo da fiamminghi. Ma II più fiammingo di tutti oggi è Giambattista Baronchelli, che sotto il diluvio ritrova all'Improvviso se stesso e vince nel solo modo In cui lui può vincere, cioè per distacco. La sua squadra mette In trappola Moser, Baronchelli mette k.o. tutti, liberandosi dalla concorrenza con strattoni violenti, degni di un campione vero. L'ultimo trionfo per distacco al Giro di Lombardia risale a cinque anni fa: e quel giorno il vincitore si chiamava Eddy Merckx, ex » campionissimo » che ora fatica a trovare un contratto. Ma era un altro ciclismo. Il ciclismo di oggi si chiama Moser e Saronnl, Maertens e De Vlaemlnck. Ma torna a chiamarsi anche Baronchelli, che dà finalmente un calcio alla sfortuna e riesce ad accorciare le distanze dal suo nemico Francesco Moser, distanze che dopo San Cristobal sembravano essersi allungate a dismisura. La « Sanremo » era andata a Raas, la ■ Roubaix » a De Vlaeminck, il Giro d'Italia a Pollentier, il Tour — disertato dai « big » di casa nostra — a Thevenet: grazie a Baronchelli II trionfo di Moser in Venezuela non resta una fiammata in mezzo a tanto grigio; grazie al suo exploit di oggi, In una corsa massacrante che valeva come rivincita del campionato del mondo, Il nostro ciclismo conclude In modo trionfale una stagione cominciata con sconfitte a catena. Sembrava che la sfortuna gli si fosse appiccicata addosso; sembrava che Gibì non riuscisse a liberarsene: la brutta caduta a Leffe, dopo II Giro d'Italia concluso alle spalle di Merckx; una malattia al fegato, l'anno dopo; l'incidente, a San Cristobal, che lo mette k.o. alla vigilia del « mondiale ». Al campionato italiano Baronchelli, a un chilometro dal traguardo, è ancora solo In testa, viene raggiunto e superato proprio in extremis e piange di rabbia, anche se a vincere è un suo compagno di squadra, Paolini. E intanto quel Saronnl che cresce, ha solo vent'anni ma vince più di lui, Glbi scivola indietro e si convince che per tornare in prima fila, per ritrovare credibilità, deve Imporsi In una grande » classica » alla maniera di Merckx: un trionfo acciuffato per I capelli al Giro di Lombardia, l'ultima vera corsa della stagione, oppure un inverno amaro, a pensare a ciò che poteva essere e non è stato. Baronchelli centra II più grosso obiettivo della sua carriera dopo essere stato per sette, lunghe ore In sella sotto la pioggia, a tratti torrenziale, su strade viscide e In certi punti letteralmente invase da torrenti d'acqua. In parte, copia il Moser di San Cristobal: prima la squadra lavora per lui, poi Glbi vede attorno a sé facce stanche e piazza la botta decisiva, staccando sull'ultima salita l'unico che era riuscito a resistergli e che avrebbe anche potuto beffarlo in volata, I! belga De Wltte. Intanto Maertens controlla De Vlaemlnck e De Vlaemlnck controlla Maertens, mentre Moser — sempre più solo — manda al diavolo tutti e anche la corsa. Un Giro di Lombardia crudele (soltanto 26 arrivati su 114 partiti, quasi un record) ma anche per questo più « vero », con campioni in prima fila per selezione automatica e gli altri indietro, ad arrancare, prima di ritirarsi. Abbandona quasi subito Thevenet, ha forti dolori allo stomaco, accentuati dal freddo e dalla pioggia: lungo i primi tornanti della salita verso Sormano scivola in coda, procede per un po' a zig-zag, poi scende di bicicletta. Per lui il Giro di Lombardia è già finito. Per gli altri, invece, non è ancora cominciato. CI sono in fuga due comprimari, Calumi e lo spagnolo Viejo, restano avanti a soffrire inutilmente per quasi 150 chilometri, ma il loro destino è segnato, vengono ripresi e Calumi, stremato, abbandona. Sul Passo d'Intelvi comincia la corsa vera, la corsa di Baronchelli e della sua squadra. Saronnl allunga In salita, provoca la selezione, In testa si forma un gruppetto di una ventina di corridori, con tutti i più forti. Nella successiva discesa cerca di allungare Moser, si ri- schia ad ogni curva, chi non è uno specialista è nei guai: più nei guai di tutti è Beccia, che cade picchiando il ginocchio sinistro, zoppica ed è costretto al ritiro. Moser impreca, Beccia avrebbe potuto essergli utile e non c'è già più. La Scic continua il suo lavoro ai fianchi: stavolta attacca Panlzza, In compagnia di De Muynck. Moser deve fare un grosso sforzo per riportare su di loro il grup- petto dei migliori, anche perché ovviamente De Vlaeminck non collabora. Mancano 28 chilometri all'arrivo e stavolta ci prova Saronnl: attacca, fora, insegue, si riporta sul primi e prova ancora ad andarsene. Moser ha accanto a sé Edwards (che però riesce a dargli poca collaborazione) e Fabbri (rientrato da poco, dopo un duro Inseguimento). Non è più il Moser di San Cristobal, ma anche se lo fosse forse sarebbe lo stesso: senza squadra non si vince. Dopo averlo lavorato ai fianchi, Baronchelli decide che è il momento del k.o.: mancano 19 chilometri a Como, Gibì scatta assieme a Panlzza, ai due riescono ad accodarsi De Witte, Vandi e Fabbri, che ovviamente si fa portare a rimorchio. Moser stavolta non reagisce: un po' perché ha ormai il fiato corto, un po' perché a quel punto la presenza di De Vlaeminck e Maertens, entrambi sprinters di valore, si fa minacciosa. De Vlaeminck non tira ed ha l'alibi, in fuga c'è anche De Witte; Maertens non ha l'alibi ma non tira lo stesso. E a questo punto Moser si arrende, faticare per gli altri non gli va proprio. Può solo sperare, in cuor suo, che non sia proprio Baronchelli, il suo grande nemico, a vincere. Ma Baronchelli oggi vola. Gibì fa un altro scatto e stavolta gli resiste soltanto De Witte, mentre Panlzza dietro lo aiuta a fare il vuoto. Sul Colle di San Fermo Gibì allunga ancora. De Witte si alza sui pedali, cerca disperatamente di stargli a ruota, ma perde dieci metri, poi venti e cede quasi di colpo, viene raggiunto da Vandenbroucke, Bitossl, Panizza, Vandi e Zoetemelk. Moser, De Vlaeminck e Maertens, invece, scivolano sempre più indietro, a loro la corsa, a questo punto, non interessa più (arriveranno a tre minuti e mezzo, dando alla loro sconfitta il sapore della disfatta). Baronchelli è solo, pedala ai cinquanta orari sotto una pioggia che non gli ha mai dato respiro, ormai nessuno può batterlo. Spunta sul rettilineo conclusivo, si volta, si volta ancora, non gli sembra vero, sorride. Dopo tanta sfortuna, un trionfo che vale. Moser è campione del mondo, ma lui è di nuovo un campione. Maurizio Caravella Ordine d'arrivo: 1) Giambattista Baronchelli (Scic), km 257 In 7 ore 03', media km 36,454 orari; 2) Vandenbroucke a 1'07"; 3) Bitossl; 4) De Witte; 5) Panizza; 6) Vandi; 7) Zoetemelk; 8) De Muynck a 2'05"; 9) Perletto; 10) Fabbri a 3'03"; 11) Edwards a 3'26"; 12) Maertens a 3'31"; 13) Moser; 14) Saronnl; 15) De Vlaemlnck. Como. L'arrivo solitario di Giambattista Baronchelli, trionfatore sotto la pioggia (Telefoto)