Scongiurare lo sfasciume del suolo di Giorgio Martinat

Scongiurare lo sfasciume del suolo Scongiurare lo sfasciume del suolo (Segue dalla 1* pagina) oltre 250 di Danimarca e Olanda. Soltanto ora, forse, che una parte delle competenze in materia è stata trasferita alle Regioni, potremmo risalire in qualche modo lungo questa scala umiliante. «Perché la questione di fondo — dice Villa — è quella dei bacini imbriferi montani. E' qui che nasce la violenza delle acque ed è qui che va imbrigliata, all'origine. Negli Stati Uniti io hanno perfettamente capito: il Soil Cornervation Service americano dal 1935, anno della sua costituzione, risana una media di SO bacini montani all'anno, con centinaia di dighe di ritenuta, casse di espansione, argini fluviali, briglie. Da noi, il nulla, o quasi». Fino a qualche anno fa, erano proprio le povere popolazioni montane a costituire il primo presidio contro le calamità naturali. Erano i contadini a conservare i rii e tenerli puliti, assicurando il regolare deflusso; a terrazzare i ripidi pendii in modo da imbrigliare l'impeto delle acque piovane; a custodire il patrimonio boschivo contro i disboscamenti. Spontaneamente, insomma, provvedevano alla « corrivazione » delle acque, cioè a regolarne la velocità di discesa lungo i fianchi delle montagne, in modo che non arrivassero a valle con impeto distruttivo. Oggi la montagna è deserta, i rii interrati, le terrazze scomparse, i boschi decimati. Il presidio naturale della montagna ha abbandonato il suo posto per scendere verso le fabbriche della pianura e non si è fatto nulla per trattenerlo. Né per sostituirne in qualche modo il prezicro contributo. «Prove per i giudici? — conclude Villa —. Ma baste¬ rebbe inviar loro una copia del rapporto compilato dalla commissione interministeriale presieduta dal geologo Giulio De Marchi e pubblicata nel 1970. Una relazione costata milioni ai contribuenti, che analizzava la situazione di tutto il territorio nazionale (e, per inciso, particolare attenzione veniva dedicata proprio alla minaccia sulla zona di Ovada). Migliaia dt pagine che nessuno, dico nessuno, ha mai letto». Il piano De Marchi prevedeva il risanamento del territorio con una spesa di novemila miliardi in trent'anni: ali'incirca quanto si spende ogni anno non per guarire, ma per colmare i danni, restando al punto di prima. «Vuol sapere come è finito il piano De Marchi? Per il primo quinquennio prevedeva una spesa di 1892 miliardi, circa 600 all'anno. Ne sono stati spesi 15: tre all'anno». Giorgio Martinat

Persone citate: De Marchi, Giulio De Marchi, Villa

Luoghi citati: Danimarca, Olanda, Ovada, Stati Uniti