Fuoco su Mitterrand! di Alberto Cavallari

Fuoco su Mitterrand! Dopo il no di Marchais, roventi accuse di Barre Fuoco su Mitterrand! (Dal nostro corrispondente) Parigi, 7 ottobre. Mitterrand è diventato il principale bersaglio su cui sparano, da fronti opposti, le forze politiche francesi. Il suo personaggio, per effetto della crisi della sinistra, si trova in una posizione rovesciata rispetto al passato. Colpito dai rudi attacchi di Marchais, che l'ha accusato di tradimento (« Non insensibile alle offerte della borghesia »), Mitterrand è infatti stato immediatamente aggredito dal primo ministro Barre che ha recitato solennemente la sua morte politica. Secondo Barre « il principe dell'equìvoco » è finito. Tra le macerie dell'unità della sinistra è morto il suo personaggio e s'è frantumata la sua strategia. Il primo ministro ha dettato persino l'epitaffio: « Mitterrand, eccellente nell'errore e nel fallimento ». L'isolamento di Mitterrand, preso tra due fuochi, è il fatto del giorno. I comunisti l'hanno lasciato allo scoperto con la pesante sentenza di aver fatto « sterzare a destra » \ socialisti francesi. Da destra, immediatamente è cominciata una duplice offensiva. Da un lato, è nata la speranza di allargare la maggioranza preparando lo spazio per un partito socialista che si sganciasse dalla strategia dell'unità delle sinistre. Da un altro lato, è nata la necessità di « bruciare » il « mito » Mitterrand, e di eliminare il possibile concorrente Mitterrand. E' infatti evidente che Barre intende gestire in proprio l'eventuale creazione di un centro-sinistra. Il suo pri mo obbiettivo è distruggere il leader socialista come potenziale primo ministro nella Francia futura, e (sono sue parole) « in un panorama politico che comincia a cambiare ». Sottoposto a queste simultanee offensive, Mitterrand ha cominciato stasera ad affrontare (in una intervista televisiva) il doppio problema che gli si pone. Oggi si trovava ancora a Brighton, al congresso laburista inglese, dove s'è limitato a riaffermare le sue posizioni: « Non mutare la rotta fissata sei anni ia », « applicare il programma comune, non il programma comunista », respingere le accuse « che sono immotivate ». Il suo portavoce Estier ha definito «romanzo d'appendice» il processo che i comunisti hanno aperto ai socialisti. Ma è solo domani che si saprà (con l'inizio del direttivo socialista di Parigi) quali iniziative politiche Mitterrand prenderà per iniziare la difficile battaglia su due fronti che l'attende. Nella trasmissione di stasera Mitterrand ha solo scambiato colpi polemici con un solo avversario (Barre) disegnando poi la prospettiva di un partito socialista che può rafforzarsi proprio con la presente crisi che lo mostra « sulla via giusta ». Alla sua sinistra, Mitterrand trova una situazione delicata. Il processo che i comunisti hanno aperto contro di lui non tende infatti soltanto a « mietergli voti sotto i piedi » tra l'elettorato più « gauchiste »; esso tende anche a premere sul fianco sinistro del partito socialista, ad alimentare la rivolta della minoranza dei Ceres contro Mitterrand, a scardinare la « federazione » che faticosamente Mitterrand ha costruito. Finora, la risposta delle correnti socialiste più antimitterrandiane è stata leale. Sarre, per conto dei Ceres, ha respinto le accuse comuniste più aggressive, e soprattutto più significative circa la «sterzata a destra» ma solo dopo il direttivo socialista sarà possibile dire se davvero una crisi interna del partito socialista (occulta, controllata o drammatica) sia da escludere. I conflitti non sono mai mancati, non mancano, così come le rivalità personali. Da tempo « i giovani lupi » attendono la scivolata del loro « leader storico ». Esiste poi una destra (Defferre) che attende da anni la rivincita. Non sarà facile governare questa nave investita dall'ondata comunista, attratta dai richiami gi- scardiani e centristi, dato che al suo interno molli equilibri politici possono essere incrinati per effetto della burrasca. Alla sua destra, Mitterrand trova la situazione che Barre ha descritto con precisione. Il primo ministro non s'è impegnato nella polemica anticomunista, addirittura offrendo a Marchais la sua comprensione («Marcliais non desidera che il suo partito diventi un pollo che si spenna ») Molto chiaramente ha confermato che il problema della maggioranza non è di aprire una partita di caccia sul terreno comunista, e che semmai la strategia è di favorire le tesi di Marchais verso l'opinione pubblica per meglio distruggere l'immagine di Mitterrand. Contemporaneamente Barre ha raccolto tutti gli argomenti che Marchais gli ha offerto per demolire Mitterrand, talvolta usando la stessa terminologia di Marchais (« la strategia delle nebbie di Mitterrand »). Così Mitterrand è diventato « il principe dell'equivoco », « i giocatore di una partita a poker finita appena Fabre ha voluto vedere le carte », l'autore di una « cattiva strategia economica e di una cattiva strategia politica », il demagogo « che ha ingannato tutti favoleggiando di una unità inesistente ». Ma tutto questo ha portato a una conclusione. L'elettorato socialista, ha detto Barre, rimasto privo di un leader « fallito », con un partito socialista che « non ha strategia di ricambio », troverà nella maggioranza « buona accoglienza ». Il primo ministro non s'è naturalmente arrischiato nel disegno di una futura maggioranza social-centrista, come fanno da due settimane alcuni leaders giscardiani. Per non provocare i gollisti s'è limitato ad offrire ai socialisti questa generica «accoglienza ». E' stato eloquente però nella sua sfida lanciata a Chirac, attraverso la diagnosi sopra « il panorama politico che comincia a cambiare ». Ha sostanzialmente detto che la vecchia prospettiva di un allargamento della maggioranza attraverso i socialisti non è da escludere. Una sola cosa è da escludere: che possa gestirlo Mitterrand. Pertanto Mitterrand (anche questo è stato messo a fuoco da Barre) può uscire dall'isolamento solo pagando un prezzo al¬ tissimo: firmando l'accordo che i comunisti esigono. Ma naturalmente ci si chiede se il leader socialista può accettare questo cedimento che renderebbe il suo partito prigioniero dell'«avanguardia comunista ». Ancora stamattina, a una conferenza stampa, Marchais non gli ha aperto altra strada. Pertanto nei mesi futuri il problema è di vedere quale uscita di sicurezza saprà trovarsi un uomo che tre anni fa sfiorò la presidenza della Repubblica, tre mesi fa veniva dato come futuro primo ministro di una coalizione vincente, ed oggi si trova sotto il tiro di tutte le formazioni politiche. Alberto Cavallari

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