Nuovo vicepresidente dell'Urss Vassili Kuznetzov (ha 76 anni)

Nuovo vicepresidente dell'Urss Vassili Kuznetzov (ha 76 anni) Diventa di fatto il braccio destro di Leonid Breznev Nuovo vicepresidente dell'Urss Vassili Kuznetzov (ha 76 anni) (Dal nostro corrispondente) Mosca, 7 ottobre. L'Unione Sovietica ha una nuova costituzione e Leonid Breznev un vice alla presidenza della Repubblica. Promulgata e posta in vigore oggi stesso la carta fondamentale del Paese, il Soviet Supremo ha eletto alla vicepresidenza del «presidium» Vassili Kuznetzov, il settantaseienne viceministro degli Esteri chiamato nei giorni scorsi a far parte dell'ufficio politico del partito. Nel proporlo come vicario di Breznev al vertice dello Stato, Michail Suslov ha parlato della sua lunga esperienza economica e amministrativa, interna ed internazionale. Un elogio ininterrotto. Kuznetzov ha in effetti alle spalle una carriera non comune: giovanissimo ingegnere a Leningrado, era già capo dei sindacati vivo Stalin, poi andò ambasciatore a Pechino, restandovi negli anni in cui i rapporti cino-sovietici si man-1 tennero ottimi, quindi diresse importanti dipartimenti al ministero degli Esteri fino a divenirne il viceresponsabile con Andrei Gromyko. La sua elezione non è giunta inattesa, al contrario. Anche se considerazioni di età avevano fatto ritenere a più di un osservatore che ad affiancare Breznev potesse andare l'altro promosso al Politbjuro dall'ultimo plenum del Comitato centrale del pcus, Konstantin Scernenko, da sempre intimo collaboratore dell'attuale capo del partito, prima in Moldavia e poi qui, a Mosca. Ma proprio la più giovane età di Scernenko, che ha 66 anni, insieme alle caratteristiche di Kuznetzov, funzionali ad una carica tanto rappresentativa, hanno fatto infine preferire quest'ultimo. Porre al secondo gradino della gerarchia statale un uomo dotato della vitalità politica e con le prospettive di Scernenko, il quale avrebbe forse impresso un accentuato dinamismo alla vicepresidenza del Soviet Supremo, poteva incidere su un assetto di potere che così resta invece sostanzialmente inalterato. Figura preminente, Kuznetzov sostituirà Breznev in molte funzioni e circostanze, anche all'estero. Ma non sarà mai un uomo di potere. Egli appare un altro elemento di transizione nello statuquo governato da Leonid Breznev. E certo la sua nomina non contribuisce a sciogliere l'incognita della grande successione, se era questo che da qualche parte ci si attendeva. L'eredità che Breznev sembra voler lasciare al Paese e al partito è la costituzione cui ha legato il proprio nome. Anch'essa, adesso che possiamo esaminarla per intero, riflette il moderatismo dei tempi. E' il tentativo codificato di sviluppare la società sovietica senza scossoni e soprattutto senza rischi per il gruppo dirigente, un'opera di prudente contenimento ma non di repressione delle istanze di base. La proprietà di Stato rimane la forma essenziale della proprietà socialista (art. 11). Ma i cittadini potranno continuare ad avere, e ciò significa ad estendere, in proprietà personale la casa, e in gestione diretta piccoli appezzamenti per l'allevamento del bestiame e del pollame, per il giardinaggio e l'orticoltura (art. 12). Lo Stato autorizza inoltre l'iniziativa individuale nei piccoli mestieri, nelle attività artigianali, nei servizi alla popolazione (art. 17). Nasceranno parrucchieri e trattorie privati? Così è la società socialista sviluppata, ha detto Breznev: «Una tappa necessaria nel cammino verso il comunismo». E quindi, si evince, un punto di passaggio obbligato per chiunque pretenda o dica di voler costruire il comunismo. Qui risiede la «continuità d'idee e di prìncipi dalla prima costituzione del 1918, a quelle del '24 e del '36, fino ad oggi», come recita il preambolo. Il richiamo alla fedeltà ideologica del partito e del suo segretario generale, un richiamo anche a quanti fuori dei confini sovietici ne mettono in discussione la sua validità come modello universale, e insieme gli sforzi di suscitare consensi alla base spiegano le inusitate lodi con cui Breznev è stato salutato dai maggiori dirigenti durante l'intera sessione del Soviet, fino al suo discorso di chiusura. Livio Zanotti Vassili Kuznetzov

Luoghi citati: Leningrado, Moldavia, Mosca, Pechino, Unione Sovietica, Urss