Forse una camicia insanguinata tradirà l'uomo che ha assassinato i due fratellini di Remo Lugli

Forse una camicia insanguinata tradirà l'uomo che ha assassinato i due fratellini Dolore e sgomento per il duplice feroce delitto di Olbia Forse una camicia insanguinata tradirà l'uomo che ha assassinato i due fratellini E' stata trovata sul luogo del delitto - Gli inquirenti ritengono che l'autore del crimine sia un sottosviluppato mentale - Interrogate decine di persone, ma per ora non vi sono fermati (Dal nostro inviato speciale) Olbia, 7 ottobre. Sembrava, oggi, che l'assassino di Laura e Paolo Fumu, di 9 e 7 anni, trovati morti mercoledì pomeriggio in un torrentello presso la borgata Sa Serra, in comune di Buddusò, avesse già un volto. C'era, in paese, grande fermento. I carabinieri avevano prelevato Giovanni Antonio Pau, 42 anni, sottosviluppato mentale, l'avevano portato tra i boschi, nella zona del delitto, «per saggiarne la resistenza fisica», poi di nuovo l'avevano condotto nella sua abitazione, si erano intrattenuti con lui per cercare di cavar fuori dal suo scarso eloquio una qualche risposta. La gente si era ammassata davanti all'abitazione. Poi i carabinieri se ne sono andati, e Antonio Giovanni è rimasto a casa. Il capitano Cau, del Nucleo investigativo di Sassari, parlando stasera con i giornalisti, nella caserma di Padru, ha detto che tutte le piste sono ancora valide, non c'è nessun fermato, anche se sono già state interrogate alcune decine di persone, e, comunque, «la pista più calda è quella del poco sano di mente». All'Istituto di Medicina legale di Sassari sono state eseguite le autopsie sui corpi dei poveri fratellini. Non c'è, ovviamente, ancora un esito ufficiale; pare comunque accertato che i due bimbi siano morti per annegamento e che la bambina sia stata violentata; tuttavia non vi sarebbe stato congiungimento carnale. Un mostro, dunque, nel senso più abbietto del termine. A Sa Serra ancora si spera che l'assassino sia venuto da fuori, che non sia del posto. Si ripetono tante supposizioni per cercare di dar corpo a questa tesi. Si racconta, ad esempio, di quello che accadde il 4 agosto scorso, quando un gruppo di bambini, che era in giro per la campagna, si imbatté in un uomo, alto, ricciuto, con pantaloni stracciati, una giacca di velluto marrone, mai visto prima d'allora in paese, che aveva invitato uno di loro: «Vieni, che mi vai a comperare le sigarette». E tutti, impauriti, erano scappati, avevano dato l'allarme; sul posto si erano precipitati degli adulti, ma dello sconosciuto non c'era più traccia. Era stato denunciato anche il fatto ai carabinieri. Chi era quell'uomo? Un latitante? Un evaso dalla colonia penale di Mamone, dove i detenuti sono liberi e ogni tanto qualcuno scappa? E' stato quello stesso uomo che si è imbattuto nei fratellini Fumu, che andavano alla ricerca di funghi, e li ha uccisi? La valle in cui è stato consumato il duplice omicidio è impervia, è sempre stata considerata un passaggio degli abigeatari prima e dei sequestratori poi. Di qui si raggiunge il vicino Nuorese, sui cui monti vivono da anni decine di pericolosi fuorilegge. Altre voci che circolano si riferiscono ai ripetuti attentati che ha subito Felice Fumu, il padre di Laura e Paolo. Felice ha 46 anni, mentre sua moglie, Maria Erre, ne ha 35; è operaio di fiducia della Forestale, già consigliere comunale della de e ancora adesso segretario di sezione del partito. Tre anni fa spararono un colpo di lupara contro il suo pullmino, con il quale ogni mattina porta otto compagni di lavoro al cantiere montano. Più tardi gli incendiarono l'automobile; uccisero a colpi di fucile otto mucche di suo suocero, Giovanni Erre; tagliarono le viti a Salvatore, fratello di Giovanni. Il duplice, barbaro omicidio, che possa essere considerato una continuazione di quegli atti di offesa e vendetta? Sembra impossibile, non c'è proporzione fra questo crimine tremendo ed un qualsiasi-torto che Felice potrebbe aver fatto a qualcuno. Quelle violenze, sostengono qui, devono essere inquadrate nel clima di questo paese — quaranta famiglie, duecento persone —, dove sono quasi tutti parenti fra di loro, sii odi e le liti si intrecciano e l'omertà regna sovrana. La violenza usata alla bambina è un elemento che dovrebbe spostare i sospetti dall'ambito dei normali atti di vandalismo a quello specifico della mania sessuale. E infatti gli inquirenti, come si è visto, ritengono «più calda» la pista del malato di mente. S'è detto di Antonio Giovanni Pau, che è stato sottoposto ad una prova di resistenza fisica, ed è facile capire perchè. E' alto appena un metro e 50, di corporatura piuttosto esile, le braccia sempre ciondoloni, l'andatura ondeggiante. Non ha mai lavorato, tutt'al più va per i boschi a fare un po' di legna. E' spesso circondato da bambini, che lo prendono a zimbello, ma anche lui si diverte a scherzare con loro e ad inventare per ognuno di essi strani soprannomi. Il luogo del crimine è a cinque minuti dal paese, ma basta percorrere questi 200-300 metri per sentirsi come in capo al mondo: un luogo selvaggio, dove ogni passo comporta fatica per il dislivello e per la bassa vegetazione che si incontra. Il torrentello corre appena mormorando tra grossi macigni di granito; tutto intorno ci sono ontani, lecci, lentischi, rovi, sugheri. Ad ogni metro ci si trova il cammino sbarrato da lunghi rami spinosi, i vestiti rimangono agganciati, i piedi sulle pietre verdi di muschio scivolano. Ora, lungo questo percorso, pare sia stata portata Laura, forse già stordita. I due bambini sembra siano stati uccisi nel medesimo luogo: Paolo dev'essere prima stato strozzato, poi buttato con la testa sott'acqua e tenuto in questa posizione col peso di un grosso sasso; Laura è stata trovata trecento metri più a monte, anche lei con la testa sotto l'acqua, prona, con una pietra sulla nuca. Lungo il tragitto il corpo deve essere stato posato a terra almeno tre volte, perchè sono state trovate macchie di sangue. Per compiere un itinerario cosi difficile e faticoso ci voleva un uomo fisicamente molto valido; ecco perchè gli inquirenti saggiano anche la resistenza dei sospettati. Si attendono le risultanze di una perizia su una camicia macchiata di sangue che è stata trovata nella zona del delitto, nascosta in un cespuglio. E' di una taglia piccola, la 33, che va bene ad un ragazzo sui dodici anni. Sono stati interrogati anche tutti i bambini e i ragazzini della borgata. «Non tralasciamo proprio alcuna pista — dicono nella caserma dei carabinieri —. E' un delitto difficile, che può nascondere soluzioni impensate». Se ne occupano, oltre ai carabinieri capitano Cau e capitano Piroddi, della Compagnia di Olbia —, anche il commissario di P.S. di Olbia, dott. Torricelli, il maresciallo Ricci e la Polizia scientifica di Sassari. I funerali si svolgeranno domattina, alle 10, a cura della Amministrazione comunale di Buddusò. Remo Lugli

Persone citate: Antonio Giovanni, Antonio Giovanni Pau, Giovanni Antonio Pau, Giovanni Erre, Mamone, Maria Erre, Paolo Fumu, Piroddi, Ricci, Torricelli