"No,, dei sistemati al biotto pensione-stipendio di Emilio Pucci

"No,, dei sistemati al biotto pensione-stipendio Alcuni giuristi ritengono anticostituzionale la proposta del ministro Anselmi "No,, dei sistemati al biotto pensione-stipendio Roma, 3 ottobre. La proposta di legge del ministro Anselmi di limitare, dal primo gennaio 1978, a sole 100 mila lire mensili la pensione per chi ha intrapreso una nuova attività di lavoro, rischia di incrinare i rapporti dei sindacati con il governo. Dalla riunione della segreteria unitaria sono partite stamane roventi accuse: il segretario della Cisl, Macario non ha escluso una «azione dura» (cioè lo sciopero generale) se il Presidente del Consiglio non discuterà al più presto con l'organizzazione dei lavoratori tutta la questione pensionistica; il segretario aggiunto della Cgil, Agostino Marlanetti, è arrivato a chiedere le dimissioni di Tina Anselmi («questo ministro ha ormai oltrepassato la misura). Valanghe di proteste anche da parte delle associazioni di categoria, spalleggiate in questa azione dai socialisti che già sabato scorso hanno duramente contestato il provvedimento. L'accusa che i sindacati muovono al governo è dupli- ce: la natura unilaterale della decisione («Non siamo stati consultati mentre simili questioni debbono essere contrattate con noi») e la mancanza «di una visione e dì un esame complessivo dei trattamenti previdenziali e delle ragioni di squilibrio di alcuni fondi pensionistici». Lama, Macario e Benvenuto hanno inviato un telegramma ad Andreotti, sollecitando un incontro. L'on. Luciano Barca, responsabile della sezione economica del pei, in una dichiarazione all'« Unità » ha detto, tra l'altro che « esiste anche un problema specifico del cumulo. Alcuni ministri, tuttavia, hanno cominciato a porre tale problema in modo sbagliato, senza alcuna preparazione e consultazione e mettendo sullo stesso piano situazioni scandalose di cumulo, che vanno senz'altro colpite o corrette e situazioni pienamente legittime di cittadini che per trent'anni o più di effettivo lavoro hanno pagato onerosi contributi per conquistarsi almeno il diritto a lavorare meno in vecchiaia». La replica del ministro del Lavoro non si è fatta attendere. Questa sera in una nota ufficiosa si rileva che «il recente accordo tra i partiti, i cui contenuti sono stati riportati nel programma di governo, prevede l'adozione di una serie di norme legislative in materia di previdenza per H risanamento delle gestioni». A detta della Anselmi, quindi i sindacati non sono stati te¬ nuti all'oscuro della attività del governo. Ora gli impegni presi con il Fondo Monetario per il contenimento della spesa pubblica hanno imposto «lo scorporo di quest'ultimo provvedimento dal quadro organico indicato». Se il chiarimento con le organizzazioni dei lavoratori non è da escludersi, più complessa appare la questione sotto il profilo costituzionale. La tesi giuridica degli oppositori, che si dicono pronti a portare la questione all'esame della Corte Costituzionale il giorno che la proposta anticumulo dovesse passare, prende le mosse da '.m principio più volte riaffermato nelle sentenze pronunciate dai giudici a Palazzo della Consulta. Si tratta di un principio per cui la pensione non può essere ridotta neanche in caso di condanna per peculato. Basti ricordare, tanto per citare un esempio, il caso di Cesare Mastrella che, funzionario delle dogane, fu condannato per avere rubato allo Stato qualcosa come un miliardo di lire una quindicina di anni fa: per quanto ritenuto responsabile, per quanto non avesse restituito la maggior parte di quello che aveva sottratto (lo Stato riuscì a recuperare poche briciole), Mastrella ha continuato a percepire in carcere la pensione come funzionario statale. La prima volta che la Corte Costituzionale si è interessata al problema delle pensioni è stato nel 1966, quando sancì «il carattere retributivo della pensione spettante in costanza del rapporto di lavora» e sottolineò «la particolare protezione di cui la retribuzione dei prestatori d'opera viene fatta oggetto, nel vigente ordinamento costituzionale ». «Il lavoro — venne detto allora — è valore fondamentale della comunità nazionale. E' quindi in contrasto con la Costituzione ed anche con la coscienza sociale il fatto che un lavoratore o i suoi aventi causa siano privati per qualsiasi ragione del trattamento conquistato attraverso la prestazione dell'attività lavorativa come frutto di questa». Il principio è stato riaffermato a Palazzo della Consulta in successive sentenze del 1967, del 1968, del X971, del 1972. L'ultima sentenza porta la firma di Bonifacio, attuale ministro della Giustizia: «L'articolo 36 della Costituzione garantendo il diritto del lavoratore alla retribuzione gli assicura anche ed incondizionatamente quella parte differita di essa che è appunto la pensione». Emilio Pucci

Luoghi citati: Roma