La stanza del duce sulla "Michelin,, di Ugo Salvatore

La stanza del duce sulla "Michelin,, Villa Feltrinelli a Gargnano destinata ad albergo extra La stanza del duce sulla "Michelin,, Dove donna Rachele cucinava tagliatelle e s'infuriava di gelosia per la vicinanza della Petacci (Dal nostro inviato speciale) Gardonc, 18 settembre. L'ultima dimora di Mussolini negli anni bui della sua repubblica vassallo dei nazisti finirà probabilmente nell'elenco degli alberghi di lusso della Guida Michelin. Si tratta della Villa Feltrinelli adagiata sulle rive del Garda a Gargnano. La proprietaria, Inge Feltrinelli, vedova dell'editore rimasto dilaniato da un ordigno sul traliccio di Segrate, sarebbe intenzionata a vendere l'edificio (storico suo malgrado) ad una grande organizzazione alberghiera. Non si conosce il prezzo ma, secondo stime ragionevoli, il valore patrimoniale non è inferiore ai due miliardi di lire. Gli operatori turistici si augurano che il destino della villa, che fu requisita per ospitare il capo del fascismo, divenga un valido slancio delle possibilità ricettive del centro balneare, che non vanta ancora hotel di categoria extra. La gente del luogo spera nei vantaggi economici che deriveranno ma considera questa operazione finanziaria anche un sollievo morale: era ora che un colpo di spugna togliesse la patina grigia dei ricordi ossessivi del crepuscolo 1944-45. Perché la villa, dopo trentadue anni è rimasta intatta come nell'ultimo atto della fuga dei gerarchi. L'atmosfera fu violata una sola volta nel 1972, quando alla morte di Feltrinelli, polizia e carabinieri vennero a perquisire la villa per cercare prove e documenti, se mai ce ne fossero stati, sul terrorismo internazionale. Però infissi e finestre sono sbarrati dai giorni della Liberazione. Mancano, naturalmente, i cavalli di frisia, i carri blindati, le mitragliatrici, gli uomini del generale Harster nella bieca divisa delle SS che avevano il compito ufficiale di proteggere il duce e l'incarico segreto di sorvegliarlo. Oggi qui dei tedeschi non si sente la mancanza, nel senso che migliaia di turisti teutonici scelgono ogni anno queste località per trascorrervi le vacanze. Il Garda è nelle loro mani: non sono quei tedeschi, bensì questi del marco possente. Un giorno non lontano dunque potranno entrare attraverso il pesante cancello al n. 40 lungo la via San Giacomo che fino al 1930 sostituiva l'attuale Gardesana bresciana. Potranno dormire nella stanza che fu di Benito Mussolini; pranzare nel solone dove consumavano i pasti la famiglia del dittatore, i membri della segreteria particolare, il seguito che accoglieva fra gli altri l'ex calciatore, terzino campione del mondo Eraldo Monzeglio, amico servizievole dell'entourage predappiese. E la cucina? Forse occuperà lo stesso posto. Qui Rachele allora cinquantenne, continuava ad essere la arzdora romagnola di sempre: tirava la sfoglia delle tagliatelle: friggeva l'olio che il fedele Monzeglio le procurava a Verona: lessava mele e pere per farne conserve. Tuttavia le 16 stanze, i saloni, le scale di Villa Feltrinelli furono soprattutto la cassa disarmonica delle furiose e indecorose scenate di gelosia di Rachele che mal sopportava la presenza della rivale Claretta Petacci a qualche chilometro di distanza nella tenuta Fiordaliso. In un primo tempo 10 studio di Mussolini venne sistemato al primo piano della Villa Feltrinelli, accanto alla camera da letto, dove si trova l'ampio baldacchino stile Luigi XIV. Ma poi quando le scenate della moglie diverranno vieppiù intolleranti, l'ufficio si trasferisce alle Orsoline, al centro del paese. Mussolini vi lavora con maggior tranquillità senza l'incubo di veder comparire la moglie col mattarello in mano. Sempre più spesso il duce si attarda a colazione (frugale, non per retorica, ma per l'ulcera di cui storicamente soffre). E di qui all'alcova di Claretto 11 passo è breve. Rachele strepita anche oltre la soglia di casa. Il resto è noto. Lo hanno puntualmente rievocato nei loro recenti best-sellers Silvio Bertoldi e Giorgio Bocca. Oggi, da queste parti la vita è certo cambiata, ma il paesaggio è lo stesso di allora. Lo è anche la malinconia del lago che ci perseguita da Salò a Gargnano passando attraverso Gardone, dove sovrasta un'altra angoscia nazionale: il Vittoriale di D'Annunzio. A chi non soffre di depressione, la Villa Feltrinelli destinata ad hotel apre nuove prospettive: « Soggiorno con parco, vista lago, ottimo confort, cucina una stelletta, completo isolamento ». Come accadeva trentadue anni fa, all'ultimo tocco dell'era fascista. Ugo Salvatore

Luoghi citati: Gargnano, Salò, Segrate, Verona