Cimeli umani nel frigo di Amin di Mario Ciriello

Cimeli umani nel frigo di Amin LE RIVELAZIONI DI UN DOMESTICO FUGGITO Cimeli umani nel frigo di Amin (Dal nostro corrispondente) Londra, 11 settembre. Le notizie su « Amin in coma » sono durate meno di ventiquattro ore: e le notizie di oggi aggiungono invece un'altra orrenda pagina alla fosca biografia del tiranno. Un suo ex dothestico, fuggito a Nairobi, ha confermato, con dovizia di particolari, che il presidente conserva nel grande frigorìfero di una delle sue residenze « la testa e altri organi », come il cuore e il fegato, di parecchie delle sue vittime. Talvolta, entra solo nella stanza, apre il frigorifero e osserva questi resti, ha detto Moses Aloga, secondo il quale Amin tiene questi « cimeli » come difesa contro il « malocchio », contro le maledizioni e l'odio dei nemici. Una superstizione, dunque: ma che degenera nei miasmi di un morboso sadismo. Moses Aloga, questo domestico di 34 anni, ha assistito di persona a un agghiacciante episodio, episodio che lo ha indotto ad abbandonare in fretta e furia l'Uganda e a cercare rifugio con la moglie a Nairobi, nel vicino Kenya. Il fatto è recentissimo, del 25 agosto. Quel giorno, la moglie di Amin, Sara, avrebbe trovato nel frigorifero la testa del suo ex amante. Imbestialito dalla scoperta di Sara, Amin l'avrebbe minacciata e forse picchiata. Tali sarebbero state le lesio- ni che la donna avrebbe do-1 vuto ricorrere ai medici. 11 funzionari kenioti che han- j no vagliato il racconto di l Aloga, non sembrano aver ! dubbi sulla sua veridicità. jOccorre una premessa. Sa-1ra, l'ultima delle molte mo- \gli di Amin (una delle quali pare, assassinata), cantava e ballava, prima delle nozze, con un'orchestra abbastanza nota diretta da Jesse Gitta. Ma fra l'artista e il musicista c'era anche un legame affettivo, i due si amavano veramente e, quando nel 75, Sara accettò le offerte (o meglio le energiche richieste) di matrimonio del generale, Jesse Gitta non si preoccupò di nascondere la sua collera e la sua amarezza. Compiendo un vero e proprio gesto di follia, scrisse anzi una canzone satirica sullo sposalizio del Capo dello Stato. La composizione non fu udita che da poche persone, ma Gitta fu arrestato e scomparve. Torniamo al 25 agosto. Sara Amin arrivò, per una breve visita, alla residenza che porta il militaresco nome di Last Command Post e, imbattutasi in Moses Aloga, gli v.hiese di condurla alla cosiddetta Botanical Room. E' questa la stanza dove Amin intrattiene gli amici, e il cui arredamento comprende due frigoriferi, uno, il più picco ! lo, per la birra e altre be[ vande e un altro, molto più 1 ampio, per i cimeli umani. La 1 signora Amin sapeva che Aio j ga era l'unico domestico con l le chiavi del frigorifero e, ! incuriosita, lo pregò di aprir j lo. Aveva udito tante voci, vo1 leva conoscere la verità. Mo \ ses la supplicò di non insi¬ e i i ' n i e stere, disse che non poteva violare gli ordini ricevuti che sarebbe stato ucciso. Ma la donna s'impegnò a tacere e gli promise che lo avrebbe assunto nella sua casa con un salario più generoso. Il domestico cedette, ed ecco le sue parole: « La signora aprì il frigorifero. C'erano due teste. Una era quella di Jesse Gitta, il suo ex amante. La guardò con orrore per qualche istante, poi tentò di vscdllcauOAmntescnprenderla. Tremava tutta: j ù piangeva e singhiozzava. Alla fine, cadde a terra, svenuta. L'altra testa era quella di una donna, Ruth Kobusinje, una bellissima ragazza che aveva visitato per qualche tempo Amin ma che egli aveva sospettato di infedeltà con vari uomini. Tentai di sollevare Sara, ma non ci riuscii: raccolsi allora la chiave del frigorifero e scappai dimenticandomi di chiuderlo. Era l'una e trenta del pomeriggio. Avevo paura di confidarmi con gli altri servitori e non sapevo cosa fare » I Fu a questo punto che ar-\rivo sulla scena Amin segui- Ulo da tre ufficiali. Aveva vi- sto la vettura e l'autista del- la moglie, la cercava, la tro- [ e a e e n o i r i vò, piangente, nella camera segreta. Quando si accorse che il frigorifero era aperto, diventò una belva. Trascinò la donna nella stanza centrale e, pistola in pugno, cominciò a urlare « ti ammazzo, ti ammazzo! ». Secondo Aloga, uno degli ufficiali, il colonnello Juma Oris, fece per intervenire, ma Amin lo minacciò con l'arma e gli impose di andarsene. Moses non sa esattamente cosa sia avvenuto dopo, era fuggito in città. Il suo racconto finisce però con queste parole: « Il giorno successivo Radio Uganda, annunciò che Sara Amin stava partendo per Tripoli, in Libia, dove avrebbe subito una : j operazione. Io credo che lui ia li à di i aai o. eno» andata a farsi curare la faccia e il corpo dopo le percosse del marito ». Quarantotto ore fa, venerdì, quindici uomini venivano fucilati in pubblico a Rampala. Dodici erano stati condannati il mese scorso per aver partecipato a una cospirazione contro Amin: gli altri tre erano considerati colpevoli di « tradimento » e « assassinio ». Le notizie su « Amin in coma » sarebbero state diffuse di proposito dal I generale per sottrarsi alle r-\molte petìzìonì internazioaa i- U che u chiedemmo di ri i- svarmia" , auindM l- sParmiare i quinari. o- [ Mario Ciriello

Persone citate: Jesse Gitta, Juma Oris, Moses Aloga, Ruth Kobusinje, Sara Amin

Luoghi citati: Kenya, Libia, Londra, Nairobi, Tripoli