Dal bisturi alla narrativa di Luciano Curino

Dal bisturi alla narrativa A congresso a Sanremo i medici-scrittori Dal bisturi alla narrativa Erano medici Cechov e Bulgakov, Cronin, e anche l'evangelista Luca - Una professione che fa conoscere gli uomini, ma scrivere è anche uno sfogo contro lo " stress " (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 24 settembre. Proviamo, quasi per gioco, a mettere giù i nomi di medici scrittori che ci vengono in mente e presto la lista pare l'indice di un'antologia. Ecco alla rinfusa, qualcuno dei più importanti. I russi Cechov e Bulgakov; i francesi Celine, Duhamel e Berger; i tedeschi Benn, Doeblin e Carossa. Il «San Michele» di Axel Muntile è stato uno dei libri più venduti negli Anni Trenta. Ci sono gl'inglesi, Richard Gordon, Somerset Maugham, Cronin, e i loro libri si vendevano come il pane, e ancora vanno. Il più grande romanziere portoghesee è il medico Fernando Namora. Poeti, anche. Fracastoro e il Redi ohe scriveva «Bacco in Toscana» mentre portava avanti gli studi sull'acaro e sulla generazione spontanea. Grossi poeti messicani sono i medici Azurla e Gonzales Martinez. Altri romanzieri: gli spagnoli Cortehoso e Nacher, gli americani William Carlos Williams, Merril Moo- re, Oliver Holmes, il pragmatista James. Molti altri nomi importanti sono certamente dimenticati. Ecco che quasi ci dimenticavamo di Luca, l'evangelista. Medico anche lui. I primi nomi italiani che ricordiamo: Carlo Levi, quello di «Cristo si è fermato a Eboli», Malocchi e il Tumiati dei «Tetti rossi», Tobino dei molti successi. E proprio stamattina, nell'edicola della stazione, abbiamo visto il libro di Bedeschi «Centomila gavette di ghiaccio», con la fascetta che annunciava oltre un milione di copie. Accanto c'era «Il vento in testa» del medico Travaini, finalista dell'ultimo Campiello. Tremo pensando ai troppi nomi rimasti fuori da questo frettoloso elenco. Un medico, Arnaldo Cherubini, ha pubblicato qualche mese fa un libro di oltre trecento pagine sui medici scrittori dal XV al XX secolo e sta preparando un secondo volume su quelli contemporanei, europei e delle due Americhe. Ricco, ricchissimo è l'apporto che il medi¬ co ha dato, e continua a dare, alla cultura in veste di poeta e narratore, di saggista e storico, di filosofo, di autore drammatico e di critico. Perché tanti medici scrittori?, domando al prof. Bronda, delegato per l'Italia dell'Unione Internazionale Scrittori Medici. Risponde che l'esercizio della professione fa vibrare particolari corde, che il contatto quotidiano con l'uomo e con la vita dà emozioni che molti cercano di descrivere. Ritiene anche che, assai spesso, l'attività letteraria sia una valvola di sfogo allo stress professionale. Il dott. Cherubini mi dice che in passato il medico scrittore era tale per radici umanistiche. Oggi perché ogni giorno lavora sull'uomo, deve risolvere problemi individuali e sociali. E' uno che fa diagnosi, che cerca la verità oltre le apparenze. Dice: «Tutti i medici scrittori sono caratterizzati da un problema di approccio alla realtà. Esiste sempre l'impronta medica in questi scrittori: siano astratti i n à o concreti, romantici o decadenti, diabolici o veristi. Il legame con la Medicina c'è sempre, c'è costante una caratteristica di temi che si riconnettono all'educazione sperimentale e alle altre qualità professionali». Cechov non sarebbe stato Cechov se non fosse stato medico? «Probabilmente, anzi di certo, sarebbe diventato un grande scrittore anche se non avesse studiato medicina. Ma sarebbe stato uno scrittore completamente diverso. Leggendo il Vangelo di Luca, si sente che è opera di un medico. Uno dei principi della chirurgia, il brasiliano Enrico Branco Ribeiro, ha scritto sei volumi sullo stile di Luca». Nessun altro professionista, come il medico, conosce gli uomini quali veramente sono, senza maschera, nel momento della verità. Il medico è uno che entra nelle case e non gli nascondono nulla. Conosce uomini potenti e poveri diavoli, ma tutti devono misurarsi con lo stesso destino. E il medico conosce le loro paure e ansie, la speranza e la disperazione, le angosce e le illusioni, la rassegnazione. Conosce la sofferenza, ma anche la gioia della guarigione. Più di chiunque altro, conosce la morte. Quante sensazioni, emozioni, quanti motivi per scrivere. Un caso clinico può diventare materia per un romanzo. Un referto è già l'abbozzo di un racconto. Molti sono contemporaneamente medici e scrittori. Il medico Celine, per esempio, ha esercitato per tutta la vita. Tobino è primario a Lucca. Altri hanno lasciato la professione per dedicarsi soltanto alla letteratura. Cechov ha esercitato per pochi mesi. Vi sono quelli che scrivono quasi soltanto di medicina, trattati scientifici o articoli divulgativi, ed anche la loro prosa è elegante e semplice. La chiarezza è una qualità professionale. Al Teatro dell'Opera del Casinò di Sanremo, si tiene in questi giorni il XXII Congresso mondiale dell'Unione scrittori medici, presenti il presidente dott. Kaech di Basilea e il presidente per l'Italia, dottoressa Rosanigo, che scrive delicate poesie. Parecchi convenuti, Belgio, Olanda, le due Germanie, Svizzera, Grecia, Polonia, Brasile, Ungheria e Austria. I temi del congresso sono «Clima della Liguria e letteratura » e « Letterati e artisti della Riviera dei Fiori e a Sanremo in particolare». Oggi si è parlato anche dell'aborto, ma non sotto il profilo sanitario o politico, ma soltanto delV«Aborto nella storia e nella letteratura». Ecco gl'interventi: Stefano Arieti «L'aborto nella tradizione ebraica»; Francesco Bronda «L'aborto procurato in Trilussa e Capuano»; ancora Bronda «L'aborto nel giuramento di Ippocraten; Vincenzo Busacchi «Procurato aborto nel mondo greco e romano»; Piero Daglio «Sintesi storico-psicologica dell'aborto»; Pietro Golmetti «Il concetto di aborto nel 1500 in Asia, in Africa e nel Nuovo Mondo»; Enzo Greco «L'aborto provocato nella storia dell'ostetricia»; Constantine Kizoulis «Ippocrate e aborto»; Mario Marzoilo «L'aborto in D'Annunzio e in Maria Paola Cantela». Luciano Curino