Willy Brandt esorta i tedeschi a evitare la caccia alle streghe di Tito Sansa
Willy Brandt esorta i tedeschi a evitare la caccia alle streghe I La lotta contro il terrorismo e il rapimento Schleyer Willy Brandt esorta i tedeschi a evitare la caccia alle streghe (Dal nostro corrispondente) Bonn, 17 settembre. In Germania è cominciata la caccia agli intellettuali che, pur condannando esplicitamente i crimini insensati dei terroristi che tengono prigioniero il capo del padronato Hanns Martin Schleyer, esprimono idee riformiste e progressiste considerate ispiratrici degli assassini di Colonia. Capocaccia in questa battuta ai reati di opinione è il cristiano sociale Franz Josef Strauss, seguito da diversi uomini politici democristiani e giornalisti conservatori. Il bersaglio è rappresentato da scrittori, docenti universitari, politici della sinistra socialdemocratica e liberale, studenti che si oppongono al varo di «leggi di emergenza» ritenendo che quelle esistenti siano sufficienti per punire i rei di azioni criminose e che al posto della repressione sia necessaria una paziente opera di convinzione e di recupero dei giovani sbandati. Strauss, parlando ai giovani di Ratisbona, ha detto che «la nuova sinistra è la patria spirituale del terrorismo», aggiungendo che «con l'inchiostro e dalle cattedre universitarie sono stati commessi altrettanti crimini e attentati quanto per la strada». Strauss chiede che urgentemente venga allargato l'arsenale dello Stato di diritto (vuole cioè leggi speciali) prima che dall'estero venga rivolta alla Germania l'accusa di essere stata la incubatrice di «una guerra civile mondiale». Nello stesso momento in cui Strauss metteva alla gogna scrittori, professori, giornalisti e studenti, accostandoli ai terroristi attivi, due uomini politici socialdemocratici, il presidente del partito Willy Brandt e il vicepresidente Hans Koschnick ammonivano a non cominciare una caccia alle streghe contro gli intellettuali. Parlando a Reclfllinghausen, l'ex cancelliere ha detto che ingiustamente la «intellighentia» critica viene sospettata di simpatizzare per i terroristi. «E' esattamente U contrario della saggezza se si bollano col marchio "simpatizzante" gli spiriti scomodi e critici e li si but ta in una pentola con i terroristi, occorre smetterla con le scandalose insinuazioni che vengono rivolte contro di noi, e anche contro di me personalmente — ha detto il premio Nobel per la Pace —. Se ci sbraniamo non facciamo altro che il gioco dei terroristi». Koschnick, che è anche sindaco di Brema, si è detto allarmato dal fatto che nel partito democristiano e in quello cristiano sociale vi sono forze che vogliono sfruttare dichiarazioni e opinioni di intellettuali per aggredire le loro posizioni. Ha detto di temere che questa politica di diffamazione possa portare a esplosioni di violenza dettata dalla intolleranza, senza peraltro specificare se tema che gli eccessi possano venire dall'estrema destra o dalla sinistra emarginata. Che la caccia agli intellettuali sia in corso — e non alle porte, come temono Brandt e Koschnick — è confermato dal licenziamento in tronco chiesto dai democristiani del Baden-Wuerttemberg per il direttore del teatro di Stato di Stoccarda Olaus Peymann, colpevole di avere organizzato una colletta per pagare cure dentistiche alla terrorista Gudrun Ennslin, condannata all'ergastolo e rinchiusa nel carcere di Starnmheim. Contro la decisione di licenziare Peymann, presa all'unanimità dal gruppo di maggioranza democristiano nella dieta re¬ guSfptsatrp gionale, si è schierato soltanto un uomo, il borgomastro di Stoccarda Manfred Rommel, figlio della leggendaria «Volpe del deserto». Pur considerando la colletta di Peymann un «passo falso», Rommel si è rifiutato di associarsi alla caccia agli intellettuali, schierandosi coraggiosamente a fianco del direttore del teatro, contro il proprio partito e la massa dei suoi elettori. Il giornale Stuttgarter Zeitung scrive: «Siamo fieri del nostro sindaco», tantopiù che il suo gesto liberale lo ha probabilmente spacciato per sempre come candidato democristiano alla carica di capo del governo regionale. Anche gli intellettuali si sono fatti vivi oggi sul tema ter¬ rorismo. In una dichiarazione pubblicata dal quotidiano Frankfurter Rundschau», 177 professori e assistenti universitari condannano oggi la violenza politica, fanno l'autocritica per il loro lungo silenzio, ma aggiungono che «bisogna opporre resistenza contro coloro che, con il pretesto della lotta contro il terrorismo, definiscono le università complici dei terroristi e tentano di bloccare le riforme sociali ». Il sequestro di Schleyer (che dura ormai da tredici giorni) ha insomma portato a una polarizzazione allarmante: la «maggioranza silenziosa» passa all'offensiva, gli intellettuali sono costretti a difendersi. Tito Sansa
Luoghi citati: Baden-wuerttemberg, Bonn, Germania, Stoccarda
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