Suonano le campane, Emilia Bosco piange e dice: "Le conosco, ero prigioniera qui,,

Suonano le campane, Emilia Bosco piange e dice: "Le conosco, ero prigioniera qui,, Scoperta a Martiniana Po la prigione delle due torinesi sequestrate Suonano le campane, Emilia Bosco piange e dice: "Le conosco, ero prigioniera qui,, La "manager" della Stalea aveva sempre insistito sul particolare, strano, triste suono dei bronzi - Carla Ovazza, con precisione, senza commuoversi, ha individuato ogni particolare della cella in cui visse 35 giorni - Era stata ricavata dal magazzino di una casa colonica - Il proprietario e la moglie sono in carcere - Della stessa mano i rapimenti Garis e Ruscalla? La segreta dove i « cacciatori d'uomini » hanno tenuto in vincoli Emilia Blanglno Bosco e Carla Ovazza, consuocera di Giovanni Agnelli, è stata Individuata. Tracce visibili, anche se nascoste, sono state scoperte dal carabinieri durante un sopralluogo In una cascina di Martiniana Po, un centro di poche case sulla riva destra del Po, a una dozzina di chilometri da Saluzzo. La cella e molti oggetti sono stati riconosciuti dalle due donne, accompagnate dagli Investigatori sul luogo della segregazione: calma, in apparenza fredda, attenta ad ogni dettaglio, Carla Ovazza non ha avuto esitazioni davanti al magistrato. Quando Emilia Blanglno Bosco è entrata nel magazzino da cui i rapitori avevano ricavato la prigione, dal campanile della parrocchia di Sant'Andrea sono giunti lugubri rintocchi. Appoggiando una mano alla parete, come per sostenersi, la donna è rimasta immobile e muta per alcuni Istanti che sono parsi una eternità. Poi è scoppiata in un pianto convulso. Ha mormorato: « Da quei giorni ho invano cercato questo campanile. Finalmente l'ho trovato ». Era una banda di balordi, di « delinquenti di piccolo cabotaggio » come il indica il magistrato milanese Ferdinando Pomarici, quella che aveva Iniziato la attività nel ramo sequestri di persona. Venne rapito per strada, e scomparve fra il 21 e 11 29 gennaio 1975, il piccolo Pietro Garis e gli investigatori sospettano che la mano sia la stessa che, 11 16 aprile di quello stesso anno, diresse il rapimento di Emilia Blanglno Bosco, proprietaria della Stalea. ' Dicono ora 1 carabinieri: « Le condizioni della vittima, seriamente ammalata, costrinsero a trattative serrate e rapide ». Otto giorni più tardi la donna venne rilasciata, il riscatto fu di 250 milioni. Poi l'organizzazione tentò il gran colpo: la sera del 26 novembre, in corso Duca degli Abruzzi, sconosciuti afferrarono alle spalle Carla Ovazza e la caricarono a forza su una Bmw. Trentacinque giorni di detenzione, d'Incertezza, di drammatiche trattative. L'avidità dei banditi fece temere il peggio. Finalmente, la notte di Capodanno, la donna venne liberata. Per riabbracciarla la famiglia aveva sborsato 650 milioni. E" a questo punto che, secondo 1 carabinieri, la gestione del sequect.ro passò, tutta o in parte, nelle mani di una cosca calabrese. Il riciclaggio del denaro era a apparso problema troppo difficile ai banditi piemontesi che, con molte probabilità, avevano eseguito il rapimento. La «tassa» che le organizzazioni specializzate pretendevano era forse troppo alta: si era parlato del 30 per cento, ma la richiesta toccò punte più elevate, forse il 50. Con l'arrivo dei calabresi la tecnica cambia, le trattative non verranno più fatte a tempi brevi. Viene rapito, il 15 ottobre dell'anno scorso, Adriano Ruscalla, impresario edile, e la prima richiesta di riscatto è definita « impossibile »: sei o sette miliardi, si dice. Poi, dopo sette mesi, il prezzo viene abbassato di dieci volte. Ma di Ruscalla non si è saputo più niente. Le tracce che i banditi si lasciano dietro ogni volta, sfumate, difficilmente individuabili, vengono tuttavia afferrate dai carabinieri 1 quali, con ostinazione, sviluppano indagini ad un primo momento apparse con ben poche speranze. Ma l'inchiesta, diretta dal col. Calabrese, comandante del gruppo, e condotte dal maggiore Ruggerl, comandante del Nucleo investigativo, dai capitani Lotti e Sechi e dai brigadieri Mazzone e La Marca, dà 1 primi frutti. Finiscono in carcere balordi legati ad oscuri traffici, gente di « giro n e gente insospettabile, si mettono le mani su persone che « contano » nel contrabbando e nei furti dei Tir. Sono tracce sfumate che, tuttavia, sembrano condurre tutte in un'unica direzione. I carabinieri le seguono, anche se qualche volta c'è la sensazione di aver perso il bandolo della matassa. E sono indagini concrete. Si sospetta che le donne siano state tenute in celle nascoste in qualche cascina del Cuneese. Si controllano legami, amicizie, abitudini. Si scopre che. spiantati e violenti, i fratelli Giovanni e Lorenzo Racca, boss della malavita torinese, acquistano all'improvviso costose cascine a Moncalierl, a Sommariva Bosco e a Ceresole d'Alba. E che 1 contratti vengono firmati poco dopo la conclusione dei sequestri. I carabinieri raccolgono indizi e prove, I magistrati Maddalena e Pepino ordinano il loro arresto. E altri mandati vengono spiccati dal giudici. Cosi, in primavera, gli investigatori arrivano alla casa di Martiniana Po che appartiene a Candito Beltrando, conosciuto come un onesto e agiato contadino. Per raggiungerla occorre attraversare 11 paese, passare davanti alla chiesa, prendere la stretta strada che conduce alle montagne. La cascina è divisa In tre corpi. Sulla destra una grande costruzione In mattoni e cemento: un tempo, Beltrando vi allevava polli, ma pare che nel 1971 abbia avuto un collasso economico e che da allora, per anni, abbia avuto un bisogno costante di denaro. Più oltre, in fondo al breve viale, la casa, verde e bianca. Alle spalle della cascina, la stalla, che 1 vicini ricordano un tempo « ricca di bestie ». I Beltrando abitano al primo pndteudntrnNtcsMsvrsfdGlaBrs piano. Sul lato destro gli anziani genitori, nell'altra metà Candido, la moglie Iolanda Dossetto, 33 anni, 1 figli di 7 e 4 anni e di 10 mesi. Il piano terra è un enorme magazzino diviso in due stanzoni. Quando i carabinieri perquisiscono la cascina, trovano nell'enorme pollaio il carico di un Tir: collants da donna per il valore di cento milioni. Nel magazzino ci sono pneumatici, anch'essi rubati. L'uomo viene arrestato per ricettazione, poi l'accusa si trasformerà In concorso in furto. Ma la traccia, che sembra arrestarsi a quel ritrovamento, non viene abbandonata dal carabinieri. Le carte processuali vengono studiate per l'ennesima volta, si fa attenzione ad ogni particolare dei racconti fatti dalle vittime. Gli inquirenti si imprimono nella mente ogni dettaglio: la tenda appesa al muro che per Emilia Blanglno Bosco era stata la parete della cella; 1 rintocchi «spesso irregolari » della campana; la forma e il colore dei bicchieri e dei piatti, la carta da parati; le tracce sulla parete dov'era attaccata la catena, 11 disegno delle mattonelle. Gli investigatori sono tornati nella cascina di Beltrando. Hanno esaminato decine di oggetti. Dicono ora: « Ci sembrava che molti avessero le caratteristiche descritte ». Poi, sul muro sotto una mano di calce, sono apparse tracce di una parete: la cella demolita che i banditi avevano fatto sparire. I carabinieri ne hanno ricostruito le dimensioni: due metri e cinque per 1,65 e 2,10 d'altezza. Sul pavimento, nascosto da bidoni di catrame, il segno di un pavimento cancellato. Cosi l'altra sera i magistrati Maddalena e Sorbello, gli ufficiali Ruggerl, Lotti, Sechi e Carnielli, i brigadieri Mazzone e La Marca, hanno accompagnato alla cascina Emilia Blanglno Bosco e Carla Ovazza. Le descrizioni sono state precise, poi i riconoscimenti. Ala11 deqOtrAfrcach« sodi mi sofrprseloMloseu Anche i « tristi rintocchi irregolari » sono stati individuati: per 11 vento, non sempre il suono delle campane arriva alla cascina. * ★ La complessa trama dei sequestri Garis, Blanglno Bosco, Ovazza e Ruscalla ha il suo centro nella « Provincia Granchi ». A Sommariva Bosco abitano 1 fratelli Giovanni e Lorenzo Racca, legati a doppio filo con Michele Facchineri esponente della « 'ndrangheta » di Clttanova, In soggiorno obbligato nella cittadina cuneese. Attraverso 1 tre i carabinieri hanno dipanato la matassa e scoperto i legami fra i quattro rapimenti. Tutti 1 personaggi coinvolti sono in qualche modo collegati fra di loro e in alcuni casi le prove della loro responsabilità seno schiaccianti. I Racca, anello principale della catena con Michele Facchineri e suo fratello Giuseppe, erano amici di Giuseppe Valentino, proprietario di una macelleria di corso Racco- nigi, Francesco Tunlnetti, arrestato in primavera. Luigi Chiarello e Ernesto Brandestini, gli unici due della banda che gli inquirenti non sono ancora riusciti ad assicurare alla giustizia A questo gruppo si devono aggiungere altri nomi di personaggi minori e che in qualche modo sono passati da Sommariva Bosco: Valerio Geneslo, originario di Narzole, e Antonio larinlzzi (in carcere per il caso Ovazza e Blanglno Bosco), Francesco Gorelli, Albino Bison, Carmelo Trovato, Arcangelo Galasso, Vincenzo Scartò, Silvano Palazzi (autista della banda che prelevò la consuocera di Agnelli), Rosario Antiloro, Carlo Canonico, Michele Guerrisi e Francesco De Vito. Il bandolo per 1 carabinieri è stato comunque Marcello Giganti, 40 anni, fermato per il rapimento del piccolo Garis e rilasciato alcuni mesi dopo « per mancanza di indizi ». Attraverso lui, gli investigatori sono arrivati ai Racca che aveva conosciuto quando abitavano in una cascina di Moncalieri in contrada Baraud. Dai due Racca sono risaliti a Michele Facchineri e al fratello Giuseppe, accusato di avere riciclato parte del riscatto Ovazza. Con l'arresto del rappresentanti piemontesi della mafia di Clttanova è stato possibile anche identificare tutti gli altri esponenti del clan come Scartò, Trovato, Corelll, Valentino, tutti in prigione per il sequestro Ruscalla. E' certo che a capo dell'organizzazione ci fosse Giovanni Racca, uomo intelligente e scaltro, con forte personalità, ma, secondo 1 carabinieri, durante il sequestro Ovazza e stato costretto a dividere 11 comando con Michele Facchineri. Incerta sembra invece la posizione di due personaggi che nel rapimento di Carla Ovazza avevano incarichi di responsabilità: Luigi Chiarello, 25 anni, ed Ernesto Brandestini, 26 anni. Sono spariti dalla circolazione e le ipotesi sul loro conto sono contraddittorie. Una però è stata presa in seria considerazione dai carabinieri. E' quella secondo la quale sarebbero stati eliminati dalla banda per dissidi interni. Esisterebbero addirittura delle prove. Le più sicure riguardano Chiarello, imo dei carcerieri. L'avrebbero ucciso con un colpo di accetta alla testa durante la spartizione del bottino. Gli investigatori conoscerebbero già l'omicida che è fra gli Imputati del caso Ruscalla. Emanuele Monta Vincenzo Tessandori nsruisggBnOc 1 o Nella cella la catena per le prigioniere era infissa nel muro - Il campanile che ha permesso l'identificazione della casa Candido Beltrando