Le sette piaghe della tecnologia di Arrigo Levi

Le sette piaghe della tecnologia CERONETTI E LE CENTRALI NUCLEARI Le sette piaghe della tecnologia A una discussione delle paue di Guido Ceronetti, delle ue profezie, dei suoi anatemi, mi accosto guardingo. Non mi ntimidisce soltanto la sua purezza, che conosco ed amo; o a sua iridescente ricchezza di mmagini, da cui siamo tutti affascinati; o il suo ragionare per intuizioni, anzi per visioni, che mi è estraneo e mi sgomenta (nel mio passato, Guido, i profeti sono lontani; tra me e loro, innumeri generazioni di ragionatori talmudici, ansiosi di analizzare in ogni piega le remote verità rivelate). Più di tutto mi preoccupa il rischio di non aver capito fino n fondo e di cadere, per densità di mente o per scarsità di reazioni emotive, in vergognosi errori. I sentimenti di Ceronetti immancabilmente mi poteecndatealli(nteggpfitatotrhsaroGspiacciono, anche quando non'gsono sicuro di averlo perfetta- emente inteso, o intendendolo pmi trovo, talvolta, a dissentire vigorosamente. Non mi allctta contraddirlo. Ma non posso rinunciare a sforzarmi di eStrarre significati precisi, distinguendo idea da idea. Poi, simpatia o non simpatia, anzi, affetto o non affetto, la ragione mi farà dire sì o no. Così, con riluttanza e mille dubbi, Guido, mi impongo di risponderti. ★ * Prima occorre che analizzi e fpqmtmGlianicriordini ciò che tu hai detto, j mquando hai colpito la « comune sostanza maligna » delle idee mie e di Alberto Ronchey (grazie, Guido, per avermi dato, in tale scontro, la buona compagnia del più antico contrade in arms), in materia di centrali nucleari. Così hai condannato, e possa tu sbagliarti, il nostro « Non Sfavore » verso la costruzione di alcune di tali centrali in Italia. Per risponderti, debbo capire le tue paure. Di quanti demoni, o fantasmi, hai paura, Guido? Ad uno ad uno debbo numerarli. Vi è malignità nel mio non vederli, o non vederli tutti, o vedendoli non esserne tanto terrorizzato da gridare, come te, basta, basta} E quali piaghe contribuirei a scatenare sull'umanità? Tu scrivi: « Sia Levi che Ronchey non sembrano aver dubbi su questo: che sia più drammatica una perturbazione economica di un'epidemia chimica o radioattiva ». Ecco la prima piaga, il dam della li¬ ttsrvsdgrmstnepatania aggàdica; non sangue, | iru forse peggio: epidemia chimica o radioattiva. Così ci sfuggirebbe di mano « il vero tragico»; scateneremmo sul mondo « la maledizione e la peste ». Seconda piaga: « Vedere i disastri ambientali moltiplicarsi e l'incapacità del potere tecnico e politico di prevenirli e di curarli, non giustifica un esasperato basta? ». Terza piaga, anzi una collana di piaghe: la coalizione dei poteri « gioiatauromachi, osimofili, enelarchi, sevesardi, ricattatori corporativi, appaltofaghi » (quanti nemici, Guido, tu vedi brulicare, dal tuo ritiro in Albano...). Quarta piaga: « Quid est veritas? Semplicemente, nel profilo dell'oggi, resistere all'oppressione tecnologica, reagire con giustizia a tutto quel che di moralmente iniquo, non soltanto di materialmente distruttivo, porta con sé l'investimento nucleare, lo metto nel conto di una ripresa di energie morali ». Quinta piaga: « Certamente anche Levi e Ronchey vogliono un Occidente non snervato, non impotente; ma più Io si lascia interiormente disfare dalla follia economica, da un razionalismo deturpante, meno avrà forza di opporsi, di stare in piedi ». Guai — dici — all'« enorme classe media plurilingue urbanizzata, incatenata dalla strega Produzione e ubriaca dei suoi miasmi ». Sesta piaga: le cifre. « I nu cleari — scrivi — vanno all'attacco dopo aver bombardato a tappeto con cifre, cifre... Tra citre in favore e cifre d'opposizione c'è ormai un certo caos in circolazione. Né quelle né queste mi perdonano... Diffido dell'illusione numerale, del dato non umano... » (perché hai paura delle cifre, Guido?). La settima piaga (e più non ne conto, tre meno delle bibliche, ma quest'ultima è certo assai peggiore della morte dei primogeniti). Dici: «Che cosa promette di buono questo fantastico brulicare di reattori e di megawatt nel mondo, in un mondo che una candela accesa può sconquassare in un attimo? ». * * Ecco le sette piaghe che profetizzi. Uno, l'Epidemia chimica e radioattiva. Due, i Disastri ambientali. Tre, i Gioiatauromachi ecc. fino agli Appaltofaghi, avidi parassiti del potere. Quattro, l'Oppressione tecnologica. Cinque, la Follia economica, la Strega Produzione. Sei, le Cifre. Sette, la Candela accesa. L'Epidemia chimica o radioattiva. Nell'interpretazione letterale: il rischio di incidenti alle centrali, fughe di materiali radioattivi e forse peggio (non proprio epidemie, che è termine inesatto). Temi che gli astuti Americani c'impongano « tecniche sperimentali » particolarmente pericolose. Diffidi, e giustamente, dei Gioiatauromachi, Enelarchi, Appaltofaghi ecc. (piaga numero tre), e di quel potere che non ha saputo proteggerci dai Disastri ambientali (piaga numero due). Hai tutte le ragioni, Guido, per diffidare, per inquisire, per contestare, per esi gere garanzie, controlli rigidi, e un costante dibattito che im pegni a fondo tutti i tecnici, favorevoli e contrari. Ma, appunto, il problema a me pare questione di tecniche, più o meno sicure e avanzate, e certamente da tenere costantemente sotto inchiesta. Proprio chiamando in causa Gioia Tauro, o Seveso, o l'Enel, Ceronetti, mi sembra, indebolisce la condanna senza appello, totale, delle centrali nucleari, in quanto riconosce implicitamente che i pericoli che esse presentano (l'Epide j mia) non sono qualitativamen- te diversi da quelli connessi a tante altre tecnologie. Anzi, secondo molte cifre, e dico coraggiosamente Cifre, ma non vedo come si possa giudicare se non in base a un confronto di Cifre, i pericoli nuovi, o gli inquinamenti possibili, sa rebbero anche minori. (E comunque le Tecnologie tutte assieme fanno sicuramente molte meno vittime di quante non ne abbiano fatte nella storia e ancora ne facciano fame e povertà, piaghe più antiche e ancora non cacciate...). Dunque, a me sembra che le piaghe una, due e tre debbano certo imporci estrema attenzione, critica e costanti revisioni del giudizio, ma non bastino a giustificare quel Rigido No, non ragionato, aprioristico, che Ceronetti vorrebbe e che vede indebolito dalla nostra Non Resistenza. Voglio esser chiaro: approvo chi lancia allarmi e, per quel che posso, a queste voci ho offerto altoparlanti. Ma non posso ri stato attuale di ciò che so, non posso far mio il Rigido No. Do, con riserve, un sì temporaneo e limitato, e voglio che il dibattito continui. (Se poi l'Epidemia chimica e radioattiva abbia un significato simbolico — Epidemia per Bomba — allora il discorso cambia, e lo riprendo tra poco; ma non giova mescolare tutto, l'apocalisse atomica e Seveso: non s'indebolisce così la resistenza a Seveso?). * ★ | nunciare a giudicare e, allo i , e e e ù a , i i a ae u la.. e ré aualn ire he eto, la n he ia i opel Andiamo passo passo verso l'Apocalisse. La piaga quattro: l'Oppressione tecnologica. La cinque: la Follia economica. E le Cifre, piaga sei, che (correggimi Guido se fraintendo)-, mi sembrano soltanto un simbolo per le altre che ho appena nominato. Attorno a queste tre « piaghe » il mio contrasto s'inasprisce. La tecnologia come Oppressione? Ma, Guido, a cominciare dall'uomo raccoglitore che staccava frutti e bacche e abbatteva con pietre gli animali malati del branco per sfamarsi, passando all'uomo agricoltore che faceva buchi in terra (con la prima arma, tecnologica e non, il bastone), per mettervi semi che dessero raccolti liberatori dalle bizzarrie della Natura, fino all'uomo fabbro che cercava di costruirsi una seconda Natura artificiale, che gli offrisse sicurezza di cibo, casa, abiti, la tecnologia, per l'uomo, non è stata Oppressione, ma un ideale liberatore. Con essa l'uomo si è svincolato dalla soggezione alla barbarie della Natura vera, si è sciolto dai vincoli di forze ostili che, alle origini della storia, aveva tentato di dominare con balbettate magie: cupi rituali che aggiungevano orrore ad orrore. So bene, non hai da dirmelo, che intanto l'uomo scopriva in sé stesso altre barbare forze; la Storia è un'avventura drammatica, il domani non è più sicuro de! più lontano ieri, e forse è più oscuro. Ma a che serve discutere un impossibile ritorno allo « Stato di Natura »? Non si può sapere se la somma delle felicità sia più alta in questa o quella epoca o società, né far confronti; ma una misura può darcela la direzione del movimento. Si salta il muro di Berlino solo da Est a Ovest. E la Storia va solo avanti. Non ci è dato altro che sforzarci di cocotrPcantindlil'qsocosuastEsomNssodrenebnCCcmpggbssbcnsnsmisccgccsgzg o E i o e a i r o n , o o a controllarla, anziché esserne controllati. Tu parli, Guido, di « idolatria collettiva » per la Strega Produzione, di Follia economica, e, con disgusto, dell'« enorme classe media ». Qui non ti seguo, amo la gente comune, con i suoi ideali comuni, di giusto benessere, di giusta liberazione dalla fatica, dall'odio o dall'invidia. Forse questo non conta? Non trovo sostanza maligna nel mio « economicismo », Guido. Scorgo superbia nel tuo anatema. C'è ancora troppa povertà e ingiustizia, troppi servi da liberare. E' difficile farlo. Ma non posso cancellare il problema scomunicando la Storia. Posso capire il tuo Rigido No alle centrali. Ma vedo sostanza maligna, Guido, in questo rigido no, quando esso si oppone alla faticata strategia dell'uomo fabbro. Possono far radici nel tuo disgusto inerzia e fanatismi, che mi spaventano. Davvero dovrebbero così esercitarsi i giovani, in una battaglia tessuta non di ragionamenti e cifre, ma di grida? Che palcbtra di vita sarebbe? Contro quel che c'è di implacabile nel loro futuro, e ahimè c'è, i giovani debbono imparare a battersi; ma non con grida e furori. Fuori della ragione critica, che indaga e dubita anche di sé stessa, ma non si stanca di inquisire, che resta, se non violenza? Così combatti male la tua battaglia. * * Siamo all'ultima piaga. E certo, anche se io avessi ragione su tutte le prime sei, e tu sulla settima, basterebbe a dannarmi: la piaga suprema, forse, della storia, la Candela atomica accesa. Certo io non la ignoro. Vado scrivendo e riscrivendo che abbiamo giorni contati, che la nostra è una corsa contro il tempo, che i granelli della clessidra atomica che misura il nostro domani sono un numero finito. Non conosciamo il numero. Non sappiamo quanto tempo ci resti prima di riuscire a distruggere, non la povera, piccola, mai nata (e nemmeno pensata) bomba di Albonetti; non quei frammenti di materiale fissile che la nostra dozzena di centrali produrrebbero, ma le miriadi di bombe già esistenti, armate e puntate, che fanno della nostra Terra un barile di polvere. Di ciò, amico Guido, dobbiamo parlare. Ma la confusione dei concetti non giova. Non serve, contro l'armamento atomico, una semplice strategia del no; non serve nessuna strategia semplice, ma solo strategie complesse, che abbraccino politica ed economia, questioni sociali e nazionali assai diverse, per arrivare a modificare radicalmente, in tempo utile, i rapporti tra i popoli. Non c'è sicurezza in nulla, ho già detto che il male è tutto attorno a noi. Ma non possiamo illuderci di sfuggire al pericolo dicendo solo no, un No Rigido. Ripeto: società in preda al caos economico (non ti si addice, Guido, M under statement che usi: « perturbazioni economiche ») sarebbero preda assai più facile di questa o quella delle molte follie politiche che possono condurre all'accensione della Candela atomica. Società sconvolte dal rifiuto urlato dell'«economicismo» (non ti turba la compagnia di fanatici e violenti?) non saprebbero mai trovare, Guido, i difficili sentieri della salvezza, e arrivare a spegnere la Candela prima che l'ultimo granello della clessidra sia scivolato in basso. Di ciò si parli, e forte, per svegliare chi dorme. Scatena su questo Male, Guido, la tua passione. Sia questo, come tu dici, « il tuo biscottino ». Arrigo Levi

Persone citate: Alberto Ronchey, Albonetti, Ceronetti, Guido Ceronetti, Ronchey

Luoghi citati: Berlino, Italia, Seveso