Meneghini: "Sono distrutto,, di Giuliano Marchesini
Meneghini: "Sono distrutto,, Meneghini: "Sono distrutto,, Verona, 16 settembre. In questa Verona che custodisce il melodramma come in un tempio, il celebre soprano ebbe alcune fra le sue più grandi soddisfazioni. Abitava con la madre in via Flangini, nel centro storico, a due passi dall'anfìtearto. Nel 1947, quando ancora la città era cosparsa di macerie, Maria Callas fece il suo debutto all'Arena. Ed era la prima volta che cantava in Italia: l'aveva mandata qui, da New York, il tenore Giovanni Zenatello, infallibile scopritore di talenti, a quel tempo sovrintendente dell'Ente lirico veronese. Maria affrontava La Gioconda, con comprensibile trepidazione, sotto l'incoraggiante direzione del maestro Tullio Serafin. Allora il suo nome cominciava con la « K », alla greca. Quella Kallas fu strepitosa, ebbe un successo travolgente. In un ristorante della piazza Bra, che s'affaccia sul passeggio veronese, mentre pranzava solitaria, Maria conobbe Giovanbattista Meneghini, l'industriale che riversava i suoi entusiasmi nel mondo operistico. La loro doveva essere una lunga unione, a tratti tormentata dal temperamento dell'artista. La Callas tornò a cantare all'Arena, in un crescendo di popolarità, in una trascinante rivalità con Renata Tebaldi: nel 1948 si esibì in Turandot, nel '52 riprese il personaggio della Gioconde proprio nel ricordo del suo trionfale esordio, e diede splendida voce anche a Traviata; l'anno successivo interpretò Aida e Trovatore, nel 1954 fu Margherita nel Mefistofele. E furono serate memorabili. La gente, dopo la ressa incredibile ai botteghini, faceva da immensa cornice, coprendo anche gli ultimi gradini dell'anfiteatro. La stagione del '54 concluse il ciclo di recite della Callas all'Arena. Le sue vicende coniugali, la separazione dal comm. Meneghini, la collezione di trionfi e la sua intensa vita sentimentale: Verona la seguiva, nel bene e nel male, con affetto immutato. Ora, la notizia che Maria non c'è più sta facendo rapida il giro della città. Chiamo per telefono la governante di Giovanbattista Meneghini, nella casa della frazione Colombare, poco lontano da Sirmione. La donna si chiama Emma Brutti, è mantovana, da ventidue anni è al servizio del commendatore. Nessuno le ha ancora detto che la Callas è morta. « Mio Dio — risponde, sof¬ focando un grido —. Ma ne è proprio sicuro? ». Emma Brutti è stata quattro anni insieme con la Callas, nel periodo in cui il soprano acquistò la villa di Sirmione. «Era brava — dice — e anche buona. Raccontano che era capricciosa, ma sono tutte fandonie. Io ho lavorato per cinque signore, e le assicuro che la Callas era la migliore. Voleva addirittura che lasciassi suo marito, che andassi con lei. L'ultima volta, la vidi a Brescia, quando fecero la separazione ». Giovanbattista Meneghini è a letto: ha avuto un infarto nel maggio scorso, sta trascorrendo gli ultimi giorni di convalescenza. « Lo sa — confida la governante, con un'incrinatura nella voce — che era sempre innamorato della signora Maria? Dio santissimo, come faccio adesso a dirgli che è morta? ». Il comm. Meneghini è stato informato nel tardo pomeriggio, con le dovute cautele, della morte di Maria Callas. « Sono distrutto — ha poi detto — avrei preferito morire io. Se mi potessi muovere andrei a Parigi, ma ho appena avuto un infarto. Con la mia anima sono comunque là ». Giuliano Marchesini
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