La Callas, una cantante nella leggenda di Paolo Patruno

La Callas, una cantante nella leggenda L'ARTISTA È MORTA A 54 ANNI, A PARIGI, PER UN ATTACCO CARDIACO La Callas, una cantante nella leggenda Una famiglia di emigrati greci in America, una ragazza infelice e sgraziata che si riscatta con il canto - Poi, la grande affermazione in Italia: diventa la primadonna dell'opera mondiale, ottiene con Onassis anche il successo mondano - L'antagonismo con Renata Tebaldi, i "capricci" e le polemiche , , , e o a a . o e a è Parigi, 16 settembre. Maria Callas è morta oggi a Parigi, per un attacco al cuore. Avrebbe compiuto 54 anni il 2 dicembre. Si è sentita male verso le 13,30, in camera sua, nell'appartamento al secondo piano di avenue Georges Mandel 36, nel centro di Parigi, dove abitava da una dozzina d'anni. «Ha fatto in tempo a invocare aiuto, a chiamare la cameriera — lia sussurrato affranto Michel Glotz, che è stato il suo direttore artistico — ma quando è stata soccorsa era troppo tardi. Era già in stato d'incoscienza. L'abbiamo adagiata sul letto, abbiamo chiamato un medico. Ma era morta. Sembra stia dormendo, non una ruga sul volto: è l'immagine della Traviata, come l'aveva rappresentata alla Scala vent'anni fa». Non sembra che la Callas fosse malata. In questi ultimi tempi, secondo Glotz, aveva i soliti abbassamenti di pressione, come le era capitato spesso negli ultimi vent'anni, ma nessun disturbo serio. Non usciva piti volentieri, tuttavia, malgrado le affettuose premure degli amici. Una delle prime persone ad accorrere è stata Catherine Deneuve. L'attrice abita nella stessa casa, al quarto piano. « L'avevo vista pochi giorni fa, apparentemente stava bene — ha detto — mi ha fatto molta pena vederla così, stesa sul letto ». Per l'amministratore dell'Opera di Parigi. Rolf Liebermann, « la Callas era " la diva ". E le dee non muoiono. Grazie ai dischi che ha inciso, il suo fascino continuerà a vìvere, anche per le generazioni future». Americana di nascita, greca di nazionalità, sposata, e divorziata, a un italiano, parigina d'adozione. Maria Callas è stata davvero un personaggio « universale » per fama e per arte. I superlativi l'hanno circondata sempre, nella sua vita di cantante come di personaggio della jet society, dove per anni ha imperato al fianco di Aristotele Onassis. Ma prima di diventare la protagonista delle « notti dorate » di Parigi, Monaco o New York, la « divina » della Scala e del Metropolitan, la « dea » dell'Opera parigina. Maria Callas ha conosciuto anche la faccia ingrata della vita, le privazioni dell'infanzia. Allora si chiamava Maria Kalogeropulos, era figlia di una coppia di emigranti greci giunti da poco a New York, giusto in tempo per metterla al mondo a Brooklyn. Il padre era farmacista. L'infanzia di Maria non è stata facile e amorevole. In famiglia erano litigi, gli affari non andavano bene, di lì a qualche anno sarebbe stata la rovina, la separazione dei genitori. Maria in quegli anni era grassa, miope, sgraziata, « il grasso anatroccolo ». La madre le preferiva la sorella maggiore, Jackie (il destino d'un nome?), più bella e simpatica. Scuole pubbliche nel quartiere degli immigrati, infanzia poco felice: Maria si rifugia nella musica, si scopre una bella voce, la madre le fa prendere lezioni di canto, in breve la trasforma in un «piccolo fenomeno» da sfruttare alla radio o nei concorsi per bambini. Anche questo. Maria non lo perdonerà mai alla madre. Nel '36, la famiglia si sfascia: il padre resta negli Stati Uniti, la madre e le figlie ritornano in Grecia. Maria entra al conservatorio di Atene, segue i corsi tenuti dal grande soprano spagnolo Elvira De Hidalgo. E' una allieva eccezionale, a 14 anni debutta all'Opera reale nella Cavalleria rusticana. Diventa Maria Callas. La sua voce e la sua giovinezza destano sensazione nell'ambiente della lirica greca. I biografi ricordano un suo infelice ritorno negli Stati Uniti, appena finita la guerra: si sarebbe proposta per un provino della Carmen, le avrebbero risposto che «Bìzet non aveva scritto nulla per gli ippopotami ». Forse è un aneddoto maligno messo in giro più tardi dalle sue rivali. Sembra che sia stata lei a rifiutare di cantare in Madame Butterfly e nel Fidelio, trovandosi troppo grassa per la prima e detestando la versione inglese della seconda. A quell'epoca pesava quasi cento chili. Anche alla Scala non la « promuovono », e soltanto un paio d'anni dopo, nel '47, a Verona, riesce finalmente ad affermarsi. La sua interpretazione nella Gioconda impressiona il maestro Tullio Serafin, che la fa studiare, l'affina nei più grandi ruoli da soprano. Canta nella Turandot, nella Norma a Firenze, l'« Italia del bel canto » la scopre infine, a 23 anni. E Maria Callas sposa il ricchissimo industriale Gianbattista Meneghini, che diventa il suo impresario e contribuisce a fare di lei « la primadonna » dell'opera. La « leggenda » della Callas nasce in quegli anni. La Scala finalmente le apre le porte, ma la « tigre » non scorda gli affronti del passato, sfodera gli natigli: « Emozionata? Perette? Sono talmente miope che per me tutti i teatri si assomigliano ». Nasce l'antagonismo Tebaldi-Callas, e Maria pensa di sbaragliare la rivale anche prescindendo dalle doti vocali: in due mesi, un regime ascetico le fa perdere trenta chili, la « diva » della scena lirica è diventata una piacente giovane signora. La fama della sua bravura s'estende rapidamente, a Chicago, a New York vanno in delirio ascoltandola nella Norma. Ma la stessa opera segna uno dei tanti « incidenti » che costellano la sua carriera di « diva »: nel '58, a Roma, interrompe la rappresentazione alla quale assiste il presidente Gronchi. « E' un capriccio », accusano i suoi detrattori; « E' un malanno », rimbeccano i suoi amici. Resta il fatto che la cantante deve uscire da una porticina secondaria per sfuggire all'assedio della folla indispettita. E' uno « scandalo », non certo l'unico della sua vita, in cui la donna conta ormai quanto la cantante. Nel '59, il panfilo « Christina » vede nascere il suo idillio con Onassis durante una crociera nel Mediterraneo. « Ari » ha appena divorziato da Tina Livanos, Maria Callas non tarderà a separarsi da Meneghini (ottenendo poi anche il divorzio). L'amore ostentato fra l'armatore miliardario e la primadonna della lirica, il connubio fra il dio-denaro e la dea-arte diventa uno dei filoni d'obbligo della « stampa rosa ». E i due protagonisti di quest'« amore del secolo » assecondano tanta curiosità con il loro comportamento, le loro stravaganze. I suoi rivali di sempre, accaniti, risollevano la testa: « La Callas, adesso, è finita davvero, per sempre ». Non è così, la « regina » della lirica non ha ancora abdicato, la Scala l'accoglie, dopo 30 mesi d'assenza, ancora con un'ovazione. Perché quando si tratta di cantare, di lavorare, la « diva » è capace anche di dimenticare i capricci, lutti coloro che partecipano alle prove o alle registrazioni al suo fianco sono stupefatti dalla sua applicazione. Ma è sempre più difficile trovare la concentrazione, la volontà non basta a sorreggerla, la voce, la salute la tradiscono. La Callas reagisce come può e sa, i suoi « capricci » possono anche servire a celare una realtà che non vuole accettare, e che comunque vuole tenere celata. Polemiche, rottura di contratti, pause, silenzi ormai sempre più lunghi. Su ogni rappresentazione la Callas sembra puntare la sopravvivenza della sua carriera, del suo « mito ». Nel '65, dopo una memorabile rappresentazione della Norma all'Opera di Parigi, annuncia il suo ritiro dalla scena. Maria Callas vive ormai in Francia, a Parigi dice di aver trovato « il rispetto e l'amore, la discrezione e la cortesia». Onassis le ha comprato un bell'appartamento fra il Trocadero. e il Bois de Boulogne, dalle finestre del salone al secondo piano si toccano quasi i rami degli alberi del viale, il piano in un angolo accoglie fotografie dì celebri «prime», ricordi di una vita tumultuosa e felice. Lo è uncora per poco, felice. L'armatore miliardario scorge un'altra « primadonna » da far sua, la vedova del presidente Kennedy. Si riscuote, accetta di gi¬ rare un film con Pasolini, Medea, offre ai suoi ammiratori, e al pubblico cinematografico che forse non l'ha mai sentita cantare, una interpretazione che non si dimentica. Spiega così la sua scelta: « Sono un'interprete nata, avida di ogni mezzo d'espressione. Si potrebbe dire che fare un film dopo aver cantato l'opera è come lasciare un amante per un altro... Per me il problema è semplice, con il cinema ho cambiato soltanto mezzo d'espressione, ma resto esattamente la stessa ». Al canto, ritorna ancora nel '73, con una serie di rappresentazioni eccezionali, concerti, incisioni di dischi. Poi sti di lei cala di nuovo il silenzio. In casa fa ancora qualche progetto, sogna un parziale rientro, un'unghiata, una traccia da lasciare. Invece è la fine. Paolo Patruno dfvsa Arte, ricchezza e mondanità: Maria Callas con Aristotele Onassis (telefoto Ansa)