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Robert Lowell muore in taxi IL GRANDE POETA AMERICANO AVEVA 60 ANNI Robert Lowell muore in taxi n ¬ New York, 13 settembre. E' morto Robert Lowell, considerato da molti critici il piìi grande poeta contemporaneo degli Stati Uniti, aveva sessant'anni, è stato fulminato da una crisi di cuore a bordo del taxi che aveva preso all'aeroporto Kennedy, al ritorno dall'Irlanda, e che lo conduceva a casa dell'ex-moglie Elizabeth Hardwick, a Manhattan. La notizia è stata data da un portavoce della casa editrice Farrar, Straus e Biroux. Lowell era stato in Irlanda una settimana circa; là abitano la moglie Caroline Blackwood e il figlio nato dal matrimonio. Nativo di Boston, lo scrittore era un attivista sociale che esprimeva con grande franchezza il suo pensiero. Durante la seconda guerra mondiale si proclamò obiettore di coscienza, e nel 1943 fu condannato a un anno e un giorno di carcere federale per renitenza alla leva. Parlava diverse lingue, amava leggere ad alta voce le sue poesie a un pubblico scelto. Politicamente era un pessimista, e questo suo atteggiamento si riflette nel poema Near the ocean (presso l'oceano) pubblicato negli Anni Sessanta. La sua avversione per la guerra non ebbe mai ondeggiamenti. Nel 1965, declinò l'invito del presidente Johnson ad un festival d'arte alla Casa Bianca; disse che provava « sgomento e sfiducia » nei confronti della politica estera americana. La poesia dì Lowell riflette sia l'istruzione calvinista che egli ebbe nella Nuova Inghilterra sia la successiva conversione al cattolicesimo; ma, divenuto cattolico nel 1940, rinunciò nell'ultimo scorcio degli Anni Quaranta alla fede che aveva abbracciato. (Ansa) L'apocalittico Dobbiamo al lavoro di uno dei nostri più fini americanisti, Rolando Anzilotti, la scoperta sul fare degli Anni 70 della poesia di Robert Lowell. Anzilotti pubblicò infatti nel '72 un'ampia raccolta delle liriche del grande poeta americano, presso l'editore Longanesi: e fu per noi rincontro-scontro con una rude, solitaria figura di lirico. Nato a Boston nel 1917 da una famiglia del New England, che vantava illustri antenati, Lowell ebbe la prima radicale esperienza della sua vita con la conversione al cattolicesimo, a trent'anni già compiuti. Fu, a quanto la sua poesia lascia chiaramente intendere, la scelta di una mi¬ sitmsM sura severa di religiosità, che in Lowell si sposava alla lenta, sofferta meditazione dei massimi esponenti della poesia religiosa anglosassone, da Milton a Hopkins, da Donne a Eliot. Poeta dalla parola dura, a tratti affilata, calata in una trama di scrittura assai elaborata, Lowell affascina e sconcerta per un simbolismo di ampia portata, che evita tuttavia i compiacimenti della metafora, i preziosismi dell'analogia, per puntare invece all'idea netta, al messaggio scabro e disperato. Lowell è infatti un poeta spinto da un incessante pessimismo, come di chi tenti di ritrovare in sé e negli altri una misura di salvezza, una regola d'interiore equilibrio, continuamente elusa d..lla corrosione e dallo sfacelo dell'universo. Si è parlato di lui come dell'ultimo grande poeta apocalittico: e certo lo sgomento che gli detta l'umana miseria si condensa in visioni di cupa disperazione, in deliri grandiosi. Ma non c'è mai artificio né retorica in questo modo di fare poesia « alla maniera grande », che ad un lettore europeo, condizionato da una tradizione più raccolta della scrittura poetica, può sembrare magniloquente. E' l'empito delle sconfortate riflessioni sul male del vivere a suggerire a questo poeta gli incubi di un supremo annichilimento. Credo che alla luce di questa solitudine, di questo tormentoso disincanto vadano interpretate anche le scelte individuali, propriamente politiche, di Lowell, che nel '43 fu tra i primi intellettuali americani a rifiutare di prestare servizio militare e che, ancora di recente, non ha cessato di ammonire i responsabili della politica degli Stati Uniti a non abbandonarsi alle spire della violenza e della guerra. Guido Davico Bonino