Delitto del Sangone: presunto killer accusato da un capello

Delitto del Sangone: presunto killer accusato da un capello L'uomo sgozzato nel marzo di quest'anno Delitto del Sangone: presunto killer accusato da un capello Secondo il giudice, la vittima sarebbe stata eliminata su incarico della moglie - Uno dei due mandanti sommerso da prove schiaccianti? Delitto del Sangone, » ipitolo finale (prima dell'ordinai.'a di rinvio a giudizio). E' stata ',-*K>sitata la perizia psichiatrica compiuta su uno dei killer, Nicola Sansonna, l'indiziato principale della morte di Luigi Bianchino, operaio di Santena. L'uomo, garzone macellaio, nega di avere ucciso a pagamento. Ma alcuni elementi, precisi e inconfutabili, dimostrerebbero il contrario. L'accusano i mandanti e cioè la figlia del Bianchino, il fidanzato di costei (che afferma di aver contattato sia il Sansonna che l'altro omicida, Domenico Alessandria), e moglie dell'operaio, alla quale gli Inquirenti assegnano il ruolo di coordinatrice del delitto (voleva far fuori il marito dopo aver scoperto che intratteneva rapporti incestuosi con la figlia). C'è anche una perizia tecnica, che accusa 11 Sansonna. Sul luogo dove il Bianchino venne sgozzato, i carabinieri trovarono un berretto con dentro un capello: il perito conferma che si tratterebbe di un capello del Sansonna. Il quale nega, senza opporre un alibi credibile. Dice: «La sera del 5 marzo l'ho trascorsa con l'Alessandria, la sua fidanzata e mia sorella». Le ragazze lo smentiscono: «Tra le 22 e le 23,15 sono usciti tutti e due»: proprio l'ora in cui Luigi Bianchino veniva accoltellato. Il Sansonna, preso in contropiede, precisa: «Ci siamo allontanati per compiere un furto alla Mondial-Carne dove lavoravo». Nessuno però può confermare. Messo alle strette, ammette che la moglie della vittima gli aveva proposto 11 delitto: «Ma ho rifiutato, dicendole che sono un ladro, non un assassino». Prove più che indizi dunque, lo accusano. C'era un'ultima carta, la perizia psichiatrica, per modificare l'esito del processo. Ma il peri¬ ii miiiMiiiiiiimiiiimi imiiiimiiiiiiiiii to d'ufficio Gubetti ha dichiarato Nicola Sansonna affetto da gravi alterazioni del carattere e soltanto «di lieve insufficienza mentale»: in termini processuali, significa che al momento del fatto non era né tutto né in parte infermo di mente. L'unica attenuante, è la sua vita di ventenne disadattato. Scrive il perito: «Ha terminato con grande fatica le scuole elementari ripetendo la prima e la quarta e ritirandosi definitivamente dagli studi in prima media. Ave- min iiiimmmmi iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii rà prò: lemi di rendimento e di comportamento. Dice: "Non avevo voglia di studiare. Non mi piaceva alcuna materia tranne applicazioni tecniche. Poi non mi andava di essere comandato. I compagni mi dicevano che ero meridionale ed io il picchiavo. Non sono mai andato d'accordo con nessuno"». A 13 anni comincia a lavorare ma non «sa tenere il postou perché troppo svelto di mano. Diventa un ladro: la prima volta svaligia la villa della sua ex maestra di scuola. a

Persone citate: Bianchino, Domenico Alessandria, Gubetti, Luigi Bianchino, Nicola Sansonna

Luoghi citati: Santena