Sta muto e indifferente nella sua cella Il giovane che ha ucciso la donna amata

Sta muto e indifferente nella sua cella Il giovane che ha ucciso la donna amata Il magistrato ha disposto che sia sottoposto a perizia psichiatrica Sta muto e indifferente nella sua cella Il giovane che ha ucciso la donna amata Alfonso Picchirallo mangia e dorme ma non parla - Forse solo i periti potranno far luce nella sua personalità e dare una spiegazione al suo folle gesto - Avrebbe agito in preda a un raptus distruttivo, tipicodelle persone immature che preferiscono annientare l'oggetto del loro desiderio, piuttosto che perderlo Alfonso Picchirallo ha ucciso | perché temeva di perdere la donna di cui si era pazzamente innamorato — forse non ricambiato — e per vendicarsi della cocente umiliazione subita alcune ore prima del delitto dai coniugi dei quali aveva turbato la pace. Questa l'ipotesi ritenuta più verosimile dagli inquirenti sull'omicidio di via Merendante. Troverebbe conferma in una frase pronunciata dall'assassino diciassettenne mentre i carabinieri lo portavano in caserma: « Non voleva più saperne di me, mi trattava come un cane. Mi sono vendicato ». L'ipotesi è avvalorata anche dalla confessione che il giovane tipografo ha fatto al sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minorenni, dottoressa Mesci, la quale ieri, dopo avere completato gli atti istruttori più urgenti, alla presenza del difensore, avv. Liliana lunghetto, ha disposto la perizia psichiatrica per l'omicida. Al periti tocca adesso il compito di entrare nella personalità del ragazzo non ancora diciottenne e di far luce sui motivi che l'hanno spinto a strozzare Rosetta Callerls. Alfonso Picchirallo avrebbe agito in preda ad un raptus distruttivo, manifestazione tipica, secondo gli esperti, dei giovani e delle persone immature che preferiscono distruggere, piuttosto che perdere, l'oggetto del proprio desiderio. Dice il prof. Zanalda, neuropsichiatra: « Quando in una coppia si stabilisce un legame affettivo, non è importante l'unione fisica ma quella a livello psicologico. Cede alla passione solo chi fra i due è meno evoluto sul piano della maturità affettiva ed è molto tacile che di fronte ad un rifiuto reagisca con la distruzione. L'intensità dell'istinto è proporzionale alla sua immaturità». Nessuno sa se effettivamente Rosetta ha accettato la corte di Alfonso, ma è certo che il giovane si è innamorato di lei follemente. Era la prima volta che il tipografo si prendeva una « cotta ii e in otto mesi si è sempre illuso, insensatamente, di poter strappare la donna alla sua famiglia. Ha confidato la sua angoscia agli amici del quartiere, ha perso la testa, ha persino tentato il suicidio, ingerendo una forte dose di barbiturici. Per lei era disposto a tutto, anche ad affrontare il marito. Lo ha fatto la sera prima di diventare un assassino, quando ha urlato all'uomo che gli chiedeva un chiarimento su certe voci: «E' vero ci vogliamo bene, anche se lei continua a negartelo ». Ma, forse, l'amore per la giovane sposa, madre di un figlio di 7 anni, ha anche un'altra giustificazione. Alfonso Picchirallo è sempre andato Aero delle sue conquiste, vere o supposte, e davanti agli amici spesso si vantava di avere conosciuto una donna che preferiva lui al marito. Un atteggiamento infantile che per il tipografo significava afférmazione della propria virilità. Per questo, quando Rosetta, per telefono, presente il marito, gli ha urlato come già aveva detto a sua madre: « Sono solo fantasie, non sono donna da mettermi con un ragazzo », si è visto cadere attorno il castello fantastico che aveva costruito non solo per sé, ma anche per i suoi compagni. Ha girato tutta la notte, inquieto e disperato per le strade della città. Poi, quand'è venuto il mattino, è andato in via Mercadante per chiedere a Rosetta Callerls che gli spiegasse. Al «no» secco di lei, l'ha uccisa. L'ha fatto obbedendo a quell'n Istinto distruttivo » e si è placato solo quando ha visto Rosetta esanime sul pavimento. « Ero un altro — ha confessato al magistrato —, volevo ucciderla col coltello che avevo in tasca ma di fronte a lei non ho saputo far altro che afferrarla per la gola. Ho strclto fino a quando non è caduta. Credevo dì averla uccisa, ma mentre uscivo dalla casa ho sentito che rantolava. L'ho trascinata nella camera da letto e qui le ho stretto di nuovo il collo ». Nel descrivere questa scena allucinante, il tipografo più di una volta ha dimostrato di avere vuoti di memoria per cui la dottoressa Alesci ha dovuto ascoltarlo due ore per riuscire a fargli ricostruire il delitto. Ha ancora aggiunto: « Sono rimasto per 10 minuti immobile, ero come inebetito, non sapevo cosa fare. L'ho adagiata su letto, poi mi sono avviato verso la porta. Mentre l'aprivo, mi sono visto nello specchio, ero pallidissimo. Solo in quel momento ho avuto paura, una paura di morire ». Dopo queste parole Alfonso Picchirallo si è chiuso in se stesso. E' entrato in cella e si è addormentato. Il lungo sonno non lo ha scosso dall'indifferenza in cui è caduto dopo il delitto. Anche ieri, a chi l'ha avvicinato, è apparso .apatico. Il magistrato ha fatto eseguire l'autopsia sul corpo della donna. Il prof. Baima Ballone, dell'Istituto di medicina legale, ha confermato che Rosetta Calleris è morta strozzata, ma non ha riscontrato sul corpo alcun graffio o altra traccia di violenza. Emanuele Monta Rosetta Calleris durante una recente vacanza. « Mi sono vendicato » sostiene l'omicida Alfonso Picchirallo