Si conclude ad Alassio la lunga estate del jazz

Si conclude ad Alassio la lunga estate del jazz Ricco cartellone per il 2 e 3 settembre Si conclude ad Alassio la lunga estate del jazz Interverrà Ardue Shepp, la cui musica faceva paura alla Cia Forfait di Gato Barbieri - Numerosi i solisti d'oltreoceano Rivedremo Archie Shepp, il jazzista più duro, il poeta della rabbia, l'uomo che la Cia tenne sotto controllo perché i suoi concerti parlavano il linguaggio della rivoluzione, quella del «Black Power»; folli Anni Sessanta, quando Eldridge Cleaver e Leroy Jones volevano cambiare l'America. Archie cambiò invece il volto del jazz. Ad Alassio, ultimo appuntamento di questa lunga estate così densa di concerti, sarà l'attrazione di un festival che in due giorni (2 e 3 settembre) proporrà al Belvedere Santa Croce un cartellone tra i più interessanti nell'intera stagiono: la «Sunrise Orchestra» di Marvin Peterson (oltre a Shepp) nella prima serata, quindi il trio di Paul Motian, la Band di Carla Bley e il trio di Ignazio Garsia per concludere. Rassegna tutta moderna dove ogni musicista ha una collocazione ben precisa nell'attualità. Il colosso Shepp non getta ombra sui colleghi. La pianista Carla Bley (poco nota in Italia) è tra i rari jazzisti che si siano dedicati quasi interamente alla composizione realizzando nel volgere di un decennio uno stile origi¬ nale e assai valido per la ricchezza e la fantasia melodiche. Carla, che oggi ha 39 anni, faceva la sigaraia in un night club di New York. Sembra uscita dalle pagine a colori di «Play boy», una Ursula Andress longilinea che invece di rivaleggiare con l'agente 007 ha preferito fare concorrenza a Cecil Taylor e agli altri santoni della musica «free». Ad Alassio verrà con la sua orchestra di cui fa parte il marito Mike Maintler un trombettista austriaco naturalizzato americano. Come Shepp e la Bley, anche Paul Motian si impone tra le figure chiave del movimento free. Suona la batteria con la fantasia di un solista melodico. Ogni pezzo del suo strumento offre alle sue percussioni lo spunto per trarre suoni e rumori inconsueti, affascinanti. E' il primo drummer che ha abbandonato i binari della regolare scansione del tempo per ricercare un linguaggio articolato, a volte frammentario, apparentemente incerto, in realtà ricco di «thrill». Lo ascolteremo insieme con il bassista David Izezon (ex di Omette Coleman) e la pianista Jo Ann Bracken che cinque anni fa suonò anche a Torino in compagnia di un altro grande batterista, Art Blakey. Meno noto il trombettista Marvin Peterson, giovane solista newyorkese in cerca di gloria: si esibisce per la prima volta in Italia dopo essersi fatto un nome accanto a Gii Evans. In chiusura sarà di scena il pianista palermitano Ignazio Garsia che, accompagnato dal batterista Bruno Biriaco e dal bassista Dodo Goya, affronterà la dura prova di competere con gli assi d'oltre oceano. Manca all'appuntamento il sax di Gato Barbieri di cui fino a pochi giorni fa era data per certa la presenza. Accogliamo con rammarico la notizia perché il tango di Gato è sempre una parentesi tra le più divertenti nell'arido mondo musicale di oggi. Il jazz ad Alassio tuttavia non ne sentirà la mancanza. Se lo spettacolo è anche cultura saremo lieti di scoprire un giovane come Peterson e di confrontare l'attuale lavoro di Shepp (sempre più meditato, indagatore) con le impennate dileggiatrici che dieci anni fa, al festival di Lecco, ci avevano rivelato una nuova stella. Franco Mondini Archic Shepp con il suo complesso (Foto Enrico Milone)

Luoghi citati: Alassio, America, Italia, Lecco, New York, Torino