"Sono i posti di lavoro che rischiano di saltare,.

"Sono i posti di lavoro che rischiano di saltare,. Ma nel sindacato c'è un allarme diffuso "Sono i posti di lavoro che rischiano di saltare,. Su un punto sono tutti d'accordo, imprenditori e sindacati: l'autunno e l'inverno saranno difficili, carichi di incognite. Molti segnali negativi fanno da campanello d'allarme. Le commesse sono esaurite o quasi in alcuni settori produttivi (soprattutto il iessile e il meccanico); le scorte si sono gonfiate nei magazzini di parecchie aziende; troppi nodi non sono stati sciolti nelle industrie a Partecipazione Statale e si è preferito rinviare la soluzione (ma quale?) al dopo-ferie. Le previsioni della Confindustria per i prossimi mesi vedono nero, in particolare per l'occupazione che dovrebbe scendere dello 0,7 per cento. Ed anche nel prossimo anno, malgrado un aumento della produzione (4,1 per cento) i posti di lavoro non dovrebbero crescere perché l'incremento verrebbe realizzato attraverso una maggiore produttività. Il direttore generale, Paolo Savona, sostiene tuttavia che non dovrebbero esserci «scossoni» a settembre, ma «al massimo, una flessione». In altre parole, l'andamento della congiuntura non desterebbe eccessive preoccupazioni, salvo che si aprano squarci improvvisi nel tessuto industriale. Il che non è da escludere, considerando che, se si sfascia ad esempio l'Unidal (Motta-Alemagna) inevitabilmente altre aziende verrebbero travolte. E alla periferia, infatti, gli imprenditori sono decisamente più allarmati. «I dati della nostra ultima indagine congiunturale non lasciano sperare molto di buono», dice il presidente dell'Unione Industriale di Torino, Alberto Benadì. «Oltre il 20 per cento delle aziende considerate dal nostro campione denunciava l'esaurimento degli ordini alla vigilia delle ferie. Nel complesso, il 40 per cento prevedeva comunque un calo della produzione per il secondo semestre. Il ciclo è dunque in discesa e una ripresa non dovrebbe essere possibile prima della metà del prossimo anno. Tutto questo, però, senza arrivare ad una vera recessione, specie se ci sarà un minimo di stabilità sociale e politica». L'essenziale è che «il governo attui senza indugi quanto è stato concordato nell'accordo tra i partiti». Ma saranno sufficienti le misure definite con l'intesa dei «sei»? I sindacati nutrono forti dubbi. «Il programma è debole soprattutto negli interventi a breve termine», dice il segretario confederale della UH, Ruggero Ravenna. «Lo ha dimostrato il modo con cui si è cercato di arginare le falle alla Montedison, all'Unidal e, in generale, nel complesso di aziende a Partecipazione Statale dove le crisi della dirigenza Iri ed Eni sono l'espressione più ampia del gravissimo stato di malessere. Si è finito per mettere toppe e basta, senza un programma di più vasto respiro. La nuova politica economica è tutta da impostare». E questa serie di cambiali, che ha permesso di superare le ferie, arriverà a scadenza inevitabilmente in autunno con il rischio di un tracollo per l'occupazione. Continua Ravenna: «Non sono soltanto i dati sullo sviluppo dei prossimi mesi raccolti dagli industriali che ci allarmano, ma le notizie preoccupanti che arrivano dalle fabbriche, dove ogni giorno di più si registrano richieste di cassa integrazione, quando non si tratta di licenziamenti. E' una crisi che colpisce in modo particolare le industrie grandi e medie, specie nel settore pubblico o dove, comunque, l'intervento statale è rilevante». Che cosa chiederanno, dunque, i sindacati al presidente del Consiglio Andreotti, nell'incontro previsto all'inizio di settembre? «Le nostre richieste sono note da tempo», afferma Ravenna. «Sostanzialmente è necessario che siano varati subito provvedimenti a sostegno dell'occupazione e degli investimenti. Ma qualsiasi intervento urgente non avrà effetti duraturi se non sarà ricollegato ad una strategia di aggressione della crisi che non si accontenti di un semplice riequilibrio della bilancia dei pagamenti o di una lotta all'inflazione fine a se stessa; senza impostare una politica strutturale che punti ad un incremento dei posti di lavoro. Tamponare l'inflazione, ponendo però contemporaneamente in difficoltà l'apparato produttivo — e quindi l'occupazione — sarebbe una vittoria di Pirro». Roberto Beliate

Persone citate: Alberto Benadì, Paolo Savona, Ruggero Ravenna

Luoghi citati: Ravenna, Torino