Sedici persone dovranno rispondere in assise del rapimento e dell'omicidio di Mario Ceretto di Sauro Manca
Sedici persone dovranno rispondere in assise del rapimento e dell'omicidio di Mario Ceretto E stata depositata l'ordinanza di rinvio a giudizio del magistrato Sorbello Sedici persone dovranno rispondere in assise del rapimento e dell'omicidio di Mario Ceretto Dodici sono in carcere, quattro latitanti - Altre tre sono imputate di reati minori (favoreggiamento o falsa testimonianza) - Secondo il giudice istruttore, ad uccidere l'industriale di Cuorgnè è stato Giovanni Caggegi, proprietario della cascina adiacente al campo dove fu trovato il cadavere Il giudice istruttore dott. Sebastiano Sorbello ha rinviato a giudizio 16 persone per il rapimento e l'uccisione dell'industriale di Cuorgnè Mario Ceretto, ed altre tre per i reati di falsa testimonianza o favoreggiamento. Sono quindi 19 gli imputati che il 17 gennaio del prossimo anno dovranno comparire davanti alla corte d'assise presieduta dal dott. Barbaro. Gli accusati di concorso nel sequestro di persona, omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere sono: Giovanni Caggegi, nato 43 anni or sono a Randazzo; Cosimo Metastasio, 38 anni, di Stilo: Rino Pasqualini, 37 anni, di Villamarzana; Fortunato Falzea, 47 anni, di Reggio Calabria; Raffaele La Scala, 37 anni, di Locri; Michele Bocco, 38 anni, di San Secondo di Pinerolo; Sebastiano Giampaolo, 26 anni, di San Luca; Demetrio Curatola, 53 anni, di Reggio Calabria: Rocco Lo Presti, 40 anni, di Gioiosa Jonica; Rocco Ferraro, 45 anni, di Rosamo; Cosimo Cavallo, 49 anni; Antonio Zucco, 35 anni; Pietro D'Agostino, 19 anni, tutti e tre di Locri; Michele Normanno, 41 anni, torinese; Giuseppe Cosimo Ruga, 24 anni, di Monasterace e Giuseppe Calabro. 27 anni, di San Luca. Gli ultimi quattro, fino ad oggi risultano latitanti. Gli altri 12 attendono il processo in carcere. Proprio in questi giorni il La Scala ha chie- sto la libertà provvisoria per motivi di salute. Ha dichiarato di avere un difetto cardiaco. La sezione istruttoria, sentito il parere del medico che ha visitato il detenuto, ha respinto l'istanza. Secondo il magistrato essi avrebbero sequestrato e poi ucciso Ceretto, con altri che non sono stati identificati, allo scopo di riscuotere una forte somma: le prove a loro carico sarebbero tante e tali da poterli mandare al processo con tutta serenità. Non dello stesso parere sono i difensori, avv. Musumeci, Gioannetti, Jelasi, Albanese, Altara, Galasso, Perla, Bersano, Mazzola, Merlone, Palermo, prof. Gallo, Dal Fiume, Mallia, Lupis, Bellina, prof. Dal Piaz, Bonati, Rossomando, Gabri e Balestra, per i quali non si tratterebbero di prove, ma soltanto di indizi, ed inoltre lo stesso fatto che i maggiori responsabiii siano rimasti nell'ombra dimostra che il mistero non è stato completamente chiarito. Nella sua ordinanza di rinvio a giudizio il dott. Sorbello precisa che ad uccidere materialmente il Ceretto è stato Giovanni Caggegi, che si è servito di una pesante barra di ferro per compiere l'omicidio. Ha dichiarato estinto ogni reato nei confronti di Giuseppe Giorgi, che è morto durante la latitanza, a soli 36 anni, per infarto cardiaco (come risulta dal certificato sanitario). Inoltre il giudice ha deciso di mandare sotto processo Giovanna Barbuto, 40 anni, residente ad Orbassano in strada Piossasco 16, moglie del Caggegi, per avere aiutato il La Scala ad eludere le ricerche della polizia, imponendo anche al figlio Matteo di tacere; Elvo Bono Roch, 41 anni, residente a Cuorgnè, per falsa testimonianza, e Giuseppina De Paola, 25 anni, di Taurianova, per violenza privata, avendo costretto la Barbuto ad osservare la legge dell'omertà e di favoreggiamento per avere aiutato il Falzea a nascondersi. Con sentenza a parte, il magistrato ha assolto Antonino Venanzio Tripodo per insufficienza di prove, Emilia Gonnet, Donatello Curatola, Mariano Cavallaro, Giuseppe Longo, Cosimo Cavallo (omonimo dell'altro imputato, ma nato a Villacastelli) «per non avere commesso il fatto»; Lucia Abate e Bruno Adage dall'accusa di falsa testimonianza, perché hanno ritrattato, Matteo Caggegi (figlio del principale imputato) e Francesco Villanis « per non avere commesso il fatto »; Giovanni Penoncello, Antonio Curatolo ed Assunta Pinotti « per insufficienza di prove ». Sauro Manca Due imputati: Giovanni Caggegi e Raffaele La Scala
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