Si aspettava un tecnico nuovo, non è arrivato

Si aspettava un tecnico nuovo, non è arrivato Si aspettava un tecnico nuovo, non è arrivato Pallavolo, nazionali da rifare La pallavolo azzurra è fuori della realtà. Tre impegni bussano alle porte: nell'ordine, europei juniores, Universiadi, europei, ma tutte le formazioni in cantiere destano perplessità e sospetti. Dopo il naufragio olimpico si auspicava un «manico nuovo » per il settore maschile. I reduci di Montreal avevano decretato l'ostracismo ad Anderlini, il nuovo consiglio federale ha optato per un mezzo compromesso. Così Anderlini è rimasto al settore juniores, che aveva anche in passato prima di assumere le redini del settore maggiore, mentre Adriano Pavlica, viceAnderlini in Canada, veniva designato protempore responsabile del settore in attesa di un sospirato trainer straniero. Invece sono falliti tutti i tentativi con l'estero: niente Wagner, niente Koza, frontiere sbarrate. E' arrivato solo, nel piano di scambi tecnici con la Unione Sovietica, Grigolunovic. Ma la sua utilizzazione è sempre limitata nel tempo. In Italia il suo compito è quello di tenere « stages » tecnici, non certo quello di allenare gli azzurri come si è cercato di fargli fare a sorpresa a Stoccolma nelle qualificazioni degli europei. Ora poi il trainer sovietico è impegnato con la nazionale deU/Urss per le Universiadi e poi lo sarà con la sua squadra di club. In Italia verrà solo nei ritagli di tempo. Ottenerlo a tempo pieno è pressoché impossibile. Ne deriva che tutto è rimasto in mano al conte¬ stato Anderlini, almeno per quanto riguarda le convocazioni. I risultati: la rosa delle tre nazionali si basa sempre, oltre che sugli «inamovibili», sui prediletti giocatori romagnoli dell'Edilmar Cesenatico e del Sassuolo, a dispetto della realtà del campionato. Ma procediamo con ordine. Nazionale juniores. Dopo lunga preparazione al termine del duplice confronto con la Francia a Savona, Anderlini ha scoperto improvvisamente nuovi talenti. Così il talento Magneuo, in un primo tempo definito sehiacciatore da nazionale A, nemmeno viene più preso in considerazione e Dametto, titolare nella Klippan, « miracolo » del girone di ritorno dello scorso campionato, viene rispedito a casa solo perché ha avuto la sfortuna di perdere un paio di giorni di collegiale per influenza. Al suo posto Errichiello, un napoletano che lo scorso anno giocava in serie C. Sarà pure un fuoriclasse, ma l'esperienza nella pallavolo è spesso arma determinante e Dametto era giocatore che aveva murato « sui denti » giocatori come la medaglia d'oro olimpica Skorek. Contro quali « muri » aveva trovato gloria Errichiello? Sulle basi di questa improvvisazione sono stati esclusi anche Dal Fovo e Carelli. Auguriamoci che Anderlini si confermi ancora una volta « mago », anche se ne dubitiamo. A Dametto e Magnetto non avremmo rinunciato tanto facilmente. Universiadi. Vengono prese alla leggera. Quasi come uno « stage » di allenamento in vista degli europei. Dimenticando che proprio alle Universiadi torinesi la pallavolo italiana ha trovato slancio e gloria. Così agli elementi della rosa di prima squadra studenti universitari (Lanfranco, Dall'Olio, Giovenzana, Sibani, Montarsi, Negri) vengono aggiunti alcuni nomi senza adeguate referenze come Concetti, Bollini, Savasta. Nella rosa manca addirittura un secondo palleggiatore. In extremis verrà aggregato lo juniores Sacchetti che verrà schierato solo in caso di malaugurati infortuni a Dall'Olio. Tanto valeva affidarsi ad un giocatore esperto come il catanese Alessandro, reduce da un ottimo campionato. Così questa improvvi¬ sata squadra rimedia due sonore sconfitte dalla nazionale ungherese che avevamo liquidato per 3-0 agli ultimi europei jugoslavi. E dire che nelle file ungheresi non c'era niente di nuovo, c'era solo il recupero dell'anziano gigante Buzek reduce da operazioni e malanni, mentre gli azzurri pur di vincere a San Pellegrino il match televisivo avevano immesso in squadra il nonuniversitario Nassi. Questa nazionale universitaria così come è stata allestita è spezzata in due tronconi. Da una parte i veri azzurri, dall'altra i mediocri rincalzi destinati solo a fare panchina. Dimenticanze fra i convocati addirittura colossali, come Borgna e Pilotti, in grado di offrire un rendimento almeno superiore a quello di Savasta. Ma dimenticavamo, i due atleti piemontesi non militano nella squadra patavina, dove Pavlica ha smesso di giocare due unni fa. Quali i rimedi? Difficili senza la possibilità di ottenere un tecnico straniero a tempo pieno. In Italia, al momento, non esistono tecnici in grado di svolgere il compito. Realtà dura da accettare ma vera. O meglio, c'è una sola soluzione anche se l'interessato non la vede di buon occhio: quella di affidare la nazionale maggiore all'attuale capitano della squadra azzurra Mattioli. Ma il leader della Federlazio, anche per motivi economici, preferisce ancora continuare a giocare. Rino Cacioppo

Luoghi citati: Canada, Cesenatico, Francia, Italia, Savona, Stoccolma, Unione Sovietica, Urss