Il cineasta dal braccio d'oro

Il cineasta dal braccio d'oro Bob Evans: ieri attore guitto, oggi prestigioso produttore Il cineasta dal braccio d'oro Bob Evans Ha ritirato a Taormina il David per «Il maratoneta» - Da partner di Ava Gardner a scopritore di stelle internazionali (Nostro servizio particolare) Taormina, 24 luglio. Forse il personaggio più interessante approdato a Taormina per prendersi il suo bravo David, è stato Robert Evans, «David di Donatello» come produttore de II maratoneta, effettivamente il più grosso produttore americano nonché marito felice di miss Universo '71, che ha sposato tre mesi fa. Suoi sono II padrino, Love story, Chinatown, per dirne qualcuno. Alla conferenza, tutti cerchiamo d'individuarlo in un panciuto signore calvo che gli siede accanto. Sbagliamo, quello è l'interprete. Bob è aitante, bei capelli lunghetti sul collo, un sorriso affascinante, un tipo tra il playboy e il professionista-artista. Esordisce: «Sono stato attore per tanti anni, un cattivo attore anche se avevo come partner le attrici piìi prestigiose di Hollywood: Ava Gardner, Joan Crawford, Norma Shearer». Le giornaliste fanno un balzo sulla sedia: «Ma quanti anni ha?». «Quarantasette giusti e nessuna plastica. Il mio segreto è che sono un uomo fortunato: sempre al posto giusto nel momento giusto. Iniziai a undici anni, ma a venticinque mi resi conto che non sarei mai diventato una star. Intorno a me vedevo attori cinquantenni che elemosinavano lavoro. Non avrei mai voluto un giorno trovarmi nei loro panni e allora mi guardai nello specchio e mi dissi: "Bob, tu come attore non vali niente, cambia strada"». E ci riuscì comprando per pochi spiccioli le versioni americane di una dozzina di soggetti. Ne realizzò solo uno, Il detective, che riuscì a vendere per centinaia di milioni. Ma, se era un cane come attore, come mai partecipò a film così importanti, forse per la prestanza? «L'ho detto, sono un uomo fortunato. A venticinque anni sto ballando con una splendida fanciulla in un ristorante di New York, quando il maitre mi avverte che un produttore allora prestigioso vuole parlarmi. Penso che lo faccia per soffiarmi la ragazza e resto di stucco quando mi offre la parte di torero, a fianco di Ava Gardner, ne II sole sorge ancora. Un vero torero sa giostrare col toro ma non parla inglese, io ero americano ma mi muovevo in modo da essere credibile in quella parte. Così, per sei mesi dovetti imparare i passi della corrida, la stoccata finale però gliela dava un vero torero, anche se io mi vantavo con le mie donne». Una fortuna ancor più sfacciata la ebbe con Norma Shearer, vedova del più grande produttore hollywoodiano, Irving Thalberg. Si stava progettando un film sulla vita del grande mago di Hollywood, ma Norma non trovava l'attore adatto. Ancora una volta Bob si trovò nel posto giusto al momento giusto, cioè sui bordi della piscina del Beverly Hills Hotel. Norma lo «puntò» subito: «Ecco, così era mio marito». Il film è stato rifatto recentemente con De Niro protagonista, titolo «Gli ultimi fuochi». «De Niro è molto più bravo di me» ammette questo produttore che gioca a tennis con Nicholson, litiga con Redford, mangia con Dustin Hoffman. Un uomo che crede ancora nella Hollywood di una volta, ha una villa con piscina favolosa ed un istinto diabolico nel capire i gusti del pubblico, nonché il coraggio, nel '73, di decidere, dopo sette anni di vicepresidenza della Paramount, di mettersi per conto proprio per poter vedere il suo nome alla testa dei films e curare ogni particolare lavorando diciotto ore al giorno. «L'uomo di celluloide» viene chiamato in America, dove sanno che alla carriera ha sacrificato tre mogli (e una era nientemeno che Ali Me Graw). Adesso è con la quarta, la dolce Phillis, ex Miss Universo, trasformata in telecronista sportiva, l'unica che ci sia negli Stati Uniti. I due si sono conosciuti per lavoro. Evans la volle nel suo ultimo film «Black Sunday». «Black Sunday», che Evans definisce il suo miglior film, è una storia di fantapolitica fra due gruppi sovversivi che vogliono creare un complotto per eliminare più gente possibile durante una partita di football a Miami, in cui è presente il presidente degli Stati Uniti. Fra gli attori c'è anche Bekim Fehmiu, nella parte di un palestinese. Racconta Evans: «Gli ultimi quaranta minuti sono i più emozionanti del cinema americano, anche perché fu allora che conobbi Phillis. Io, dopo due appuntamenti, le chiesi di sposarmi. Mi fece aspettare un anno». Adesso è più importante per lui la sua carriera o questa quarta moglie? Bob ci pensa poi dice: «Ci sto attento. Comincio a invecchiare e non voglio passare alla mia quinta dolce metà». Adele Galletti Roma, 24 luglio. E' stata conclusa l'indagine Doxa sul comportamento del pubblico cinematografico, promossa ad iniziativa dell'Agis d'intesa con l'Anica, il sindacato critici e l'Ente gestione cinema. Qualche anticipazione sulle risposte di maggiore e più attuale interesse: è già stata fornita dalla Doxa all'Agis: 1) oltre 11 90 per cento degli intervistati si è detto favorevole al mantenimento del divieto di fumare, anche se fumatori; 2) il prezzo del biglietto non è influente ai fini della frequenza al cinema; 3) lo spettatore medio richiede soprattutto l'interesse della trama ed una precisa qualificazione del genere. Sulle scelte decisionali, inciderebbero prevalentemente l'informazione giornalistica, le comunicazioni interpersonali, gli affissi murali (soprattutto nei piccoli centri). A Torino la "prima" del balletto filippino Venerdì e sabato è a Torino, per due esibizioni d'eccezione programmate nei « Punti verdi », il balletto nazionale delle Filippine « Bayaniban ». E' un gruppo che, al suo esordio in Europa, si aggiudicò nel '60 all'Esposizione internazionale di Bruxelles il premio per la migliore rappresentazione di folklore (le nazioni partecipanti erano 23). Il quotidiano francese « Le Figaro » per precisare senza perifrasi il fascino dei danzatori ospiti, così titolò nell'autunno scorso: « Philippines de charme». Inchiesta Doxa sul cinema Roma 24 lugli