Piano regionale oggi il dibattito
Piano regionale oggi il dibattito Futuro del Piemonte Piano regionale oggi il dibattito La settimana «regionale» che si apre oggi è caratterizzata dal piano di sviluppo, che torna in aula per la seconda volta, aggiornato. Previsto dallo Statuto della Regione Piemonte, richiamato per sette anni come punto di riferimento quasi mitico per il riassetto del Piemonte e le scelte generali per interventi nei vari settori sociali ed economici, il « piano » è ora pronto. Nonostante siano stati tolti o modificati i punti di maggior polemica nella prima stesura (di circa un anno fa), anche la nuova versione giunge in Consiglio regionale accompagnata da critiche. Politicamente significativo è l'atteggiamento della de, che ha preannunciato voto contrario. Il documento programmatico, piuttosto ponderoso, che tocca tutti i settori dì attività del Piemonte e che prefigura interventi pluriennali (fino al 1980), è affiancato da una proposta nuova definita: «Linee della convenzione-quadro per regolare la rilocalizzazione, l'ampliamento e la ristrutturazione delle aziende insediate nelle aree urbane». Preparata con la collaborazione delle associazioni imprenditoriali, questa convenzione prevede un accordo di massima tra po¬ tere politico locale e industriali per il trasferimento di alcune aziende e per la loro ristrutturazione. Contiene alcune affermazioni di principio, come: « Si dovrà attribuire prioritario interesse alle iniziative che promuovano lo sviluppo nei comprensori esterni a quello dì Torino e, in quest'ultimo, nei suoi centri periferici». E ancora: « La riorganizzazione della conurbazione torinese dovrà avvenire salvaguardando il tessuto produttivo anche nelle zone urbane di Torino, evitando indiscriminati processi di terziarizzazione». Nelle successive fasi di attuazione, dovranno subentrare convenzioni specifiche con i Comuni interessati, rispedenti però alle direttive regionali. Anche nella relazione della giunta che accompagna il « piano » si afferma: « E convinzione che sia possibile trovare ampi spazi di compatibilità fra un'iniziativa di programmazione guidata dall'ente pubblico e le scelte che autonomamente sono portati a compiere gli operatori di mercato ». Di qui l'« impostazione che tende a preservare l'autonomia degli operatori e a coinvolgerli attraverso un confronto democratico verso obiettivi d'interesse generale ».
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