L'atletica azzurra brinda in Coppa Europa
L'atletica azzurra brinda in Coppa Europa Vinto nel finale il duello con la Cecoslovacchia per il secondo posto ad Atene L'atletica azzurra brinda in Coppa Europa Germania Est e Italia si qualificano per la finale di Helsinki Emozionante recupero (con Mennea, Mazzuccato e Zarcone protagonisti) dopo il "buco" di Renato Dionisi escluso a m 5,10 (Dal nostro inviato speciale) Atene, 17 luglio. Gli azzurri dell'atletica sono per la terza volta in finale di Coppa Europa, l'obiettivo è stato raggiunto allo stadio Karaiskakis di Atene al termine di due giornate di gare combattute allo spasimo, con un alternarsi di euforia e di timore. Davanti a tutti, come previsto, la Germania Est con 132 punti, seguita dall'Italia con 117 davanti all'irriducibile squadra cecoslovacca guidata da un grande Plachy che ha vinto sia gli 800 che i 1500, confermando la sua grande classe. Per i cechi 109 punti; sono stati avversari duri perché alle motivazioni della qualificazione, che erano anche nostre, aggiungevano l'orgoglio di essere già i designati ospitanti dei Campionati d'Europa del prossimo anno. La squadra italiana ha dimostrato nelle ultime battute della qualificazione una grinta eccezionale, una determinazione assoluta. La fiducia posta negli azzurri era quindi motivata, ma quanti patemi in apertura della giornata conclusiva. Renato Dionisi, cui l'aria di Atene porta davvero sfortuna, è incocciato in una di quelle giornate nere in cui non riesce neppure a saltare. La qualificazione degli azzurri attutisce una polemica che altrimenti sarebbe scoppiata violenta. Renato ha aspettato i 5,10 per entrare in gara, ha fallito malamente tutte tre le prove, non è stato neppure classificato, quindi non ha portato a casa neppure un punto. Un vero disastro, con il presidente Nebiolo sconvolto in tribuna, con il commissario tecnico Rossi furibondo verso l'atleta, che, secondo lui, non era stato agli ordini. Se avesse tentato e superato almeno i 4,80, avrebbe già ottenuto 3 punti, viste le balorde prestazioni dei concorrenti olandese e ungherese. Renato, dal canto suo, era relativamente sereno. Rispetto al 1969, ai campionati europei disputati in questo stesso stadio (tre salti nulli, alla misura di 4,80), non ha buttato via l'asta rabbiosamente, si è limitato a scuotere il capo e dire: «Le gambe non andavano, non parlatemi di misure d'entrata, oggi non avrei saltato neppure tre metri. Avrei voluto, dopo il meeting di Milano, rifinire la forma in gara, in due meetings europei con gli americani, non me l'hanno concesso. Anche quella di oggi fosse stata una finale olimpica, non sarei andato su lo stesso. Una giornata storta». Subito dopo, Grippo cedeva malamente ai 600 metri nella gara degli 800, affondando nello sforzo, mentre il biondo Plachy sferrava il suo attacco, che lo portava a vincere in l'46"83, tempo di ottimo valore visto il clima (anche se oggi un vento dal mare mitigava l'afa soffocante di ieri). L'olandese Hoving e il tedesco est Olaf Beyer relegavano Grippo al quarto posto, la situazione di classifica si aggravava ancora. Ma la reazione degli altri azzurri era magnifica: De Vincentiis, dopo un inizio disastroso sulla pedana del disco, saliva al terzo posto con un lancio di m. 60,94, lasciandosi dietro l'anziano glorioso Danek; poi Fava, in un coraggiosissimo 3000 siepi, cedeva allo sprint del tedesco Ponitzche, ma teneva testa con autorità al ceco Moravcik; Zarcone coglieva un ottimo secondo posto nei 5000, battuto soltanto dal perentorio «allungo» operato ai 350 finali dal forte olandese Hermens, primatista mondiale dell'ora; il giovane Marchetti si difendeva benissimo sulla pedana del giavellotto, finen do quarto con m. 78,72, men¬ tre Buttari faceva completamente il suo dovere concludendo al terzo posto i 110 ostacoli. La Cecoslovacchia, In vantaggio di quattro lunghezze dopo le prime cinque gare della giornata conclusiva, perdeva via via punti e speranze. La botta decisiva la dava Pieretto Mennea; un Mennea in condizioni di forma strepitose che vinceva i 200 metri in 20"15 (un soffio di vento a favore, m. 0,40), secondo suo miglior tempo assoluto dopo il 20"11 del record italiano, stabilito il 2 luglio a Milano. Una gara perfetta, secondo il nuovo stile: una curva forte, ma non al massimo dei giri, anzi, con uno sbandamento, a causa del tracciato troppo stretto della curva stessa, un allungo strepitoso in dirittura che faceva il vuoto, pur senza spingere a fondo, pensando alla 4x400 che ancora l'aspettava. Il cecos'cvacco Pelach era solo quinto, gli azzurr: prendevano il sopravvento. Lo splendido Mazzuccato alla quarta prova del salto triplo, piazzava tre balzi che io portavano a vincere la gara con m 16,32, malgrado un leggero vento contrario, mentre il cecoslovacco Vycichlo si batteva allo spasimo sino alla fine e arrivava a 16,31, battuto, quindi, ui un centimetro Arrivava la 4x400 a ribadire il secondo posto dei nostri. Il giovane Malinverni teneva benissimo in prima frazione; il cambio con Tozzi, neiila mischia, era un po' laticoso ma lo iunior reggeva benissimo, e Di Guida partiva all'inseguimento di Plachy, dava il cambio a Mennea in terza posizione, a contatto del cecoslovacco Tulis, che partiva quindi d'un soffio davanti a Pieretto. Mennea lo seguiva fino all'uscita dell'ultima curva per poi piazzare un allungo che lo portava quasi ad infastidire la Germania dell'Est, che aveva fatto solitaria corsa di testa. Per Mennea 44"80 nell'ultima frazione, con partenza lanciata; un tempo comunque eccezionale, la conferma piena del peso che ha avuto Pieretto in questa qualificazione. Secondo nei 100, primo da dominatore nei 200, secondo come ultimo frazionista delle due staffette, Pieretto esce ingigantito, come atleta e come uomo, Con Mennea, in evidenza gli atleti che hanno doppiato, ovvero Zarcone e Fava e Mazzuccato. Ma a questo punto è persino ingeneroso fare classifiche di merito. Si diceva che era importante, determinante, che nessun atleta «bucasse » la sua gara. Le « défaillances » sono state soltanto quelle di Minetti, nei 400 ostacoli di ieri, e quella di Dionisi oggi. Renato è stato « salvato » dai compagni, i quali, alla fine, gli si sono stretti attorno, scherzando e ridendo. Il «vecchio» campione ha mancato la gara, ha creato del panico, ma tutto è finito bene, tutto gli è ora perdonato. La semifinale di Atene ha quindi confermato le previsioni, con la Germania Est davanti a tutti. La DDR ha messo in mostra una serie di atleti di notevole valore. Su tutti hanno impressionato il centista Ray, 22 anni, un vero campione, forse un nuovo Borzov, ed il saltatore in alto Beilschmidt. Per le altre squadre solo sprazzi. La formazione azzurra ha meritato il secondo posto i per la sua omogeneità, per ' la combattività di ragazzi che non sono troppo spesso protagonisti delle cronache. Gli azzurri andranno al Nord con il buon ricordo di queste due giornate di battaglie allo stadio ateniese. Bruno Perucca Carlo Grippo (secondo da sinistra) è stato quarto sugli 800 metri; serata storta per Dionisi (al centro); secondo posto di Fava, a destra, sui 3000 siepi
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