Andreotti in Francia tema: l'eurocomunismo

Andreotti in Francia tema: l'eurocomunismo Viaggio-lampo del presidente del Consiglio Andreotti in Francia tema: l'eurocomunismo Roma, 17 luglio. Sistemate le sue cose in Italia con il voto della Camera che ha rafforzato il governo, Andreotti parte tranquillo e sicuro di sé per una serie di viaggi ufficiali all'estero. Sul fronte dei partiti, all'improvviso, è piombata una grande stanchezza, dopo la tensione dei giorni scorsi. Le vacanze sono vicine, rimangono ancora un paio di problemi seri da affrontare in Parlamento (la legge che passa ampi poteri alle Regioni e l'« equo canone »), e poi si chiude bottega e se ne riparla a settembre. L'estate servirà a meditare. Il primo viaggio di Andreotti è in Francia. Domani sera il presidente del Consiglio si incontrerà con il suo collega francese Barre e martedì con il presidente della Repubblica Giscard d'Estaing. Una visita lampo con rapido ritorno a Roma per seguire le ultime fasi dei già citati problemi ancora in sospeso. Il 26 luglio, dopo che il Parlamento avrà approvato la legge sulle Regioni, Andreotti partirà per una visita ufficiale negli Stati Uniti. Il viaggio di domani a Parigi è definito un «incontro di lavoro », che segue la prassi avviata da tempo dai governanti dei Paesi europei per scambi di opinioni. Andreotti e Giscard hanno cose da dirsi sia in materia di economia che di politica. Al fondo dei colloqui politici ci sarà, è presumibile, uno scambio di opinioni sui par- titi comunisti di Francia e d'Italia. I pc sono argomenti di stretta attualità in entrambi i Paesi. « L'Italia si trova nella fase di avvio dell'applicazione dell'intesa a sei — nota il quotidiano della de, " Il Popolo " — la Francia è già immersa nella più lunga e decisiva campagna elettorale della sua storia recente ». Le elezioni francesi, che si svolgeranno all'inizio dell'anno prossimo, potrebbero dare la vittoria ai partiti della « alternativa di sinistra », per parlare con gergo italiano, ovvero ai socialisti e ai comunisti uniti. Vittoria o sconfitta del fronte avranno sicuramente ripercussioni in Italia, dove il pei segue invece la politica del « compromesso », contro le sollecitazioni di una parte dei socialisti sostenitori della « alternativa ». Se vincerà il fronte delle sinistre, chi vuole seguire la stessa via in Italia riprenderà fiato, portando la Francia a modello. Una sconfitta del fronte potrebbe forse indurre le sinistre francesi a riesaminare meglio la strategia di Berlinguer. Il tutto si collegherebbe poi alle elezioni dirette per il parlamento europeo, alle quali i comunisti europei cercano di presentarsi con un fronte comune. Di questi problemi Andreotti discuterà poi con il presidente degli Stati Uniti, Carter. A parte i comunisti, Andreotti ha segnato sulla sua agenda quattro argomenti da discutere con i francesi: 1) Spagna, Grecia e Portogallo vogliono entrare nel Mercato comune. Italia e Francia sono favorevoli sul piano politico, ma si preoccupano molto per le conseguenze economiche dell'allargamento della Cee verso il Mediterraneo, e dovrebbero decidere una azione comune in proposito; 2) Francia e Italia hanno interesse a che i principali Paesi industriali (Usa, Germania e Giappone) accelerino al massimo la ripresa delle rispettive economie perché anche noi ne risentiremmo i benefici di riflesso; 3) Ci sono da esaminare i rapporti Est-Ovest alla luce del difficile momento delle relazioni russo-americane, alla vigilia della conferenza di Belgrado; 4) C'è la diffìcile situazione del Medio Oriente (la vittoria dei conservatori in Israele ha aggravato i problemi) per risolvere la quale si dovrebbe avviare entro l'anno una conferenza a Ginevra. Al ritorno in Italia Andreotti dovrà preparare probabilmente il disegno di legge con il quale si rinvieranno alla primavera prossima le elezioni amministrative di novembre, sul quale i partiti sono già d'accordo. In questo modo sarà eliminato un altro dei detonatori che avrebbero potuto creare fastidi al governo. Dei 50-70 «franchi tiratori» democristiani che hanno votato a Montecitorio contro l'accordo sul programma nessuno pare oggi preoccuparsi. La de segue la via tracciata da Moro e Zaccagnini. Il consiglio nazionale del partito, conAlberto Rapisarda (Continua a pagina 2 in nona colonna)